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Roma, Lazio e Napoli contro le grandi del nord

In serie A tutti inseguono la Juve, che ricaverà quasi 100 milioni per la finale di Champions. Il Milan, grazie al nuovo stadio e al nuovo socio, si rilancia come l’Inter di Thohir. Roma, Lazio e Napoli cercano di bilanciare successo sportivo e conti in ordine.
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Questioni di storia, di geografia, di fatturati. Lo scenario per la prossima stagione ripropone una dicotomia che passa a cavallo della linea gotica: da una parte Juventus, Milan e Inter, triangolo di tradizione, potere e successo, non a caso le tre squadre con i brand di maggior valore in Italia; dall’altro Roma, Lazio e Napoli, con un occhio ai risultati e l’altro al bilancio.

Napoli – La società del presidente De Laurentiis sembra l’unica partita con una scommessa che può apparire come un ridimensionamento: un coach alla prima esperienza in una grande, un contratto annuale e insieme un progetto tecnico che preferisce la chiarezza di visione ai nomi altisonanti. Certo, dopo otto bilanci in attivo e la semifinale di Europa League, il quinto posto fa riemergere un altro dato: negli ultimi due anni, il Napoli ha speso 55 milioni più della Juventus, e senza i premi per la Champions League si avvia a chiudere il primo esercizio in rosso. Ma il club, ormai prima società della galassia Filmauro, non ha debiti con le banche e questo può tranquillizzare sul mercato. De Laurentiis sembra pronto a sacrificare Callejon, che potrebbe andar via per 15 milioni, generandone 12 di plusvalenza, anche per lo schema particolare che la società utilizza per ammortizzare il valore dei giocatori: in caso di contratti quinquennali, come quello firmato con l’ex Real che scade nel 2018, il 40% del valore viene scaricato il primo anno e il 30% il secondo. Ovviamente, in attesa di capire cosa succederà di Higuain e della sua clausola rescissoria da quasi 95 milioni, dopo la fallimentare chiusura di stagione, con gli errori costati al Napoli la qualificazione in Champions e all’Argentina la Copa America.

LazioLotito, premiato come virtuoso del fair play finanziario per il risanamento dei conti della Lazio, non cambia politica. I biancocelesti, che hanno chiuso l’ultima stagione con un attivo da 7 milioni, hanno evidenziato passivi ridotti nella relazione semestrale dello scorso dicembre: il patrimonio netto è positivo per quasi 4 milioni, la situazione finanziaria negativa per 18 e il rapporto costi-ricavi in rosso per quasi 12. La gestione resta parsimoniosa, ma anche senza fare follie sono già arrivati tre rinforzi (Patric, Morrison e Hoedt) più il riscatto di Basta e Mauricio, per oltre 7 milioni. E la Champions League non potrà che migliorare il bilancio per la prossima stagione.

Roma – Opposta la situazione della Roma. Nonostante i quasi 50 milioni garantiti dalla partecipazione alla Champions League (tra market pool, premi e incassi), la società ha chiuso i primi 9 mesi dell’esercizio 2014/15 con una perdita netta consolidata di 15,7 milioni ma dovrebbe chiudere il bilancio con un rosso decisamente più contenuto rispetto al passivo di 39 e 58 milioni delle ultime due stagioni. La Roma, che pure ha registrato l’anno scorso un guadagno di 44 milioni tra acquisti e cessioni, è la seconda squadra ad aver speso di più in Italia nelle ultime cinque stagioni. Agli oltre 100 milioni investiti tra 2010 e 2015 si aggiungono i riscatti di Paredes e Nainggolan e l’acquisto di Iago Falque, solo parzialmente controbilanciati dalla cessione di Bertolacci. Riuscire a rinforzarsi senza chiudere un’altra sessione di mercato con un passivo pesante è il diktat della società, che ha presentato il progetto per il nuovo stadio e si è impegnata con la Uefa a raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2018 e a non superare un deficit complessivo di 30 milioni di euro per gli anni finanziari 2015 e 2016. Un “voluntary agreement” che resta in vigore anche ora che la Uefa ha allentato i vincoli del fair play finanziario. E lo stesso vale anche per l’Inter.

