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Pagliuca: “La Juve mi ha tolto uno scudetto, che rabbia il rigore non dato a Ronaldo”

In occasione del suo cinquantesimo compleanno, l’ex portiere di Sampdoria e Inter è tornato a parlare della sua carriera: “La gioia più grande è stato lo scudetto con la Samp, per tre notti non ho chiuso occhio”.
A cura di Alberto Pucci
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A pochi giorni dal Natale, e in occasione del suo cinquantesimo compleanno, il calcio italiano riabbraccia Gianluca Pagliuca: uno dei più forti portieri del nostro campionato, nel periodo fine anni 80 e anni 90. Intervistato dal "Resto del Carlino", l'ex numero uno di Sampdoria, Inter, Bologna, Ascoli e delle due nazionali di Vicini e Sacchi, ha riavvolto il nastro dei ricordi e parlato della sua brillante carriera: "Cinquant'anni? Sono volati, sembra ieri che salivo col borsone sulla corriera per andare ad allenarmi a Casteldebole – ha esordito Pagliuca – Il calcio mi ha preso fin da piccolino e mi ha regalato gioie e dolori. La gioia più grande è stato lo scudetto con la Samp. Per tre notti non ho chiuso occhio". Tra le delusioni più dolorose, anche quella di Usa '94: "Se ci penso mi viene il magone. In finale parai il rigore a Marcio Santos, ma non bastò perchè purtroppo noi ne sbagliammo tre. L’unica cosa positiva di quel Mondiale, fu tornare a casa. Tre mesi di ritiro con Sacchi furono molto pesanti"

Il contatto Iuliano-Ronaldo e l'elogio a Gigio

La carriera di Gianluca Pagliuca, oltre alla Nazionale, è legata ai colori blucerchiati e a quelli dell'Inter: squadra con la quale ha lottato fino in fondo contro la Juventus. "La Juve in carriera mi ha tolto un pezzo di vita e almeno un trofeo – ha continuato l'ex portiere – Non ho mai ingoiato il rospo del rigore negato da Ceccarini per il fallo di Iuliano su Ronaldo in quello Juventus-Inter del ‘98. Quando sento gli juventini che fanno le vittime, mi sale la rabbia. E dire che da piccolo per un breve periodo simpatizzavo per la Juve. E il mio mito era Zoff". A tentare di fermare la vecchia signora del calcio italiano, tra pochi giorni c sarà un diciassettenne: "Un po’ mi rivedo in Donnarumma – ha concluso Pagluica – Quando vedo la sua personalità mi rendo conto che siamo di fronte a un predestinato".

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