Saponara: “Astori era un fratello maggiore, ora vinciamo per lui”
"Capitano, mio capitano. Perché non sei sceso a fare colazione con tutti noi? Esci da quella stanza". Iniziava così la lettera di Riccardo Saponara dedicò a Davide Astori, il compagno di squadra morto nel sonno perché il suo cuore s'era spento un poco alla volta. E' successo due settimane fa, sembra ieri. La vita scorre così in fretta che abituarsi all'idea della morte diventa consuetudine, accettazione: è una piccola parte di quel percorso emotivo che si chiama elaborazione del lutto. Non importa quanto tempo occorre, ciascuno ha quello giusto per sé sì da superare uno shock fortissimo.
Oggi, a distanza dl 15 giorni da quel tragico 4 marzo, quando il cadavere del calciatore venne ritrovato nella stanza 118 dell'albergo dove soggiornavano i Viola prima della sfida di Udine, Saponara ha trovato la forza di raccontare ogni cosa ai tifosi, al pubblico, ai giornalisti nel corso della festa per il decennale del ‘Corriere fiorentino'. Lo ha fatto per Davide, che era amico e capitano, compagno di trincea nei duelli spalla a spalla contro l'avversario, consigliere, punto di riferimento. Tutto questo è venuto a mancare all'improvviso ma i suoi insegnamenti non sono caduti nel vuoto. Basta ascoltare le parole dell'ex Empoli per capire quanto sia ancora profondo il legame.
Ero molto legato a Davide Astori ma quello che ho scritto era quello che pensavamo tutti noi suoi compagni di squadra – ha ammesso Saponara -. Quello che ho scritto era quello che sentivo dentro, e sono arrivate dritte al cuore a chi li ha lette da fuori. Davide Astori era fondamentale per qualsiasi compagno, una figura prorompente, era il nostro fratello maggiore, capitano ed il nostro condottiero. Ho semplicemente raccontato con sfaccettature quotidiane quello che sfugge all'occhio di chi ci guarda da fuori e chi ci ritiene solo atleti.
Mio Dio, che dolore immenso. Solo chi ha perso i propri cari, solo chi ha sofferto l'assenza può capire come sia difficile arrendersi all'idea che la vita è fatta così: non chiede il permesso, squassa le porte e mette tutto in subbuglio, prende il cuore e lo stringe talmente forte da lasciare una sensazione di bruciore pulsante. E ti manca il respiro. I viola lo hanno trattenuto per l'ultima volta due gare fa, quando al Franchi è giunto il Benevento: hanno vinto il match ma quel groppo in gola, quel magone struggente ha scandito una giornata uggiosa.
Ho sofferto come tutti i miei compagni, come stiamo ancora soffrendo ma credo questa energia si è trasformata in positiva – ha aggiunto Riccardo Saponara -. Abbiamo vissuto il giorno del funerale come se avessimo voltato una pagina e tutta la sofferenza dei giorni del lutto si è trasformata in qualcosa di positivo. Ognuno di noi si è responsabilizzato, prima c'era Astori ed era lui che teneva testa a tutto e si prendeva responsabilità su tutto. Stiamo reagendo da grandi uomini.