Inter – Thohir, che si è impegnata a raggiungere il pareggio di bilancio nel 2017, ha comunque completato quella che rimane l’operazione più costosa in serie A dall’arrivo di Higuain al Napoli: l’acquisto di Kondogbia per 35 milioni per il cartellino e 4 netti (più bonus) al giocatore per 5 anni. Secondo le stime e i dati contenuti nel prospetto del bond da 350 milioni (che l’Inter non è però riuscita a collocare), l’Inter dovrebbe chiudere il bilancio 2015 con ricavi per quasi 200 milioni, superiori ai costi per una quindicina di milioni. Gli ingaggi pesano per quasi il 50% dei costi: 78 milioni per i calciatori, 17 per lo staff tecnico, che scenderanno l’anno prossimo perché fino al 30 giugno 2015 è a libro paga anche Mazzarri. Nel prospetto, l’Inter ipotizzava un risultato netto in negativo per 43,9 milioni. Ma è stato pubblicato prima della sanzione Uefa per le violazioni del fair play finanziario: 6 milioni sicuri (ma in tre rate annuali da 2, e la prima tranche deriva dai premi dell'Europa League), gli altri 14 con la condizionale, ovvero potranno essere abbuonati in caso di “buona condotta” dopo il primo anno di controlli, e comunque divisi in due tranche da 7 da pagare in 4 anni. Secondo l’agenzia Radiocor, Thohir ha trasferito il 70% delle quote a una nuova holding, la International Sports Capital Spa, a sua volta interamente posseduta dalla International Sports Capital HK Limited, e realizzato un aumento di capitale da 75 milioni. Il presidente ha richiesto anche una perizia indipendente al professor Giovanni Azzone (rettore del Politecnico di Milano), che avrebbe certificato un valore della società di 296,3 milioni di euro. Ma per il rapporto Brand Finance Football, il brand nerazzurro vale “solo” 142,8 milioni, una ventina in meno del Milan (165).

Milan – I rossoneri, però, hanno chiuso il bilancio nell’anno solare 2014 con una perdita di 46,4 milioni di euro, 91,3 senza il vantaggio fiscale dell'adesione Milan al consolidato Fininvest. Ma non partecipando alle coppe europee non rischiano sanzioni Uefa. L’arrivo di mister Bee e il nuovo stadio, che si costruirà nell’area del Portello dopo la decisione di Milano Fiere che ha approvato il progetto dopo due rinvii, portano nuove prospettive. Il broker thailandese ha rilevato il 48% del Milan a capo di una codata asiatica, vicina al fondo Doyen. Ma dopo il fallimento delle prime trattative, l’unico colpo finora resta Bertolacci. Non che i rossoneri abbiano speso poco: negli ultimi cinque anni, la differenza tra acquisti e cessioni è negativa per 25 milioni, e negli ultimi tre il monte ingaggi è salito fino a toccare i 94 milioni della scorsa stagione. Oltre al budget per il nuovo stadio, 3,95 milioni l’anno per 50 anni per lo sfruttamento dell’area con la prospettiva di ricavare tra i 50 e gli 80 milioni, i rossoneri possono spendere di più sul mercato per due ragioni. Da un lato, chiudono il bilancio al 31 dicembre, così il costo degli acquisti peserà solo per metà sul bilancio 2015, dall’altro il rinnovo della sponsorizzazione con Emirates frutta una ventina di milioni a stagione fino al 2020. Mr. Bee ha fissato il budget di spesa, 75 milioni, cui si possono aggiungere i 17 di risparmio per la rescissione dei contratti di Robinho e Muntari e la cessione di Saponara.

Juventus – Tutti, comunque, restano dietro alla Juve. Il brand bianconero, il primo in Italia, vale 312,4 milioni: è uno dei cinque più forti nel mondo del calcio. La finale di Champions porta i ricavi UEFA, market pool compreso, a oltre 87 milioni e fa impennare gli introiti totali a 325 milioni, secondo le stime sul bilancio di Banca Imi. Crescono però anche i costi operativi, e questo dovrebbe tradursi in una perdita netta di poco superiore ai 20 milioni (21,3). La vera sfida è diversificare le fonti di ricavo. Per questo la società ha rinunciato a 6 dei 30 milioni pattuiti con adidas per internalizzare il merchandising e firmato un accordo con Heineken in base al quale la Cervezas Cuauhtémoc Moctezuma è diventata il primo regional sponsor della Juve in Messico. È una strategia molto utilizzata dal Manchester United, che guadagna 32 milioni dai suoi 38 sponsor, praticamente la stessa cifra che entra nelle casse deu Red Devils per la qualificazione alla Champions. Una politica necessaria per confermarsi ad alto livello senza pesare sugli azionisti. Anche perché passare dalla Champions all’Europa League fa perdere 27 milioni, si legge nel Rapporto Calcio.

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