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Quando Conte urlò a Buffon: “Sei una delusione, non capisci nulla!”

E’ uno degli aneddoti raccontati nel “Metodo Conte”, la biografia ufficiale del tecnico pugliese. Un libro in cui si svela la personalità e il modo di allenare di uno dei tecnici più bravi in assoluto, che non va a compromessi con nessuno, nemmeno con uno come Gigi Buffon, che venne rimproverato come fosse un calciatore qualunque.
A cura di Alessio Pediglieri
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Forse diventerà una di quelle storie che si tramanderà di padre in figlio. Di quando Gigi Buffon, Superman, lo straordinario portiere della Juventus venne insultato come l'ultimo dei ragazzini da Antonio Conte l'allenatore che riportò la Vecchia Signora ai fasti d'un tempo. Insultato prima dell'ultima partita di un campionato già vinto a suon di successi e record perché Conte pretendeva più del massimo dai suoi giocatori, anche per gli ultimi 90 minuti, anche da chi la storia della Juve l'aveva scritta con le proprie imprese e le proprie parate.

Il racconto è parte integrante della biografia ufficiale di Antonio Conte, famoso anche per essere un sergente col pungo di ferro, inamovibile nelle proprie decisioni, maniacale nello studiare e ‘tormentare' psicologicamente i propri calciatori prima, durante e dopo ogni incontro. Per tenerli sempre sulle spine, all'erta, concentrati e motivati. Il ‘metodo Conte' di nome e di fatto – che è anche il titolo del libro – oramai studiato dai colleghi tecnici e tanto odiato dai giocatori. Un ‘metodo' che ha sempre dato tanti frutti.

Un ‘metodo' che nasce da lontano, da quando Conte calcava ancora i rettangoli verdi come centrocampista ma studiava da allenatore in attesa di raggiungere grandi obiettivi, come allenare la Juventus, vincere lo scudetto, o guidare la Nazionale, tutte cose che ha fatto. Lo disse, il giovane Antonio in tempi non sospetti. Era il 2006 e lui muoveva i primi passi in panchina ad Arezzo: "Se allenerò un giorno la Juventus? Il problema non è se, ma quando accadrà. Non ho alcun dubbio che ci arriverò, è solo una questione di tempo". Sogno divenuto realtà poi nel 2011, con tre scudetti vinti e il record di punti in un campionato a 20 squadre.

Proprio in quell'occasione, il 17 maggio 2014, alla vigilia dell'ultima sfida, contro il Cagliari, di una Juve già laureata campione d'Italia con 99 punti, si consuma l'aneddoto con Gigi Buffon:

Mentre Conte è seduto in sala video con gli altri giocatori, entra Buffon con Marotta: "Mister, scusi un istante, il direttore vuole fare chiarezza sulla questione dei premi da pagare alla squadra, dopo la vittoria dello scudetto". Non l’avesse mai detto, Buffon. In quei cinquanta metri quadrati si è scatenato l’inferno. Una furia di improperi rabbiosi, all’apparenza non giustificata dal momento. Conte si è messo a urlare, posseduto dal demonio di una possibile sconfitta o, ancora peggio, di una probabile pancia piena: "Mi avete rotto! Rotto, capito? E adesso andate tutti fuori dalle palle. Fuori, non voglio più vedervi. Fuori, ho detto!". "Ma, mister…". "Zitto Gigi, da quella bocca non deve più uscire una parola. Non me lo far ripetere. Proprio da te non me lo sarei mai aspettato. I premi… Ma pensa te, ’sti stronzi […] Gigi, tu sei il capitano. E non capisci niente di niente, anzi diciamolo proprio, tu non capisci un cazzo. Sei una delusione, una sconfitta appena apri la bocca. Tu come tutti questi altri deficienti".

Quella partita si concluderà con la vittoria della Juventus, la conquista dei 102 punti in classifica come nessuno mai in Europa e in Italia e l'ennesimo successo di Conte e del suo metodo.

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