Palermo-Juventus 2-1, errore di Morganti: Tuttosport dà la colpa a Calciopoli e all’Inter

Tutto fa brodo. E il nuovo luogo comune di dare la colpa a Calcioppoli oramai non perde tempo di essere usato. Così, la testata giornalistica di ‘Tuttosport' a firma di Alvaro Moretti, approfittando delle parole di Delneri nel post partita di Palermo-Juventus 2-1 sull'errore di Morganti, si scaglia contro i fantasmi di Calciopoli (targata 2006) e del nemico di sempre, l'Inter.
Anche l'errore di Morganti, riassumento il concetto è figlio di un retaggio che ancor oggi vuole punire la Juventus, umiliandola sul campo nel momento in cui avrebbe la possibilità di dimostrare il suo valore. Un po' troppo visti i pessimi risultati della truppa presieduta da quel ‘giovin signore' già indicato da Moratti in una querelle a distanza con Agnelli.
Ma ecco per intero, la tesi di Tuttosport e Moretti:
"Che errore commette nell’eccitazione dell’ennesimo arbitraggio pieno di prevenzione e sentimenti antichi, Del Neri a chiedere rispetto ricordando che “Calciopoli, se c’era, è finita”. Sbaglia, Gigi, perché se c’era Calciopoli non è finita per niente: le telefonate che emergono in questi mesi riguardano anche arbitri in attività. E l’idea che nel dubbio – se ci possono essere dubbi sui rigori negati a Palermo – dare in testa alla Juve oggi (non anni fa…) si possa e facilmente, senza colpo ferire. IL condizionamento mentale è vivo e lotta insieme a quelli che vogliono il male della Juve. Forse si punisce l’esposto presentato a maggio sullo scudetto regalato all’Inter, che ha indotto la Figc a riaprire le tombe chiuse in fretta nel 2006? Forse qualcuno teme per la propria residua carriera: risentitevele le telefonate con Meani degli amiconi Morganti, Copelli e tutta la squadra di assistenti amici del Milan. La Juve, ora, eviti di farsi prendere in giro oltremodo: da Palazzi, da Braschi, da Nicchi, da Abete. L’addio di Collina dal ruolo di designatore fu accolto con molto rincrescimento dall’Inter e dal Milan, che impallinò subito Braschi al primo ko. Un caso?"