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Un gesto di fairplay che l'arbitro non ha perdonato lasciando prevalere l'autorità della divisa sulle buone intenzioni del calciatore. E' quanto accaduto in Kent's Red Arrows-Wingham, una partita del campionato dilettantistico inglese della Canterbury & District Football League quando il direttore di gara ha ammonito Callum Hinde per aver calciato un rigore debolmente, consentendo così al portiere di pararlo. Perché questo gesto? La spiegazione arriva dall'edizione online del giornale locale: quel penalty era inesistente e fischiato ingiustamente per un'errata interpretazione da parte del ‘fischietto', Phil Bing, e il giocatore non voleva approfittarne. "L'azione è stata concitata e forse sono stato l'unico che ha visto la spinta – come raccolto anche dalla Gazzetta – ma la mia decisione, giusta o sbagliata che sia, deve essere rispettata. Se avesse calciato alto o fuori, probabilmente non avrei fatto nulla, ma lui non ha nemmeno preso la rincorsa e ha fatto rotolare la palla verso il portiere. Mi sembrava una protesta verso la mia decisione, per questo l'ho ammonito".

Fair-play, i precedenti. Poco più di quindici anni fa accadde qualcosa di molto simile: il protagonista di allora fu Fowler che meritò il premio Fair-play della Uefa per aver battuto con ‘poca decisione' un calcio di rigore assegnatogli per un presunto fallo commesso da Seaman in uscita: l'attaccante del Liverpool, con sportività e onestà confessò di non essere stato spinto né toccato dal portiere, ma l'arbitro fu irremovibile. Fowler sbagliò intenzionalmente il penalty. C'è ancora un altro caso e riconduce al bel gesto del danese Moren Wieghorst durante un'amichevole contro l'Iran. Un difensore, convinto che la gara fosse finita per aver udito un fischio dalle tribune, stoppò la palla con le mani… l'arbitro assegnò il rigore ma il calciatore scandinavo non volle segnare approfittando dell'errore ingenuo del difensore asiatico.