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Parma, Calaiò alla Caf: “Giuro sui miei figli, mai pensato di commettere un illecito”

L’accorata difesa dell’attaccante gialloblù ha convinto i giudici della Corte d’appello federale: “Ho sempre avuto un comportamento esemplare in carriera, non ho mai voluto commettere alcun illecito: voglio che da questa storia possiamo uscire puliti io e la mia famiglia”
A cura di Alessio Pediglieri
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La Caf ha dato ragione a Emanuele Calaiò e al Parma e torto non solo a chi sosteneva ci fosse un illecito sportivo chiaro e consumato ma anche al Tfn, il Tribunale federale di primo grado che aveva deciso di penalizzare la società ducale con 5 punti da scontare nel prossimo campionato di Serie A e l'attaccante con due anni di squalifica. Oggi, tutto è stato ridimensionato, ridotto a poco più di un colpetto di tosse o una pacca sulle spalle. Perché la Corte d'appello federale, cui si erano rivolti il giocatore e il club ha deciso che in fondo non è accaduto nulla di così grave da apporre pene tanto severe.

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Le decisioni della Caf

Oggi la Caf ha riformulato la sentenza abbassando le pene che erano state inflitte in primo grado, di fatto accettando il ricorso. Il Parma non avrà 5 punti di penalizzazione ma soltanto una multa di 20mila euro e al giocatore Emanuele Calaiò non ci sarà una maxi squalifica di due anni ma uno stop fino al 31 dicembre e 30mila euro multa.

Inoltre, in riferimento al ricorso del Cesena e della Virtus Entella, la Corte federale ha rimesso gli atti al Tribunale federale nazionale per la trattazione della controversia mentre ha accolto il ricorso del Cesena e si torna al primo grado unitamente al processo a Luca Campedelli, presidente del Chievo. Il tutto a seguito della dichiarata improcedibilità del processo al club scaligero da parte del Tfn. Mentre è stato respinto in toto il ricorso presentato dal Palermo.

La difesa di Calaiò

La Caf dunque, si è convinta anche dopo l'accorato appello di Calaiò che ha ribadito l'assoluta estraneità ad ogni volontà di illecito: "cazzeggi", "una sciocchezza", "una leggerezza" ha ammesso l'attaccante capendo benissimo che in primo grado gli è costata una squalifica di due anni, pena però che è apparsa ingiusta ed eccessiva.

Dispiace sia stato infangato il mio nome e quello della mia famiglia per dei messaggi, non ho mai pensato di mandare messaggi per un secondo fine. Lo giuro sui miei figli, io sono una persona corretta, sono sempre stato un esempio per i giovani per la mia professionalità

Calaiò ha capito benissimo il rischio che ha corso, ma ha anche voluto sottolineare la propria carriera, oramai giunta quasi al termine, in cui non ha mai peccato per atteggiamenti sbagliati, restando sempre un professionista in tutto e per tutto: "Speravo di non dover arrivare a questo punto per difendermi da una cosa che non ho mai fatto. Vorrei finire la mia carriera come l'ho iniziata, professionalmente, correttamente e con la limpidezza che mi ha sempre contraddistinto. Se avessi voluto alterare una partita, sicuramente non lo avrei fatto con Whatsapp ma da Parma a La Spezia sono un'ora di macchina e sarei andato lì di persona"

Il comunicato ufficiale del Parma

Oltre alle dichiarazioni del giocatore, in serta aè arrivato anche il comunicato ufficiale del Parma Calcio: "Il Parma Calcio 1913 prende atto con soddisfazione della sentenza con la quale la Corte d’Appello Federale ha sancito l’estraneità totale della società ai fatti contestati, cancellando nella sua interezza la penalizzazione inflitta in primo grado. Fin dall’inizio abbiamo seguito con totale fiducia negli organi giudicanti una vicenda che mediaticamente ha danneggiato enormemente l’immagine del club".

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