Prandelli: “Ho rifiutato la panchina della Juventus. L’Heysel? Nessuno vuole quella Coppa”
Cesare Prandelli è stato il primo allenatore a regalare un dispiacere alla Juventus in Serie A in questa stagione. Una Juventus in cui l'attuale allenatore del Genoa ha militato da giocatore, e a cui ha saputo dire di no dopo la conclusione della sua esperienza in panchina alla Fiorentina. Questo e altri retroscena sono stati raccontati dall'ex ct di Orzinuovi in una lunga intervista a Il Corriere dello Sport
Cesare Prandelli e il rifiuto alla Juventus
Cesare Prandelli ha raccontato il perché del suo addio alla Fiorentina nel 2010. L'allenatore ha smentito la versione dell'epoca del patron Della Valle: "Sono stato lasciato dalla Fiorentina, Mi dissero che avrebbero ridimensionato e che io, allenatore ambizioso, potevo andare dove volessi. Due giorni dopo leggo un’intervista di Diego Della Valle che mi dà del traditore perché volevo andare alla Juve". In realtà Prandelli ha rivelato di aver rifiutato la panchina della società bianconero: "Era vero che la Juve mi voleva, ma io amavo la Fiorentina, volevo portare un titolo in bacheca. Chiamai Bettega e gli dissi che non se ne faceva più niente. Traditore? Quello tradito ero io. Forse ero diventato troppo popolare, davo fastidio".
Prandelli e il ricordo dell'Heysel, una Coppa Campioni che nessuno vuole
A proposito di Juventus, impossibile dimenticare la Coppa dei Campioni vinta nella maledetta notte dell'Heysel nel 1985 (in cui morirono 39 persone). Cesare Prandelli che faceva parte di quel gruppo bianconero, non è mai riuscito a sentire suo quel trofeo: "Fu il delegato Uefa a imporci di giocare per motivi di sicurezza. Pensavamo che la partita sarebbe stata interrotta a fine primo tempo. Ci dissero invece che doveva finire e che non ce ne sarebbe stata un’altra. Io non ho esultato per la vittoria e posso garantirti che nessuno di quella Juve vuole quella Coppa. I premi partita li abbiamo devoluti alle famiglie".
L'avventura in Nazionale e il rapporto con Cassano
Archiviato il capitolo Juventus, Prandelli è tornato a parlare dell'esperienza alla guida della Nazionale. Dalla finale di Euro 2012 persa malamente contro la Spagna, al flop ai Mondiali del 2014 con le dimissioni: "In Italia, come fai fai male. Critiche feroci. Lettere minatorie. Ci venivano a minacciare davanti al portone di casa. Il problema di quella Nazionale è che siamo andati oltre, raccoglievamo gli appelli di Don Ciotti, andavamo dai terremotati e forse abbiamo sbagliato. Quando entri troppo nel sociale, tocchi la politica". Una battuta anche sui rapporti con Balotelli e Cassano: "In Nazionale è più facile, hanno pochi giorni per fare danni. Mi sono sempre piaciuti quelli fuori dagli schemi. Cassano è il più divertente in assoluto. L’unico calciatore con cui andrei a cena tutta la vita. Mai banale. Certo, la gestione quotidiana è complicata. Non ha il senso del limite".