Romagnoli, Donnarumma, Bonaventura, Bacca: l’eredità di Miha per Brocchi

Il Milan cambia guida, Mihajlovic lascia dopo neanche un anno e subentra Brocchi, richiesto a gran voce dal presidente deluso dai risultati della squadra ma soprattutto dal gioco espresso. Con il tecnico serbo no è mai scattata la scintilla, sin dall'inizio la convivenza è stata forzata tra due personalità forti e che, a modo loro, hanno rivendicato sempre una sorta di indipendenza operativa. Da un lato il numero uno rossonero che mai è riuscito a rimanere fuori dagli schemi e dalle decisioni di campo, dall'altro un allenatore che ha ascoltato ma alla fine ha sempre deciso di testa propria. Una situazione che ha portato il Milan alla deriva, eppure non proprio tutto ciò che ha fatto Mihajlovic è da buttare: Brocchi raccoglie un'eredità dove c'è anche del buono.
Se è vero che sono più le ombre delle luci, è pur realistico ammettere che il lavoro di Sinisa Mihajlovic non è stato totalmente negativo. Il tecnico in estate si è imposto per qualche arrivo preciso, come il giovane difensore centrale Romagnoli, conosciuto ed allenato ai tempi della Sampdoria e per il quale il Milan ha trattato con la Roma. Una scelta azzeccata perché il centrale ha disputato una buona stagione confermando tutte le proprie doti e potenzialità. In difesa, Miha ha poi tirato fuori il classico coniglio dal cilindro lanciando Donnarumma tra i grandi. Il portiere è diventato presto titolare bruciando le tappe e garantendo ai rossoneri un baluardo di qualità in difesa della propria porta. Altra idea vincente e, sicuramente, apprezzata.
Anche a centrocampo Mihajlovic ha lavorato bene con quello che aveva. Ha saputo responsabilizzare – e togliere da troppe responsabilità – Giacomo Bonaventura che spesso ha espresso ottimo calcio trasformandosi in quel jolly sulla trequarti che ha aperto le difese avversarie. ottimizzando l'investimento rossonero. Anche Honda, sul viale dell'addio, si è in parte ritrovato: meno appariscente, più concreto a livello tattico. Così come Carlos Bacca: bomber di certe qualità ma che al debutto in Serie A avrebbe potuto anche fallire. Mihajlovic non gli ha mai tolto la fiducia lasciandolo sempre al centro dell'attacco rossonero.
Le noti dolenti non sono mancate. In mediana la manovra è stata spesso lenta e macchinosa: Kucka, Montolivo, Bertolacci non sono stati in grado di rendersi utili alla causa. Così come Kevin Prince Boateng, subentrato a gennaio ma autentico fantasma rispetto al centrocampista che si conosceva prima dell'avventura in Bundesliga. Un reparto tartassato dagli infortuni ma anche in una costante involuzione. Un po' come i fallimenti nei riguardi di Luiz Adriano e Balotelli. Il primo oramai demotivato dopo il fallito trasferimento in Cina a gennaio, il secondo mai in grado di prendersi il ruolo di leader costantemente a corrente alternata e spesso avulso dal gioco collettivo.
Adesso Brocchi avrà il suo bel da fare perché dovrà con ciò che ha portare il Milan nella miglior posizione di classifica e giocarsi una finale di Coppa Italia impari contro la Juventus. Ma qualcosa di buono su cui lavorare ce l'ha: con un pizzico di fortuna potrebbe anche salvare il salvabile in attesa di rimettersi attorno ad un tavolo con la dirigenza e capire realmente quali prospettiva possa avere o se dovrà semplicemente rientrare nei ranghi e riprendersi la sua amata Primavera.