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Platini si dimette da presidente UEFA: “Continuerò la mia battaglia”

Il francese, nonostante la riduzione della pena da 6 a 4 anni di squalifica, lascia la presidenza UEFA: “Ho deciso di dimettermi per proseguire la mia battaglia davanti ai tribunali svizzeri per dimostrare la mia onestà”. Ad ottobre forse le nuove elezioni: tra i “papabili” Praag, Zavrl e Boniek.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Michel Platini non ci sta: e così dopo la decisione del Tribunale Arbitrale dello Sport (TAS) di ridurre la sua squalifica da sei a quattro anni (e la multa da 80mila a 60mila franchi svizzeri) nell'ambito dell'inchiesta sul pagamento di due milioni per una consulenza pagata dalla Fifa di Blatter, l'ex-calciatore francese della Juventus ha deciso di dimettersi da Presidente della UEFA.

"Prendo atto della decisione presa oggi dal Tribunale arbitrale dello sport", ha detto il francese, "ma la considero una profonda ingiustizia. Questa decisione mi impone una sospensione la cui durata mi impedirà, guarda la coincidenza, di candidarmi alle prossime elezioni per la presidenza della Fifa. E quindi, come convenuto con le varie Federazioni nazionali", ha proseguito, "mi dimetto dalle mie funzioni da presidente della Uefa al fine di proseguire la mia battaglia davanti ai tribunali svizzeri per dimostrare la mia onestà".

Parole al vetriolo, ma che testimoniano come l'inchiesta è ben lontana dalla fine, con Platini intenzionato ad andare fino in fondo in una vicenda che ha sconvolto il calcio europeo e mondiale. Il prossimo 18 maggio si riunirà il Comitato Esecutivo della UEFA a Basilea, e discuterà di diversi argomenti: inevitabile parlare anche delle dimissioni di Platini, e pensare magari a quando indire nuove elezioni. Si pensa ad ottobre, ma inevitabilmente si parla già dei possibili successori: uno di questi potrebbe essere Michael Van Praag, ex-presidente dell'Ajax, ma anche Rudolf Zavrl, presidente federale sloveno, ha buone chance. Zibi Boniek, ex-presidente della federazione polacca ed amico di Platini potrebbe invece essere il nome a sorpresa. Ma la spaccatura nell'elettorato è forte.

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