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Ruotolo, una vita da mediano nella storia del Genoa

Il 10 aprile 1897 il Genoa Cricket and Athletic Club si apre al calcio e ai soci italiani. Celebriamo la squadra più antica d’Italia con la storia di chi quella maglia l’ha indossata più di tutti, Gennaro Ruotolo. I maestri Scoglio e Bagnoli, Anfield e quella storica doppietta a San Siro.rE.
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La prima cosa che colpisce è il silenzio. È una domenica di quasi primavera, sono le Idi di marzo del calcio italiano. Stadi vuoti, con i lucchetti. Tifosi e calciatori a casa. Stavolta non si gioca. È il primo sciopero nella storia della Serie A. La categoria protesta perché non si è risolta la questione del fondo di garanzia, perché l'accordo collettivo non è ancora rinnovato, perché vuole cambiare i parametri della previdenza dopo la sentenza Bosman e ristrutturare i campionati. Tutta l'Italia, allora, guarda verso Wembley. Il Genoa sta per giocarsi la finale del torneo Anglo-Italiano contro il Port Vale, seconda squadra di Stocke on Trent, città industriale del Nord dell' Inghilterra celebre per le sue porcellane: è 21ma in First Division ma vive ancora di rendita per il successo in FA Cup sull'Everton. Quel giorno sono in due a festeggiare: il gestore delle linee di bus del North Staffordshire, che ha portato quasi tutti i 12 mila spettatori allo stadio, e Gennaro Ruotolo, il primo italiano a segnare tre gol nel tempio del calcio europeo. Ruotolo, lo scugnizzo casertano che arriverà a giocare 511 partite con la maglia del Genoa, la squadra più antica d'Italia, che il 10 aprile 1897 diventava, anche nella denominazione, un Football Club e si apriva ai soci italiani.

Gli inizi – “Sono il settimo di nove figli” ha raccontato a Pianeta Calcio in un'intervista del 2014, “mio padre era operaio del Latte Matese: tanti sacrifici per portare avanti la famiglia, per non far mancare niente a noi nove fratelli. Noi sei figli maschi un po' abbiamo cercato tutti di giocare a calcio e di tentare la fortuna, ma solo io sono riuscito”. A 14 anni gioca in Prima Categoria nella squadra del paese, Santa Maria a Vico. “Se ho avuto l'onore di indossare la maglia della Nazionale” dirà a Repubblica, “è perché usavo ogni allenamento per cercare di correggere i miei errori e perfezionarmi”.

Il Genoa – A Genoa arriva dopo l'esperienza a Sorrento in C2 e due anni in B all'Arezzo che si chiudono con una retrocessione e una pubalgia che sembra proprio non volersene andare. Il Genoa lo boccia alle visite mediche. “C'era qualche problemino, evidentemente superabile se poi ho giocato sino a 40 anni. È stato il Professore, Scoglio, ad impuntarsi: voglio Ruotolo a tutti i costi”. Arriva insieme a Nappi, rimane per 13 anni e diventa il giocatore a cui Spinelli, che non a caso lo vorrà anche a Livorno, in campo e da allenatore, si affeziona di più. Ha due grandi maestri. “Nessuno mi ha trasmesso quello che mi ha trasmesso Franco Scoglio, mi ha dato dei consigli che solo lui era capace di propinarti. Ed anche mister Bagnoli è stato prezioso nella mia crescita e formazione calcistica” ha detto. È un Genoa da leggenda: per Skhuravy, con un paio di innesti mirati avrebbe anche potuto lottare per lo scudetto. “Io non mi spingo così avanti, però dico che eravamo un gruppo eccezionale. Società e squadra sono cresciute assieme e la vittoria all'Anfield Road con il Liverpool ci ha fatto entrare nella storia del Genoa”. È proprio in quel 1992 che si toglie la più grande soddisfazione della sua carriera, la convocazione nella nazionale di Vicini per la Scania Cup nel 1991.

