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Sampaoli: “Per Messi il Mondiale è come avere una pistola puntata alla tempia”

La stampa argentina pubblica alcuni stralci del libro del ct che racconta le grandi aspettative in vista della Coppa del Mondo e della difficoltà di allenare un campione come la Pulce.
A cura di Maurizio De Santis
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Una pistola puntata alla tempia. Così il commissario tecnico dell'Argentina, Jorge Sampaoli, definisce le grandi aspettative verso l'avventura in Coppa del Mondo che scatterà a giugno prossimo. Dopo aver perso il titolo quattro anni fa in Brasile, in finale contro la Germania, l'Albiceleste non è riuscita a mettere in bacheca alcun trofeo infilando una serie di ‘scoppole' (anche in Copa America) che hanno messo pesantemente in discussione perfino il ruolo di leader della Pulce nella Seleccion. Eppure è stato proprio il campione blaugrana a prendere per mano la nazionale nel momento più buio della fase di qualificazione e ad assicurarle la qualificazione a Russia 2018.

Messi ha una pistola puntata alla tempia che si chiama Mondiale: se non lo vince, parte il colpo – ha scritto il commissario tecnico in uno stralcio del libro riportato dal quotidiano Clarin -. E' pazzesco che non possa approfittare del suo talento.

Maradona è riuscito a conquistare la Coppa del Mondo in Messico (1986), l'edizione del gol del secolo e della ‘mano de dios', mentre nel '90 ha solo sfiorato il sogno di fare il bis cedendo in finale alla Germania. A Messi è riuscito nulla di tutto questo finora: è il cruccio maggiore di un calciatore che ha messo in bacheca ben cinque Palloni d'Oro, vinto tutto con il Barcellona ma non è riuscito a essere altrettanto ‘grande e decorato' anche con la propria nazionale.

So di dover allenare il miglior giocatore della storia – si legge ancora in un passo del testo di Sampaoli -. Un giocatore che da dieci anni è il migliore al mondo inevitabilmente influenza il tuo modo di allenare. E' una responsabilità ma anche un grande piacere.

Qual è la difficoltà maggiore di trovarsi di fronte un fuoriclasse come la Pulce? Non solo rapportarsi a lui, col rischio d'ingabbiarne il talento, ma anche riuscire a far sì che la sua individualità s'innesti in un'ottica di squadra.

"E' più difficile far funzionare una squadra con giocatori che devono intendersi con Messi che escogitare qualcosa avendo a disposizione tutti calciatori dello stesso livello, diciamo ‘normali'. Ma è chiaro che avere Messi nella propria squadra è quello che chiunque vorrebbe, il Barcellona è quello che è perché ha Messi.

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