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Pirlo: “Prima di smettere voglio vincere la Champions”

Cruijff lo definisce fantastico: “Ha una visione di gioco superiore e coi piedi piazza la palla dove vuole”. Allegri scherza: “L’ho ringiovanito di 4 anni”. A 35 primavere Pirlo resta uno degli ultimi talenti del calcio italiano.
A cura di Maurizio De Santis
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"Lui è fantastico. Ha una visione di gioco superiore e con un colpo mette la palla dove vuole. Il calcio si gioca con la testa. Se non hai la testa, le gambe da sole non bastano". Lui è Andrea Pirlo, un ragazzo di 35 anni ("l'ho ringiovanito di 4 anni", scherza Allegri)  che accarezza la sfera come le corde di un violino. Incantevole, tanto da meritare la standing ovation alla Scala del calcio (San Siro) come al Bernabeu. L'altro, che ne parla in maniera così entusiasta, è Johan Cruijff: il profeta del gol, del calcio totale sfumato d'arancione, il ‘Pelè bianco' – come lo ribattezzò Gianni Brera. Esiste l'elisir di lunga vita? Datelo all'ultimo, vero, regista in circolazione dalle nostre parti. Oppure fate voti agli dei del pallone, che lo abbiano in gloria ancora per un po'. In mezzo al buio pesto di una generazione povera di veri talenti, le magie dello juventino (ex di Inter, che delitto fu lasciarlo sfuggire, e Milan) illuminano la strada e aiutano a vedere la luce in fondo al tunnel.

"Sono venuto alla Juventus per vincere e ci siamo riusciti – ha raccontato in un'intervista a La Stampa -. Adesso dobbiamo fare il salto di qualità, prima di smettere voglio vincere la Champions League". Questione di stimoli che un campione del suo calibro – tutt'altro sul viale del tramonto – conserva intatti ed è pronto a scagliare contro il prossimo avversario di Coppa, il Borussia Dortmund di Reus (autentico trascinatore) e Immobile (finito ai margini di pari passo alla crisi della squadra di Klopp). Le stelle d'Europa e la sfida entro i confini per la conquista dello scudetto, ennesima sfida da vincere. Il pareggio col Cesena ha ricordato che, nonostante il vantaggio in classifica, una grande squadra non può permettersi passi falsi. "Bastano una sconfitta e un pareggio e loro sono lì. Il campionato resta aperto. Contro l'Atalanta eravamo ancora arrabbiati, avevamo buttato via due punti, non potevamo sbagliare di nuovo". Le sconfitte – anche quelle più traumatiche come contro il Liverpool in Champions – hanno lasciato segni e insegnamenti.

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