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Real Madrid-Napoli, i soldi non sono tutto

Il Real si presenta alla sfida col fatturato più alto della sua storia, 620 milioni. La differenza nei ricavi è la più alta fra tutti gli ottavi di Champions. La rosa del Real vale 766,8 milioni, quella del Napoli 324,75. Ma in campo sarà un’altra storia.
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Napoli vs Besiktas

Los de afuera son de palo. Quelli di fuori non contano. Servirà il mantra di Obdulio Varela al Napoli di Sarri contro il Real Madrid. Servirà per evitare il miedo escenico, la paura del Bernabeu. Per convincersi che la partita si gioca e si decide solo in campo. Per non guardare ai fatturati, ai conti, ai bilanci. Perché da quel punto di vista Real-Napoli è l'ottavo più squilibrato di questa Champions League.

Il duello in campo

In campo, e non solo per l'adagio di Osvaldo Soriano per cui il pesce piccolo può sempre mangiare il pesce grande, Sarri può cullare qualche ragione di ottimismo. Il Napoli si presenta col miglior attacco del campionato e ha sempre segnato almeno un gol in tutte le trasferte di questa edizione della Champions. Il Real arriva forte di una media gol simile, due reti a partita, ma nel girone ha sempre incassato almeno un gol. Zidane, che a Pamplona ha riproposto un Real tignoso ma non bello e con la difesa a tre vista anche a Siviglia (dove perse), dovrebbe tornare alla linea a quattro e a una formazione con tutte le stelle in campo, a parte l'infortunato Bale, dato per rientrante per il ritorno al San Paolo.

Sarà il confronto a distanza Cristiano Ronaldo-Mertens, 20 gol a testa in stagione, a illuminare la sfida. Ma è alle loro spalle che si deciderà la vittoria. Il Real non sempre tiene le linee strette, e qui si parrà la nobilitate di Hamsik e Zielinski, che ha partecipato attivamente a 8 gol nelle ultime sue 10 presenze in Serie A.

Fatturati: un divario a mezzo miliardo

Real Madrid-Napoli, però, è anche l'epifania dei nuovi poteri pallonari, di quel che è e di quel che potrebbe essere, ma si spera non sarà. Le meregngues hanno invertito uno dei dogmi della Soccernomics (il libro datato ma non superato di Szymanski tra i massimi esperti di competitive balance al mondo) per cui la Champions è terra straniera per le squadre delle capitali europee. E si preparano alla sfida forti di un fatturato netto da 620 milioni: il più alto fra tutte le partecipanti a questa edizione.

Il modello di business consente al Real di superare per la prima volta i 500 milioni di ricavi operativi e di mantenere diversificate le fonti di introiti. Nel bilancio della stagione 2015-16, chiuso lo scorso ottobre, la biglietteria vale 46,6 milioni, il trionfo in Champions n aggiunge 82,1, le amichevoli 23,97. I diritti tv pesano solo per il 27% dei ricavi operativi (167,5 milioni, +2,5 rispetto al 2015), mentre sponsorizzazioni e introiti commerciali valgono 212,6 milioni (167,57% del totale).

Di fatto, il Real riesce a far crescere i ricavi e mantenere alta la stabilità economica, indipendentemente dalle fluttuazioni per le congiunture e per i risultati sportivi. Un plus su cui invece non può contare il Napoli, trentesimo nell'ultima Football Money League elaborata dall'agenzia Deloitte, ha il quinto fatturato netto più basso fra le qualificate agli ottavi, 142,7 milioni di euro, e paga la cronica difficoltà italiana a superare la dipendenza dai diritti tv, che rischierà di aumentare in futuro se dalla prossima asta per i diritti della Serie A non emergerà un soggetto in grado di controbilanciare la razionalizzazione di Mediaset.

La rosa merengue vale doppio

La discrepanza si traduce e si rispecchia nel valore delle rose. Uno studio recente della società londinese Brand Finance sul brand value delle prime 50 squadre d'Europa vede il Real al secondo posto e il Napoli solo 37°. I numeri potrebbero apparire impietosi, al di là delle valutazioni dell'algoritmo di Transfermarkt che assegna alla rosa del Napoli un valore di 324,75 milioni, meno della metà rispetto a quello dei blancos (766,8 milioni).

Il monte ingaggi è, allo stesso modo, quasi impossibile da comparare. Il Real può permettersi di pagare stipendi per 250 milioni lordi, 50 in più dell'anno scorso per effetto dei rinnovi di Cristiano Ronaldo, Kroos e Bale, perché il totale degli ingaggi dal 2002 non supera il 70% dei ricavi operativi. Insieme a Ramos, Benzema e Rodriguez, rappresentano la prima fascia degli ingaggi che da sola vale il 60% del totale. Il Napoli, invece, si ferma a 75 milioni di ingaggi (in Italia solo il Milan spende di più). Spiccano, dopo il rinnovo, i 3,5 milioni riconosciuti a Hamsik e i 3 per Callejon, con Milik e Reina appena dietro con uno stipendio da 2,5 milioni.

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Il Napoli e il tesoretto Champions

De Laurentiis, comunque, ha potuto investire un centinaio di milioni sul mercato estivo non solo grazie alla plusvalenza per la cessione di Higuain alla Juventus. Anche nell'ipotesi peggiore per gli azzurri, un'eliminazione agli ottavi con i bianconeri alla conquista del titolo, nelle casse dei partenopei entrerebbero comunque circa 65 milioni di euro fra premi e market pool. Una cifra che, dovesse il Napoli vincere la Champions, potrebbe anche sfiorare i 100 milioni. Senza contare i ricavi da biglietteria che nella fase a gironi hanno fruttato 3,6 milioni, concentrati quasi per la metà nella sfida contro il Benfica, e sono destinati a raddoppiare il 7 marzo. Con i biglietti polverizzati quasi due mesi prima del match, si prevede infatti un incasso da 4,2 milioni, il più alto di tutti i tempi al San Paolo (durerà ancora per poco il record attuale, 3,1 milioni, stabilito contro il Chelsea nella Champions League 2011-12.

Il business model dei blancos

Avrà anche perso il primo posto nella Money league per la prima volta dopo undici anni, ma il Real Madrid conserva ancora un brand da oltre 3 miliardi secondo Forbes. È il risultato della politica tripartita di Florentino Perez in cui il rafforzamento della rosa diventa strumento per espandere il valore commerciale e l'appeal sociale di un club con 450 milioni di tifosi nel mondo. Le partnership con brand come Fly Emirates, lo sfruttamento del marchio in Cina, Giappone, Corea o Arabia, tanto da togliere la croce dal simbolo, stabilizza la base di ricavi e consente di investire nelle strutture di base (23 milioni nel solo 2015-16) e nello stadio (230 milioni fra il 2000 e il 2015). "Oggi, il Real Madrid gode della maggiore solidità della sua storia" ha detto Florentino Perez. Il Napoli è avvisato. Ma los de afuera son de palo.

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