San Siro, che ricordi– C'è spesso un giorno di primavera nei suoi momenti di gloria. È il 26 marzo 1994 quando il Genoa va a Milano per sfidare l'Inter di Marini. San Siro è un campo tabù, il Genoa non vince dal 17 aprile 1955, gol di Dal Monte che a fine anno passerà al Milan. Proprio contro i nerazzurri il Genoa ha subito la più pesante sconfitta della sua storia: a due giorni dal primo Natale di pace dopo la Seconda guerra mondiale e la lotta partigiana, il 23 dicembre 1945 finisce 9-1. Il gol della bandiera per il Genoa lo segna Allasio, il papa dell'attrice Marisa che l'Italia conoscerà soprattutto per il carosello “Susanna tutta panna”. Mancano 24 ore alle elezioni che porteranno al primo governo Berlusconi. È finita la campagna elettorale del video con la calza e del nuovo miracolo italiano, ma i tifosi hanno altre idee: “Vota Scoglio" si legge su uno striscione in curva. Scoglio vuole far credere ai nerazzurri di avere un centrocampista in più in Ruotolo, che invece gioca di fatto da seconda punta.

La doppietta – L'Inter va in vantaggio dopo 4′ con Schillaci, ma lo spettacolo deve ancora cominciare. Al 20′ Ruotolo pareggia. “Una torre di Skuhravy mi permise di calciare di prima intenzione nell'angolino alto alle spalle di Zenga" ha ricordato a Repubblica. "Prima dell'intervallo Skuhravy firmò il sorpasso con un perfetto colpo di testa mentre, allo scadere della ripresa, un mio pallonetto dai trentacinque metri si insaccò vicino al palo più lontano”. È il gol più bello della sua carriera, contro la squadra per cui fa il tifo da sempre. "Scoglio fu geniale a schierarmi in quell'occasione al fianco di Tommasone” aggiunge. “Ci aveva caricato in maniera straordinaria e poi, come sempre, aveva curato davvero tutti i dettagli. Lui non trascurava niente e se aveva il dubbio che tu non avessi capito, la sera ti piombava in camera per farti ripassare la lezione”. Le grandi imprese, confermava Skuhravy da Praga, non arrivano per caso. "Dietro c'è il lavoro di tutta una settimana, è fondamentale come prepari la partita. E Scoglio l' aveva impostata in maniera perfetta, la squadra era concentrata e caricatissima. Quando partimmo in pullman per Milano eravamo tutti convinti che saremmo andati a vincere”. E al ritorno, i suoi sfottò al compagno di squadra si sprecano. “Se pure tu segni una doppietta, è proprio la morte del calcio”. Clima decisamente diverso intorno al pullman dell'Inter. Un migliaio di tifosi lo aspettano per prenderlo a sassate e non risparmiano a Zenga, che ha lasciato lo stadio in taxi, lanci di monetine e insulti.

La tripletta a Wembley – “Non ero uno che segnasse molto” ha detto. “Le quattro o cinque reti per stagione di un centrocampista, però levano gli attaccanti dall'obbligo di essere sempre chiamati a fare gol in prima persona. Anche se noi avevamo Aguilera e Skuhravy”. A Wembley, però, brilla una sola stella. In tribuna arrivano anche Enzo Bearzot e Cosimo Spagnolo, il padre di Vincenzo, ucciso il 29 gennaio 1995 prima di Genoa-Milan, che ha viaggiato sul charter della squadra invitato personalmente dal presidente Spinelli. La coppia di centrocampo che forma con Eranio è una macchina perfetta, un sincronismo totale fra corsa e tecnica. Il Genoa è ovunque, al 13′ la conclusione angolata di Ruotolo sorprende Paul Musselwhite e apre la goleada. Dopo il colpo di testa di Galante e la rovesciata di Montella, da calcio d'angolo, Ruotolo completa la sua tripletta da record. "Chissà se nel museo di Wembley, magari in un angolino, un giorno non ci potrà essere spazio anche per una mia foto. Non è da tutti, infatti, realizzare tre gol in questo stadio" dirà. Si commuove capitan Torrente mentre le mitiche scalette di Wembley e ha sollevato la coppa: "Dedico questa vittoria ai genitori di ‘Spagna' (Vincenzo Spagnolo). L' anno scorso avremmo voluto regalargli la salvezza ma non ci siamo riusciti”. Quella tripletta conserva comunque un posto speciale nei ricordi di Gennaro lo scugnizzo e nella storia di un impianto da leggenda. “Certo, dopo quella partita chiusero lo stadio perché dovevano rifarlo… perché è stato un evento straordinario” ha concluso in un'intervista a Repubblica. “Comunque i gol nel derby, le vittorie contro la Sampdoria e le due gare col Liverpool restano indelebili”. Indelebili e unici come l'urlo della curva dei Grifoni, quella curva innamorata di un comandante che ha la forza di mostrare la paura per caricare gli altri, un capitano di carisma che nelle difficoltà non abbandona e non dispera. Si chiamava Gianluca Signorini. Ma questa è un'altra storia.

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