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Ranieri e l’addio all’Inter: “Moratti fu consigliato male, io sarei rimasto”

L’allenatore del Leicester ha detto che una persona molto vicina a Moratti caldeggiò il suo esonero, che avvenne dopo un ko con la Juve. Ranieri ha anche dichiarato che la sua avventura interista si complicò quando furono ceduti Thiago Motta e Coutinho.
A cura di Alessio Morra
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Claudio Ranieri quest’anno con il Leicester è tornato a disputare la Champions League. L’ultima volta che aveva disputato da protagonista questa manifestazione prima dell’avventura con le ‘Foxes’ era stato nella strana stagione 2011-2012. L’allenatore romano subentrò a Gasperini sulla panchina dell’Inter, ma in nerazzurro rimase per appena sei mesi. Dopo una sconfitta subita per 2-0 con la Juventus, a fine marzo, Moratti decise di cambiare tecnico e promosse Stramaccioni. A distanza di tanti anni Ranieri sostiene che il suo esonero fu prodotto da un consigliere del presidente e non dalla squadra:

Sono stato allontanato dall’Inter perché qualcuno vicino al presidente Moratti lo ha convinto a mandarmi via. Non fui sfiduciato dai giocatori. Quel qualcuno pensò che dopo i successi iniziali l’Inter avrebbe potuto vincere lo scudetto, ma non era così.

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Nell’intervista rilasciata a ‘Calcio 2000’, Ranieri ha detto che quell’Inter era ricca di giocatori di nome, che però avevano già dato il massimo e pure se erano molto titolati non erano più in grado di avere grande continuità di rendimento: “Quella squadra era reduce dal ‘Triplete’, ma aveva ancora poco da dare, poiché aveva dato quasi tutto dopo i successi delle stagioni precedenti, soprattutto a livello mentale”.

L’inizio del tecnico romano a Milano fu eccellente, le cose però cambiarono in peggio quando furono ceduti nel mercato di gennaio prima Coutinho, che passò al Liverpool, e poi il centrocampista Thiago Motta, attratto dal Paris Saint Germain:

Le cose si complicarono per me quando fu ceduto nel mercato di gennaio Coutinho, che per me era il primo cambio. Successivamente andò via anche Thiago Motta. Lui voleva fortemente il Paris Saint Germain. Cercai di convincerlo a posticipare l’addio a giugno, ma il ragazzo era convinto che il cambio immediato avrebbe cambiato la propria carriera. Dopo quelle partenze qualcosa si ruppe nella squadra e i risultati non furono buoni.

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