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Sarri: “Maradona può dire quello che ca… gli pare”

Il tecnico del Napoli ricorda col sorriso sulle labbra le frasi dell’ex Pibe: “Non è un allenatore per gli azzurri”, disse pochi mesi fa. Adesso i partenopei corrono per lo scudetto.
A cura di Maurizio De Santis
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Altro che anatema, quelle critiche durissime che Maradona rivolse a Sarri (e a De Laurentiis che lo aveva scelto) hanno portato fortuna al Napoli. Cosa da far squagliare il sangue nelle vene… da calciatore gli bastava una finta, da ex Pibe gli sono bastate poche parole perché gli azzurri cominciassero (finalmente) a volare. Sacro e profano, quando di mezzo c'è El Diez è facile che si mescolino: Diego accanto a Evita, Che Guevara e San Gennaro. Fenomeno laico, lo odi oppure lo ami. E il tecnico, di origini partenopee, lo ama alla sua maniera. Una leggenda vivente, un dio in terra va sempre e comunque onorato. "Diego è un idolo – racconta in conferenza stampa Sarri, alla vigilia della sfida col Palermo -. Io non me la prenderò mai con lui, per me può dire quello che cazzo vuole". E sorride, grazie ai risultati che (ora) gli danno la forza di far battute e la fiducia necessaria per proseguire il lavoro che ha trasformato la squadra da brutto anatroccolo d'inizio stagione a cigno in campionato e in Europa.

Gioco, gol a raffica, difesa più protetta. Allan e Hysaj in moto perpetuto. Pepe Reina tra i pali. Higuain micidiale. Insigne magnifico. Hamsik tornato decisivo per la manovra e al centro del progetto. Il Napoli di Sarri in corsa per lo scudetto: parola da sussurrare, quasi una bestemmia (dice l'allenatore). Meglio non scomodare l'ultima divinità che portò sotto il Vesuvio il tricolore. "Maradona? Per me è stato un idolo, sono andato a vederlo in un ritiro per scrutarlo in allenamento – ammise all'indomani dei forti dubbi sollevati dal campione argentino sulla sua guida tecnica -. Già il fatto che mi conosce, mi onora. Spero solo di fargli cambiare idea nei prossimi mesi".

Ci sarà riuscito a fargli cambiare idea? Forse sì. Magari, un domani non molto lontano potrà abbracciare Maradona e parlare di calcio con lui. Magari brinderanno assieme rispetto ai timori che Diego aveva alimentato: "Questa squadra mi ha fatto ricordare il mio primo Napoli, quando lottavamo per evitare la retrocessione – disse allora, prima che la squadra esplodesse -. E' questa la mia grande paura". Nella cabala fa 90 e vincere lo scudetto è come prendere il terno secco.

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