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Sarri l’antidivo che raccoglie l’eredità del filosofo Mazzarri e del professor Benitez

L’ex Empoli ha firmato con gli azzurri. Napoletano di nascita, toscano d’adozione, Un uomo di spessore prima che tecnico. “So che mio nonno ha lasciato a mio padre un’Italia migliore, come mio padre l’ha lasciata a me. La mia generazione lascia ai suoi figli qualcosa di peggio, più di vent’anni di deriva civile, sociale, etica ed economica. Il futuro mi preoccupa molto, e non parlo di calcio”
A cura di Alessio Pediglieri
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Il Napoli ha scelto Maurizio Sarri come nuovo allenatore per il dopo Rafa Benitez. Preferendo ancora una volta un profilo particolare, in qualche modo ricercato, che non debba né possa insegnare solamente il calcio ma rappresenti una filosofia di vita, uno stile che il presidente De Laurentiis sta in ogni modo cercando di imporre per il suo club. Prima Mazzarri, poi Benitez, ora l'ex Empoli tutti uniti dalla volontà di mostrarsi al pubblico presentandosi come qualcosa di più dei semplici allenatori. Ognuno a suo modo, tutti a portare le proprie esperienze sotto il Vesuvio per fare del Napoli una società di spessore, di caratura che possa evadere gli sterili confini italici identificandosi in uno stile preciso.

Mazzarri, il filosofo che riteneva di aver plasmato per primo la creta da cui si è creata l'ossatura partenopea; Benitez il professore dal profilo internazionale che sapeva insegnare ai giovani; oggi Sarri, un ex bancario prestato al calcio che ha saputo imporre il proprio credo senza clamori né ribalte da riflettori. E che continua quella traccia sottile ma costante, fatta di lavoro, professionalità e attenzione maniacale per i dettagli, lasciando in punta di piedi l'Empoli per accasarsi in un grande club a dispensare la propria mentalità dentro e fuori dal campo.

Perché Maurizio Sarri non è semplicemente il migliore allenatore dell'anno, un'autentica piacevolissima rivelazione della Serie A appena conclusasi. Il tecnico napoletano di nascita e toscano d'adozione è pronto umanamente e calcisticamente all'avventura partenopea, con il suo bagaglio tecnico e personale. Un uomo di spessore prima che tecnico. "So che mio nonno ha lasciato a mio padre un'Italia migliore, come mio padre l'ha lasciata a me. La mia generazione lascia ai suoi figli qualcosa di peggio, più di vent'anni di deriva civile, sociale, etica ed economica. Il futuro mi preoccupa molto, e non parlo di calcio" ha detto, ridimensionando la sfera del pallone e aprendo il respiro al contesto che lo circonda.

Sarri è anche questo, soprattutto questo: un tecnico dall'apparente profilo basso ma spinto da un profondo saper vivere. Serio, metodico, riservato come a bordo campo così nella vita. Una coerenza che nasce da lontano e con radici profonde, che gli fa scegliere l'umiltà della tuta alle giacche e cravatte dei colleghi impomatati e che spende il proprio tempo dopo la fine degli allenamenti non a indicare ai propri collaboratori ore e ore di filmati su Youtube a cercare e visionare possibili nuovi fenomeni, ma a riguardare fino alla noia con l'utilizzo di un drone, le immagini delle sue squadre riprese dall'alto durante partite e allenamenti. Per poter smussare gli angoli e crescere giorno dopo giorno.

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