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Scuffet in B senza rimpianti: “Feci bene a dire no al Milan”

Il portiere dell’Udinese, in prestito al Como, contento delle scelte fatte nonostante le offerte di rossoneri e Atletico Madrid: “Stare in panchina non era ciò che volevo e che mi serviva. Sono ancora giovane, voglio crescere in maniera graduale”. Il suo idolo? “Icona Buffon, Handanovic ottimo maestro”
A cura di Maurizio De Santis
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Le sue parate non sono bastate per salvare il Como dalla sconfitta (4-0) subita per mano dell'Ascoli. Simone Scuffet, 19 anni, portiere dell'Udinese in prestito ai lariani neo-promossi in B, numero uno dell'Under 21 ha ricominciato dalla provincia lombarda e dalla serie cadetta la sua avventura nel calcio italiano. Ma non è un passo indietro, né una bocciatura rispetto alle belle prestazioni che avevano fatto innamorare i club italiani (Milan e Juventus, oltre alla Roma) così come l'Atletico Madrid che avrebbe voluto consegnarlo alle ‘cure' del ‘Cholo' Simeone. Il ragazzo e la famiglia dissero no, scelsero un percorso diverso: concludere gli studi, evitare di bruciare una carriera, crescere ma senza strappi fino ad affermarsi, restare sul trampolino di lancio ma senza fare salti nel vuoto…

Nessun rimpianto per quei no pronunciati pochi mesi fa: una risposta diversa e sarebbe stato protagonista su ben altri palcoscenici. Però, va bene così come chiarisce lo stesso calciatore che al Corsport ha spiegato il motivo del suo rifiuto al ‘diavolo' rossonero. "A gennaio dell'anno scorso ci furono contatti con il Milan, mi avrebbero voluto per farmi giocare nella Primavera. Per fortuna l'operazione non s'è conclusa, anche perché di lì a poco riuscii a debuttare in Serie A con la maglia dell'Udinese. Mi ritengo molto fortunato comunque perché c'è la mia famiglia che mi segue e finora m'ha sempre dato ottimi consigli".

https://www.youtube.com/watch?v=a2u1mXLAn2c

Occasioni perse? Scuffet guarda le cose da una prospettiva differente, quella d'un ragazzo che ha la testa a posto, non si lascia ammaliare e soprattutto affronta la vita con la giusta dose di umiltà: "Sono ancora giovane – ha aggiunto l'ex bianconero friulano – e credo che per me sia molto meglio crescere in maniera graduale piuttosto che avere tutto e subito. Sono molto lusingato del fatto che grandi club pensino a me, è sicuramente motivo d'orgoglio ma ho preferito giocare laddove posso andare in campo spesso. Stare in panchina non era ciò che volevo e che mi serviva. A Como si lavora bene, sento la piena fiducia dell'ambiente e posso mettermi alla prova di continuo".

Portieri ai quali s'ispira? Risposta facile facile… "Handanovic è stato un buon maestro, a Udine ho imparato da lui. Il mio idolo, però, resta sempre Buffon".

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