Roberto Donadoni: “Il mio ritorno in panchina? Vorrei fare un’esperienza all’estero”
Scartata l'ipotesi di tornare sulla panchina del Bologna (club con il quale è ancora sotto contratto), Roberto Donadoni è in attesa di una chiamata per rientrare nel giro del calcio che conta. Il cinquantacinquenne allenatore di Cisano Bergamasco, che ha avuto anche l'onore di guidare la Nazionale azzurra dal 2006 al 2008, lo ha confermato in un'intervista rilasciata in esclusiva a Fanpage: "Il mio futuro dipende dal presente – ha spiegato Donadoni – Se riuscirò a rimanere concreto e determinato oggi, questo potrebbe darmi dei vantaggi nel futuro. Mi sto guardando in giro, anche all'estero che per me è un'opportunità e una possibilità che mi piacerebbe molto prendere, anche per confrontarmi con realtà diverse. L'ho fatto da calciatore, e mi sono anche pentito di non averlo fatto prima. Se capita l'occasione giusta, conto di tornare quanto prima".
L'esordio di Bergamo e il sogno rossonero
Parlare con Roberto Donadoni, vuol dire anche riavvolgere il nastro di quella che è stata la sua luminosa carriera: una splendida storia d'amore con il pallone, cominciata con l'Atalanta e arrivata a toccare le vette d'Europa e del mondo con il Milan: "Bergamo rappresenta la mia crescita e il mio sviluppo non solo dal punto di vista professionale. Essere poi approdato al Milan, è stato realizzare il sogno che avevo da bambino: ovvero quello di vestire la maglia della squadra per cui ho sempre tifato. E' stato veramente fantastico, oltretutto siamo riusciti ad ottenere discreti successi, è questo ha fatto si che il mio sogno diventasse ancora più bello".
Il problema del razzismo in Italia
Nella lunga intervista, il mister bergamasco si è poi soffermato sul problema del razzismo negli stadi italiani: "E' un problema di educazione e rispetto – ha aggiunto il tecnico, nell'intervista concessa a Fanpage – Sospendere le partite? Non è che qualcuno mi deve dire cosa devo fare quando mi accorgo che le cose non vano come dovrebbero andare. Bisogna tutti quanti essere più concreti e meno propensi a spendere parole che fanno "scenografia" e che in sostanza portano a poco. E' difficile pensare di cambiare le cose, facendo le stesse cose".
Il gap tra la Juventus e le altre
Dopo aver elogiato la scelta di De Laurentiis ("Ancelotti è un allenatore vincente. Il mio rapporto con il presidente azzurro? E' sempre stato schietto"), Donadoni ha anche fatto i complimenti alla Juventus: "La Juventus ha una struttura di base e una mentalità acquisita ormai ben precisa e definita. Questa è la grande differenza con le altre società. Dal punto di vista tecnico puoi anche colmare il gap con grandi calciatori, ma credo che ancora oggi la struttura della società e la mentalità siano il gap maggiore che la separa dalle altre".