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Perché il Milan di Gattuso è da Champions League

Il Milan ha perso solo due punti in sette partite nel 2018. E’ in serie positiva da otto partite, la più lunga da febbraio 2016. Perfetta l’aggressione degli spazi con Suso e Calhanoglu. Decidono Cutrone e Calabria. La squadra non perde il controllo del gioco nella trequarti offensiva. Roma troppo fragile, fischiato Nainggolan.
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Gattuso ha trasformato il Milan. Con la vittoria dell'Olimpico, pienamente meritata dopo un primo tempo di attesa, e un secondo di energia, aggressione, alta velocità in entrambe le fasi, i rossoneri infilano l'ottava partita di fila senza sconfitte, la serie migliore da febbraio 2016. Continuano invece le difficoltà della Roma. Nemmeno tornare al 4-2-3-1 restituisce brillantezza alla squadra e a un Nainggolan che rimane lento e fuori dal gioco.

Nel 2018, ha ottenuto 19 punti su 21

Imbattuto da quattro trasferte, come non succedeva da due anni, il Milan ha perso due punti in sette partite nel 2018. In questa serie, ha realizzato 13 gol e ne ha concessi appena tre. Dopo 26 partite, è a 44 punti, ha agganciato la Sampdoria al sesto posto e vede la Roma a sei punti, l'inter ancora quarta a sette. Con il derby in programma domenica prossima, una vittoria potrebbe davvero stravolgere in positivo le prospettive della stagione del Milan e prefigurare un finale di stagione con i rossoneri seriamente in lotta per un posto nelle quattro per la Champions League

In proiezione, se dovesse mantenere questo andamento, anche considerando qualche fisiologico passaggio a vuoto, la matematica suggerisce che possa anche arrivare a chiudere sopra gli 80 punti. Una quota che, viste le prolungate difficoltà della Roma, dell'Inter e della Lazio, nonostante le vittorie dei nerazzurri e dei biancocelesti contro Benevento e Sassuolo, possono anche giustificare sogni di gloria e di Champions League.

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Decidono Cutrone e Calabria, ottimi Kessie e Bonaventura

Il Milan la vince con due prodotti del settore giovanile, Calabria e Cutrone. Ma questa è una squadra che sta bene, che ha assunto un'identità, in cui anche Kalinic appare rinvigorito, di nuovo a suo agio, con le ali e le mezze-ali a creare un movimento costante. Il primo tempo, tatticamente per palati fini, non regala occasioni ma crea le condizioni per il cambio di paradigma dopo l'intervallo. Il Milan non dà mai la sensazione di essere in difficoltà, copre bene gli spazi, occupa il centro attraverso la regia centrale di Biglia, che tocca un'ottantina di palloni, e quella defilata di Calhanoglu, che chiude con oltre 50 passaggi e due dribbling.

La brillantezza a tutto campo di Suso quasi non fa più notizia. La sua libertà diventa quella di Kessie e Bonaventura di entrare con costanza, di creare superiorità in mezzo ed esacerbare la poca protezione della Roma davanti alla difesa senza più un mediano basso a far da schermo. E' tutta la costruzione che funziona, il Milan si muove in blocco, senza perdere l'equilibrio nelle due fasi mentre la Roma, dopo un primo tempo comunque incoraggiante, si sfalda. Paga la prestazione di Bruno Peres, fischiato più volte, che tiene in posizione regolare Calabria in occasione del raddoppio e difende poco e male. Paga la scollatura fra la linea difensiva e il trio di trequartisti, soprattutto sulle fasce, e un attacco impalpabile anche dopo l'ingresso di Dzeko.

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Roma, fischiati anche i big

La Roma, nonostante il passaggio al 4-2-3-1 e l'avanzamento di Nainggolan, perde un tempo di gioco nella costruzione, non crea quella superiorità che servirebbe sulla trequarti nella corsia centrale anche per scatenare i tagli di Under. Nainggolan dorebbe essere il primo uomo in pressing su Biglia, per ritardare o complicare l'uscita bassa del pallone e la transizione da difensiva in offensiva. Così escono tra i fischi anche i big come il belga, segno che qualcosa si stia rompendo con la tifoseria giallorossa, che l'equilibrio nell'ambiente della Roma non sia più lo stesso di prima.

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Fazio e Manolas infilati con facilità

Le ali della Roma rimangono sempre un po' troppo avanzate, non coprono lo spazio alle spalle e lasciano un vuoto tra loro e il terzino di riferimento che il Milan prova ad esaltare facendo circolare il pallone subito verso le fasce. Il gioco scivola verso i terzini, con la formazione di triangoli soprattutto sulla catena di sinistra con gli scambi stretti fra Bonaventura e Calhanoglu, che crea superiorità e favorisce gli inserimenti del capitano senza palla verso l'area nello spazio di mezzo lasciato scoperto.

Nel secondo tempo, l'azione del vantaggio esemplifica le virtù del Milan di questo periodo e le difficoltà della Roma nel passaggio al modulo spallettiano. Kessie crea superiorità numerica nel corridoio centrale con Kessie che apre per Suso, troppo libero a destra dove Kolarov stringe la diagonale. Il cross tagliato esalta l'inserimento di Cutrone, che non si è visto praticamente mai nel primo tempo. Fazio e Manolas, e non per la prima volta, mostrano qualche difficoltà di comunicazione nella marcatura a palla scoperta, e lasciano il centravanti libero di sbloccare la partita con un movimento alle spalle del greco molto simile a quello con cui aveva deciso il derby di Coppa Italia.

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Nel gol del raddoppio l'essenza del nuovo Milan

La Roma si scopre, carica a testa bassa con Scick che prova a entrare di più nel vivo del gioco e Perotti che accompagna verso il centro, dialogando con Nainggolan. La condizione atletica dei rossoneri, però, appare migliore, e lo dimostra il ribaltamento veloce al 9′ con cinque uomini che si muovono in blocco e Kessie che si allarga a sinistra per poi convergere e cercare il tiro da fuori.

Di Francesco chiede calma, ordine, e una posizione più avanzata a Nainggolan. Ma sono troppi i passaggi affrettati di Kolarov e Bruno Peres, oltre ai palloni persi sulla trequarti per eccessi di precipitazione nel portare il pallone verso l'area. E il Milan a folate si avventa su una squadra che non attacca e non difende. Gli ingressi di Defrel per Under e Gerson per Pellegrini non cambiano la sostanza.

La Roma non impara nemmeno dai suoi errori. Alisson salva su un'imbucata per Kalinic, ancora una volta furbo a massimizzare lo spazio che si crea fra i due centrali giallorossi, ma dopo pochi minuti regala al Milan la possibilità di cambiare gli interpreti e realizzare un'azione analoga, con scarico per Bonaventura e taglio dentro per Calabria, bravissimo a farsi trovare alle spalle della difesa, per il 2-0 che chiude la partita. E cambia il futuro.

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