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No alla tecnologia nel calcio: nostalgia romantica o difesa di un sistema di potere?

Tavecchio apre alla tecnologia per i gol fantasma. Le squadre spenderanno circa 200 mila euro l’anno. Platini però continua a opporsi. E resta il no alla moviola in campo: nostalgia romantica o difesa di un sistema di potere?
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Una rivoluzione che non cambierà quasi nulla. Una rivoluzione per lasciare tutto com'è. È tanto positiva quanto gattopardesca la scelta del presidente della Figc Carlo Tavecchio di autorizzare la “goal line technology”, la tecnologia per risolvere i gol fantasma, dal prossimo campionato. È la dimostrazione di uno sport che, a livello europeo e mondiale, cerca toppe di facciata per non risolvere il problema centrale, per non prendere l'unica decisione che davvero aiuterebbe a contenere gli errori: introdurre la moviola in campo. E c'è da chiedersi perché. Perché Platini, non proprio un conservatore se pensiamo all'Europeo itinerante o all'idea del cartellino bianco, l'espulsione a tempo per chi simula e per chi protesta, pensa tutto il male possibile della moviola in campo. C'è da chiedersi perché il calcio persista nel suo rifiuto di un ausilio tecnologico completo, che potrebbe correggere gli effetti della sudditanza psicologica e riequilibrare partite e campionati, perché pieghi anche le innovazioni al servizio dei soliti noti. O magari no, magari la risposta già la conosciamo.

Udine chiama tecnologia – È curioso che la spinta decisiva per risolvere almeno gli equivoci sui “gol-non gol”, che pure non sono così numerosi nell'arco di una stagione, sia arrivata dopo il colpo di testa di Astori a Udine. Perché proprio al Friuli era stata sperimentata la tecnologia per i gol fantasma già nel 2006. Perché la pletora di inquadrature e di prospettive viste in tv ha solo aumentato la confusione. Perché soprattutto ha palesato una volta per tutte l'insondabile mistero degli assistenti di porta, che non si sa bene a cosa servono né quando possano avere voce in capitolo.

Investimento – E costano anche tanto, 820 mila euro l'anno alla Figc, che in tre anni ha sborsato per loro tanto quanto sarebbe servito per la goal line technology, che richiede un investimento di meno di tre milioni di euro subito e circa un milione di euro all’anno da dividere per le società. Resta ancora da scegliere quale strumento, nello specifico, utilizzare, ma si possono stimare le spese delle squadre in circa 200 mila euro subito e 47-50 mila euro a stagione per i costi di regia. Ma quali sono le alternative a disposizione della Figc e delle squadre?

Un po' di storia – Dopo i primi esperimenti del Cairos System, che ai Mondiali u-17 2005 sperimentò l'uso dei campi magnetici insieme a un pallone dotato di un sensore, nel 2006 l'Inghilterra ha iniziato a testare l'Hawk-eye, l'occhio di falco già usato nel cricket e nel tennis. Sviluppato nel 1999, si basa sul principio della triangolazione per calcolare la posizione della palla in ciascun frame e restituire una ricostruzione grafica digitale della traiettoria. Dopo un lungo iter burocratico, l’International Footbal Board Association, nella riunione del 2010 frena: approva i giudici di porta, boccia la tecnologia. Ma dopo il gol di Gerrard clamorosamente non convalidato nell'ottavo contro la Germania a Sudafrica 2010, perfino Blatter cambia idea e nel 2012 l’IFAB approva l’utilizzo della tecnologia di porta. La Premier League inglese si affida sempre all'Hawk-eye, compagnia intanto acquistata dalla Sony nel 2011. Il 18 gennaio 2014, per la prima volta, un gol viene convalidato grazie alla tecnologia: lo segna Dzeko al Sunderland.

In Europa: modelli e costi – L'Hawk-Eye, lo strumento inventato dal dottor Paul Hawkins, costa alle squadre di Premier League 320 mila euro l'anno. Nel 2013 è stato introdotto anche in Eredivisie, sperimentato per la prima volta allo stadio Galgenwaard dell'Utrecht il 28 settembre 2013, e lo sarà dall'anno prossimo in Germania, che nel 2013 aveva respinto la tecnologia con i voti contrari di 24 squadre sulle 36 di prima e seconda divisione, preoccupate dall'entità dell'investimento necessario, più gravoso per le squadre di serie B. Il Bayern Monaco però, ha spinto per un nuovo voto riservato ai club di Bundesliga. Un'idea appoggiata dal Borussia Dortmund, penalizzato dal gol non concesso a Hummels proprio contro i bavaresi nell'ultima finale di Coppa di Germania, e al Bayern Leverkusen, che si è visto assegnare un gol contro l'Hoffenheim senza che la palla avesse varcato la linea di porta: sul tiro di Kiessling, infatti, il pallone era passato attraverso un buco nella rete. Leggermente più economico il GoalControl-4D fu installato in tutti gli stadi brasiliani che hanno ospitato la Confederations Cup 2013 e il Mondiale 2014, quando la tecnologia è stata chiamata in causa per verificare se il tiro di Benzema contro l'Honduras avesse o meno passato la linea dopo aver colpito il palo. Uno strumento che ha richiesto 200 mila euro per l'installazione in ciascuno stadio più altri 3500 a partita per i costi di regia.

Goal control: come funziona – Ma come funziona questa tecnologia? Vengono montate sette telecamere in gradi di registrare fino a 500 fotogrammi al secondo per ogni porta, nella struttura interna del tetto dello stadio. Le sequenze di immagini vengono inviate tramite cavi a fibra ottica a un'unità centrale che, attraverso un software, calcola l'esatta posizione della palla con un margine di errore di 5 mm.

Le ragioni del no – "Utilizzare quella sulla linea di porta nelle nostre competizioni” critica Platini, “comporterebbe una spesa di 50 milioni di euro in cinque anni". Le piccole aperture sui gol fantasma, che in effetti rappresentano una parte minoritaria delle decisioni controverse nell'arco di una stagione, non cancellano l'opposizione filosofica di fondo dei vertici del calcio verso la moviola in campo. Per dirla sempre con il presidente dell'Uefa, la tecnologia andrebbe a "eliminare l’errore umano e con sé quel tocco di imponderabilità che fa parte da sempre del gioco del calcio". Ma c'è solo la nostalgia romantica, un no di fondo al calcio moderno, dietro la posizione di chi vuole riaffermare che rigore è sempre solo quando arbitro fischia? O c'è la difesa di un sistema, di un modello, di un regolamento con troppe zone grigie e profili di discrezionalità? Un sistema che alimenta polemiche, sospetti, e ha consentito fenomeni più o meno estesi di corruzione, da Hoyzer in giù? È un no romantico, insomma, o il no di chi teme di perdere influenza e potere?

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