Ronaldo e la crisi del ’98: “Una cosa che mette paura, che non vedi tutti i giorni”
In quelle ultime settimane, a distanza di vent’anni, si è tornato a parlare di quello che accade al ‘Fenomeno’ Ronaldo il giorno della finale dei Mondiali di Francia ’98. Una versione ufficiale non ci è mai stata e forse mai ci sarà. Ne hanno parlato Roberto Carlos e Leonardo, ma ora ha raccontato di quel giorno proprio Ronaldo.
Cosa successe al Fenomeno
Nell’intervista rilasciata a ‘FourFourTwo’ il quarantunenne ex giocatore ha parlato di quello che ricorda di quel pomeriggio di luglio del 1998. Dopo il pranzo il Fenomeno decide di rilassarsi, poi non ricorda più nulla, quando non si riprende vede il medico della nazionale e tutti i compagni nella sua stanza d’albergo, tra questi c’è Leonardo che gli annuncia l’esclusione dalla finale:
Ho deciso di prendermi del tempo per riposare dopo il pranzo e l’ultima cosa che ricordo è che stavo andando a letto. Poi ho avuto una crisi e ricordo che ero circondato da compagni di squadra e c’era anche il dottor Toledo. Nessuno voleva dirmi cosa stava succedendo. Chiesi loro di andarsene e di lasciarmi perché volevo dormire un po’. Leonardo poi mi fece fare una passeggiata nel giardino dell’hotel e mi ha detto che non mi avrebbero fatto giocare la finale.
Ronaldo gioca la finale di Francia 98
Dopo essersi ripreso l’allora giocatore dell’Inter andò in ospedale dove effettuò degli esami, che diedero esito positivo, come se nulla fosse accaduto. Ronaldo svela che fu lui a dare l’ok al c.t. Zagallo, una grande gloria del calcio brasiliano, per giocare la finale con la Francia, che poi vinse 3-0:
Tutti i test non mostrarono nulla di anormale, come se nulla fosse accaduto. Poco dopo siamo andati allo stadio, con il messaggio di Zagallo che non avrei giocato anche se avevo i risultati dei test positivi. Allo stadio sono andato da Zagallo e gli ho detto: “Sto bene, non ho niente. Ecco i risultati dei test, va tutto bene. Voglio giocare. Così ho giocato tutta la finale, e probabilmente ho colpito tutta la squadra perché quella crisi è stata una di quelle che fanno paura, non è qualcosa che vedi tutti i giorni. Avevo un impegno con il mio paese e non volevo deluderlo. Sentivo di poter giocare, ero lì per svolgere il mio ruolo.