Palacio è il capocannoniere della Serie A: l’argentino guarda tutti dall’alto
“All eyez on me”, è il titolo del più celebre album dello scomparso rapper americano Tupac Shakur. “Tutti gli occhi su di me”, è un concetto che in queste ore si addice molto all’attuale capocannoniere della Serie A , Rodrigo Palacio, 29anni, da Bahia Blanca (Argentina), terra famosa per aver dato i natali a uno dei giocatori di basket più forti della storia albiceleste: Emanuel Ginobili. Il suo è un caso strano. Forte lo è sempre stato: 185 gare, 82 reti e 8 titoli conquistati con il Boca Juniors, e il soprannome de “El Joya”, il gioiello. Eppure per essere avvistato sul grande radar del calcio italiano gli sono servite due stagioni, da quando nell’estate del 2009 Enrico Preziosi lo portò al Genoa. Incuriositi più dai dribbling e da quel curioso codino (che cura con dovizia da quando qualche anno fa, se lo fece fare per celebrare un meraviglioso gol ai danni dell’Huracan), più che dalla reale consistenza tecnica dell’ex Boca, molti addetti ai lavori lo avevano quasi snobbato, identificandolo in quella categoria di giocatori bravi ma fine a se stessi, che poco centrano con la vetusta praticità del calcio nostrano.
“El Joya” uomo mercato
Un futbol ancorato a vecchie idee, come quelle che vogliono a tutti i costi il centravanti di peso, il classico giocatore d’area, finalizzatore e mai creatore di gioco. Un’epoca che è passata da un pezzo, basta dare uno sguardo alle varie classifiche marcatori in giro per l’Europa, dove dominano i Messi, i Ronaldo, i Rooney. Gente “piccola” per il nostro calcio, che troppo spesso rincorre l’innovazione, anziché fare da precursore, e così uno come Di Natale ha dovuto attendere di superare i trenta anni per chiedere ed ottenere di giocare più vicino alla porta. Palacio appartiene alla categoria di giocatori, che predilige prima la tecnica, e il “timing” per il gioco, poi il fisico. L’argentino è uno dei motivi per i quali Giampiero Gasperini non siede più sulla panchina dell’Inter. Il Gasp aveva in testa un’Inter con il suo delfino Milito punta centrale, e due guastatori come Palacio e Lavezzi sulle corsie esterne. Moratti non lo ha accontentato, ritenendo eccessive le richieste di Preziosi, che aveva fissato il prezzo a 12 milioni di euro. Più di un pensiero ce lo aveva fatto anche Walter Sabatini, direttore sportivo della nuova Roma a stelle e strisce. Anche questa volta il prezzo del “gioiello” è troppo alto, e l’affare saltò. Alla resa dei conti, il vero affare l’hanno fatto il Genoa e lo stesso Palacio.
Palacio: da assistman a goleador
Quattro gol in quattro partite, l'ultimo dei quali realizzato in Chievo-Genoa 2-1, e c’è chi grida alla sorpresa. Di sorprendente c’è che tale prolificità sottoporta non l’avesse ancora dimostrata nella sua esperienza italiana. Al Boca, la porta Palacio la vedeva eccome. In ampia doppia cifra in tre stagioni su cinque, con un record personale di 19 gol nel 2006/2007. Alberto Malesani gli ha restituito il suo ruolo naturale: seconda punta con licenza d’offendere. Il dribbling ubriacante, l’imprevedibilità, le accelerazioni palla al piede, adesso servono per i gol e non solo per gli assist. Se ne accorto anche il nuovo ct dell’Argentina, Alejandro Sabella, che sta per riportarlo nella Seleccion. Sabella, prima di allenare la Nazionale è stato alla guida dell’Estudiantes e aveva già provato a far acquistare “El Trenza” (il codino), dal suo club. Sono bastati quattro gol e tutti si sono accorti di lui. Meglio tardi che mai. Intanto il Genoa si coccola il suo gioiello e il secondo posto in classifica. Le nove reti segnate l’anno scorso sono già nel mirino. La Serie A ha un nuovo Codino, non ancora divino, ma di sicuro effetto.