Perché la Nations League è così importante per l’Italia di Mancini
Il mondiale è storia passata, la delusione con la Svezia è il punto più basso, il fondo da cui ripartire e l’Italia, se non nei suoi vertici federali, si è data una nuova organizzazione tattica affidando il proprio restart, il proprio revanscismo pallonaro al nuovo Ct Roberto Mancini. Un Ct che dovrà ricostruire il nostro bistrattato movimento e far risorgere, come l’araba fenice dalle proprie ceneri, quell’aura di nazionale ostica, complicata, scomoda e temuta da tutte le altre big del calcio mondiale che aleggiava negli anni delle manifestazioni di punta. Si riparte, dunque. E ‘Mancio' lo fa dando un segnale chiaro: chiama in Azzurro un classe 2000, Pellegri (attaccante del Genoa volato al Monaco), Zaniolo della Roma (protagonista con la Primavera dell'Inter prima e con l'Under 19 poi).
Un’impresa non facile ma abbondantemente nelle corde di un profondo conoscitore del mondo del football, a ogni latitudine, come l’ex allenatore, fra le altre, di Inter, Manchester City e Galatasaray. Un’impresa che, dopo le amichevoli con Arabia Saudita, Francia e Olanda, prenderà le mosse dai prossimi impegni dell’Italia chiamata, ora, ad abbandonare esperimenti e verifiche, test e prove generali per la Nations League e la sua forma di evento sì nuovo ma con tutti i canoni dell’ufficialità con, in palio, un trofeo internazionale ma anche una qualificazione al prossimo Europeo del 2020.
Nuovo capitolo, la Nations League come restart del progetto Italia
La Nations League, l’inedita competizione che andrà a movimentare quelle finestre per le nazionali che, prima, con le amichevoli, avevano perso un bel po’ d’appeal, è l’autentica occasione per la nostra selezione di cancellare il novembre del 2017 e porre le basi per la nuova, rivisitata Italia. Un’Italia giovane, sbarazzina e, possibilmente priva di quella scimmia sulla spalla, di quel pesante fardello passato alla storia come l’onta di Ventura, la disfatta di Solna e, poi, di Milano. Una decina di giorni importanti come non mai nel recente percorso del nostro movimento calcistico se non altro per la voglia dell’intero Paese di scrollarsi di dosso le recenti delusioni e, finalmente, ritornare ad esultare per la maglia azzurra e per una affermazione dei nostri amati colori. Dieci giorni per reagire, regolare Polonia e Portogallo e cominciare a instillare fiducia e consapevolezza nei propri mezzi, nei nostri ragazzi, nei nostri tanti, spendibilissimi giovani.
Chance per i ‘nuovi’…e non solo
Come da convocazioni di ieri pomeriggi, mister Mancini conferma la sua intenzione di cambiare registro anche, se non soprattutto, a partire dai volti da chiamare.
E la nuova Italia, sia in questi dieci giorni abbondanti che in futuro, risponde bene mettendo a disposizione del selezionatore un bacino tecnico comunque molto esteso. Certo, non sono questi i tempi dei dualismi di livello, Baggio–Del Piero, Toni–Gilardino, Nesta–Materazzi o Rivera–Mazzola, ma il livello medio dei calciatori nella caselle dei ‘convocabili’ non sembra affatto male, anzi.
Questa nazionale, al netto dei vari Insigne, Belotti, Immobile, Chiellini o Bonucci sarà, infatti, la selezione dei ‘nuovi’, delle giovani promesse con i vari Chiesa, Bernardeschi, Pellegrini, Donnarumma, Caldara, Romagnoli, Emerson Palmieri, Politano, Lazzari,Barella, Verdi, Benassi, Baselli, Locatelli o Mandragora a rappresentare il presente ma, soprattutto, il futuro della patria pallonara, vista Europeo 2020. Ma il Mancio non si limiterà a voltare pagina e ad affidarsi solo alle nuove leve, anzi, il neo ct, senza preclusioni, come peraltro ha già dimostrato nelle recenti amichevoli, ha intenzione di concedere una seconda chance anche a chi, negli ultimi anni, l’azzurro lo ha visto davvero poco.
Parliamo del sempre chiacchieratissimo Balotelli, di Criscito, di Sirigu, perché no di Marchisio, del contestatissimo Verratti, di Zaza e di Soriano, di calciatori cioè letteralmente esclusi o emarginati, per diverse ragioni, dalla crescita generale e generalizzata dell’Italia.
Ma se la contemporaneità dei nostri giorni è piuttosto fluida, a tratti, precaria, il futuro prossimo ma anche quello che si cela al di là dei confini del domani, pare roseo. La seconda ondata d’aria fresca è una brezza gradevole, è quasi come un soffio di maestrale di fine estate. Magnani, Mancini, Meret, Bettella, Cutrone, Pessina, Brignola, Kean, Caputo, Calabria, Romagna, Pezzella, Audero, Zaniolo, Pellegri (questi ultimi pure convocati contro Polonia e Portogallo) o Frattesi sono un vasto di giacimento cui attingere per un futuro, di nuovo, radioso con la brezza precedente a trasformarsi in una tempesta azzurra.
Testare lo stato di salute del nostro calcio: l'NL un bel banco di prova
Infine, questa serie di impegni ufficiali, contro squadre che di certo non vengono da un momento facile ma che comunque rappresentano l’élite del calcio continentale, Polonia e Portogallo, rappresentano un bel banco di prova per Mancini e compagni con gli azzurri, dopo il 3-1 subito contro i futuri campioni del mondo della Francia, che potranno verificare lo stato di avanzamento del progetto Italia. Un progetto agli albori certo ma che ha bisogno, per ben radicarsi, di un risultato importante, di due prestazioni all’altezza della situazione e delle ambizioni di una nazione che letteralmente vive di e, quasi, per il calcio.