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Pecchia da Lippi a Benitez, vedi Napoli e poi… spicchi il volo

Rafa lo ha voluto nello staff tecnico del Real Madrid dopo averne apprezzate le qualità a Napoli. E’ la storia di Fabio Pecchia: dall’inferno della Lega Pro al paradiso del Bernabeu. Da Ciofani a Cristiando Ronaldo. Da perderci la testa. Da non crederci. Da pizzicotto sulla guancia. Tutto vero, avvocato.
A cura di Maurizio De Santis
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A vent'anni Marcello Lippi ne fece il perno del centrocampo del Napoli. Oggi, con una laurea di Giurisprudenza in tasca e l'abilitazione alla professione forense nel cassetto, Rafa Benitez ha voluto Fabio Pecchia accanto a sé nello staff del Real Madrid dopo averne apprezzate le qualità in azzurro. Vice-allenatore, braccio destro, uomo di fiducia, da Cottafava e Ciofani a Cristiano Ronaldo, Gareth Bale, Karim Benzema, Toni Kroos, Luka Modric, Sergio Ramos. Da capogiro. Da perderci la testa. Da non crederci. Da pizzicotto sulla guancia, perché magari è solo un bel sogno e poi ti risvegli ancora a Castel Volturno. Invece, è tutto vero. Chissà se gli tremeranno le gambe e un po' gli mancherà il fiato quando percorrerà il corridoio che dalla pancia del Santiago Bernabeu conduce al rettangolo verde, alla plaza de toros, in quell'arena da leggenda che ha salutato i campioni del calcio internazionale.

Ancelotti, Mourinho sono stati lì e hanno fatto il loro tempo. Il suo, a Valdedebas, ha un orizzonte sconfinato e la ‘casa blanca' può essere una reggia immensa per chi è cresciuto, ha giocato e allenato tra quattro mura domestiche. L'inferno della Lega Pro, Gubbio, Latina, Foggia, l'onta dell'esonero nonostante la squadra fosse terza in classifica e poi il ritorno sotto il Vesuvio da allenatore. Perché Fabio studiava e aveva la testa da grande quand'era ancora ragazzo: il titolo di avvocato e poi il patentino di tecnico di Prima Categoria UEFA Pro che gli dà diritto a sedere sulle panchine della massima serie. Perché la storia fa strani giri. Perché vedi Napoli e poi muori è solo un vecchio adagio che gli sta stretto. Per Pecchia, quella squadra che si reggeva sull'equilibrio precario di artifici contabili e trattative di mercato condotte sul filo del rasoio, è stato il trampolino di lancio.

Perché la maglia dei partenopei gli ha portato fortuna sempre, fino a spiccare il volo verso la Juventus, l'Under 21 di Cesare Maldini (con Buffon, Nesta, Totti e Cannavaro). Perché quel ragazzo brevilineo, capace di far girare la palla, verticalizzare il gioco con disarmante semplicità, sembrava disegnato apposta per gli schemi dell'ex ct campione del mondo in Germania, poi ‘guru' in bianconero. Da Lippi a Benitez: suerte, Pecchia. Il meglio deve ancora venire.

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