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Riquelme contro il calcio di oggi: “Si pensa solo alle feste o al nuovo taglio di capelli”

L’ex stella del Boca Juniors, ritiratosi a gennaio 2015, critica la poca professionalità dei colleghi: “Ai miei tempi vivevamo di calcio. Io seguivo tutte le partite convinto che osservando altri giocatori avevo sempre qualcosa da imparare. Oggi? Preferiscono pubblicare la passeggiata col cane invece che discutere di calcio”.
A cura di Alessio Pediglieri
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Si è ritirato relativamente da poco Juan Riquelme dal calcio giocato, nello scorso 2015, a gennaio dopo aver lasciato il Boca per vestire la maglia dell'Argentinos Juniors. Una carriera lunga, costellata di successi, di vittorie, garantite anche dai suoi piedi fatati che lo hanno eletto tra i migliori di sempre in Argentina. Un giocatore che ha svolto la sua professione tra il Sud America e la Spagna e che è stato alfiere di un calcio votato all'estro, vestendo orgogliosamente anche la maglia della Nazionale dal 1997 al 2011. In un calcio  in cui si ritrovava e che oggi non riconosce più. Soprattutto nel modo di porsi e di viverlo da parte dei suoi ex colleghi.

Idolo d'Argentina – In Sud America, con la maglia del Boca Juniors, Riquelme è un'autentica icona del calcio: ha vinto tutto ciò che si poteva vincere, ripetutamente aumentando la propria gloria nazionale con i colori della Seleçion con cui può vantare un Oro olimpico, un Mondiale Under20 e un Sudamericano nella stessa categoria, oltre due argenti (in Confederations Cup e  in Copa America). Poi l'avventura in Liga, prima al Barcellona e quindi al Villarreal con diversa fortuna: solo un riconoscimento personale quale miglior straniero in Spagna nel 2004 e una Intertoto con il Sottomarino giallo.

Ricerca di notorietà – Ma per Riquelme il suo era il calcio vero, formato da professionisti che vivevano il pallone 265 giorni l'anno, senza cercare gloria, senza ottenere consensi gratuiti, senza la voglia estrema di popolarità derivante da tutto ciò che non fosse calcio giocato. Oggi, tra pubblicità e social network, tra sponsorizzazioni e tv, i calciatori sono semplicemente delle star e sempre meno dei professionisti: "Credo che vivessimo il calcio in un modo diverso nell’epoca in cui giocavamo noi. Era tutto diverso perché noi amavamo giocare a calcio, parlare di calcio, vivere per il calcio".

Meno professionismo – Il pensiero di Riquelme potrebbe apparire come quello di un ottuagenario che rimembra trascorsi oramai dimenticati. Eppure, il campione argentino si è ritirato da soli 2 anni, la sua carriera sboccia a cavallo degli anni '90 e 2000. Ma appare evidente come in un ventennio tutto si sia trasformato: "Non ci interessava la playstation, non avevamo i social network, non mostravamo a chiunque la nostra vita privata. Oggi vedo che postano ‘Vado a dormire, tempo di siesta’, pubblicano foto con il cane, il brindisi nei locali. Nessuno parla mai di calcio"

Imparare dagli altri – Ed è proprio il calcio e l'amore per il calcio a spingere Riquelme in un amaro amarcord dei tempi passati che oggi sono semplicemente ricordo: "I giocatori di oggi non guardano le partite, non si interessano di calcio ma mettono una foto con il parrucchiere il giorno prima della partita. Io sentivo l’obbligo di guardare tutto, anche le serie minori, i giocatori sconosciuti, le partite meno seguite. Ero convinto che guardando gli altri potevo imparare ogni giorno"

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