Sampdoria, Palombo: “Viviano mio erede. Inter? Non tornerei mai”
È uno dei leader della Sampdoria da diversi anni. Angelo Palombo incarna in tutto e per tutto lo spirito della squadra genovese da 15 anni in blucerchiato con 317 presenze e 11 goal. Un vero e proprio simbolo della Doria. Purtroppo in questo inizio di stagione non ha avuto molto spazio e ha parlato a Primocanale, all’interno della trasmissione ‘Gradinata Sud', di questa situazione: "Non giocare è la cosa più brutta, ma le scelte tecniche vanno rispettate. È un anno e mezzo che le cose non vanno bene: voglio troppo bene alla Sampdoria per pensare a me stesso".
Il centrocampista di Ferentino ha parlato del suo rapporto con il nuovo allenatore Marco Giampaolo:
"Già dal ritiro ha trasmesso le propria idee di gioco che tuttora si vedono. Vuole sempre che si inizi a giocare da dietro con la palla. Sin dall’inizio ha lavorato sul palleggio continuo, anche negli spazi corti. Logicamente, non essendo abituati a questo tipo di gioco, all’inizio abbiamo fatto un po’ di fatica. Il suo è un gioco dispendioso sia a livello fisico che mentale. L’anno scorso mancava una guida, mentre quest’anno abbiamo un allenatore che rispetta tutti, sia i giovani che i più vecchi. Giampaolo è autorevole col gruppo ed esprime un bel calcio, da parte nostra c’è la massima volontà nel seguire le sue indicazioni. Il mister mi tiene in considerazione come difensore ed io mi sento all’altezza di poter ricoprire quel ruolo, altrimenti avrei già smesso. In ogni allenamento cerco sempre di ritagliarmi il mio spazio. Sento la sua fiducia, sia in campo che fuori e per questo devo ringraziarlo. Per me è un motivo in più per lavorare sempre al meglio".
Tra i papabili a prendere il suo posto come capitano e guida lui vedrebbe benissimo il portiere Emiliano Viviano: "Può essere il mio erede, ma come lui ci sono anche altri ragazzi che possono tranquillamente prendere per mano questa squadra. È un gruppo sano e serio".
Infine Angelo Palombo parla della sua esperienza all'Inter:
"Non ci tornerei e non ci sarei andato neanche ai tempi, ma fui costretto ad accettare la destinazione. Normale che se rimani tanti anni in una società, per qualcuno rimani indigesto. Non mi sono mai pentito delle scelte che ho fatto, ho sempre voluto rimanere alla Sampdoria".