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Perché gli errori di Fabbri ed Abisso confermano che il Var funziona ma gli arbitri meno

Nel corso della 31esima giornata di Serie A, due episodi hanno animato il dibattito sugli arbitri: il fallo di mano di Alex Sandro in Juve-Milan e quello di Manuel Locatelli in Lazio-Sassuolo. Due casi valutati diversamente tra loro, ma anche in maniera diversa rispetto a episodi simili successi durante la stagione. Due azioni che ci fanno riflettere sul Var e su quanto l’interpretazione degli arbitri rischia di vanificare lo strumento tecnologico.
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Oltre a reti spettacolari e risultati sorprendenti (soprattutto per un piazzamento in Europa), tra i protagonisti del weekend di Serie A c'è sicuramente la Var. Gli episodi di Torino e Roma continuano a far discutere e appaiono fortemente in contrasto l'uno con l'altro, evidenziando la necessità di una maggiore chiarezza nell'applicazione del protocollo e soprattutto nella regola più contestata, quella sui falli di mano.

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Perché non è colpa soltanto della Var

I falli di mano di Alex Sandro e Manuel Locatelli erano entrambi episodi al limite. La velocità dell'azione e il posizionamento dell'arbitro (e degli stessi calciatori) non hanno permesso una chiara lettura dell'episodio in presa diretta. Correttamente, in entrambi i casi i due arbitri (Fabbri per Juve-Milan, Abisso per Lazio-Sassuolo), sono stati richiamati dai rispettivi assistenti Var per effettuare una "on field review", ossia una revisione delle immagini da bordo campo, per chiarire ogni dubbio sull'assegnazione del calcio di rigore. Tutto perfetto, come da protocollo.

Fonte, Regolamento del Gioco del Calcio
Fonte, Regolamento del Gioco del Calcio

Nel caso di Torino, il Var Calvarese ha richiamato Fabbri, che aveva assegnato soltanto calcio d'angolo al Milan dopo il tocco di braccio di Alex Sandro. Dalla cabina Var di Roma, invece, Manganiello ha chiesto ad Abisso di rivedere il tocco di Locatelli, che lo aveva indotto ad assegnare un calcio di rigore alla Lazio. Dopo la review, entrambi gli arbitri hanno confermato le proprie decisioni: calcio d'angolo per i rossoneri, calcio di rigore per i biancocelesti.

  • Decisione legittima e suffragata dal regolamento: l'ultima parola spetta sempre all'arbitro, gli assistenti al Var sono per l'appunto "assistenti" e possono soltanto consigliare la revisione al direttore di gara.
Il regolamento specifica come avviene il processo di revisione Var
Il regolamento specifica come avviene il processo di revisione Var

La differenza con gli episodi del passato

Quello che sorprende è la difformità delle due decisioni rispetto a quelle assunte durante la stagione per casi simili. Alex Sandro allarga il braccio e, nonostante al momento dell'impatto con il pallone sia girato e stia ritraendo il braccio, devia nettamente un pallone indirizzato in area: casi come questo sono stati puniti con il calcio di rigore in passato. La contraddizione è ancora più evidente per il fallo di Locatelli: il pallone tocca prima sul fianco del giocatore e poi sul braccio, allargato nel movimento di ostacolare il cross di Patric. La linea guida per gli arbitri è che in caso di deviazione casuale di un'altra parte del corpo, il tocco di braccio sia considerato non volontario, e quindi non punibile.

Le lunghe review e il caso di Frosinone

Il regolamento codifica anche il tempo necessario per effettuare le "on field review". Tra gli articoli si specifica che la correttezza della decisione ha la priorità sul tempo impiegato per raggiungerla. Casi come quello di mercoledì scorso durante Frosinone-Parma, con il rigore assegnato da Manganiello dopo 9 minuti di review e trasformato da Daniel Ciofani al minuto 103, sono quindi considerati "normali" nel caso in cui la difficoltà della decisione da prendere richieda un'esame più approfondito dell'arbitro al monitor.

Il regolamento codifica anche la durata delle "on field review"
Il regolamento codifica anche la durata delle "on field review"
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