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Reggio Emilia, Iaquinta in Tribunale: “Con la ‘ndrangheta non c’entro”

L’ex attaccante, accusato di detenzione abusiva di armi, si è difeso davanti al Giudice anche per una presunta vicinanza con l’organizzazione criminale: “Guadagnavo tanto, che bisogno avevo della ‘ndrangheta?”.
A cura di Alberto Pucci
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Dopo una vita passata all'attacco, per Vincenzo Iaquinta è ora arrivato il momento di giocare in difesa. L'ex attaccante di Udinese e Juventus, campione del mondo nel 2006 con l'Italia di Lippi, ha dato la sua versione dei fatti nella prima deposizione nel processo "Aemilia" contro la ‘ndrangheta, in corso per il dibattimento presso il Tribunale di Reggio. L'ex attaccante, accusato di detenzione abusiva di armi, è arrivato in aula con il padre Giuseppe: coinvolto nell’inchiesta con l’accusa di associazione mafiosa per i presunti legami con la ‘ndrangheta. "Sono una persona famosa – ha detto Iaquinta durante la deposizione – la pistola l'avevo presa più che altro per quando avessi smesso di giocare. Mi piaceva andare al poligono di Reggio, ma non ho mai girato armato". All'ex giocatore è stato contestato il ritrovamento di due sue pistole nella casa del padre, successivamente segnalate dallo stesso proprietario: "L'ho fatto perché sono onesto – ha detto Iaquinta – Mi prendo purtroppo la responsabilità per non aver trascritto lo spostamento".

La fotografia compromettente

La deposizione di Vincenzo e Giuseppe Iaquinta, ha avuto anche momenti particolarmente accesi. Mentre era sotto esame il padre, il 37enne ha abbandonato l'aula urlando "Non vogliono capire, basta" e sbattendo la porta dell'aula. Dopo circa cinque minuti, Iaquinta è rientrato ed è stato ascoltato anche nella seconda parte dell'udienza in merito alla foto scattata con la consulente fiscale bolognese Roberta Tattini: condannata a otto anni e otto mesi, nello scorso mese, per aver gestito gli affari del clan calabrese Grande Aracri. Nello scatto mostrato a Iaquinta, l'ex attaccante è ritratto insieme alla donna in un bar di Reggiolo: "Per me è un fotomontaggio – ha detto Iaquinta – una foto falsa. Le ciabatte che indossavo le avevo comprate anni dopo. Io non ho mai conosciuto la Tattini. Guadagnavo tanto, che bisogno avevo della ‘ndrangheta?".

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