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Owen, il crollo dopo i successi: “Ho odiato il calcio, avevo paura e volevo solo ritirarmi”

Michael Owen si racconta e svela i retroscena della sua carriera, dall’affermazione culminata nel Pallone d’Oro all’incubo post-infortunio con la paura di giocare a calcio e la voglia di ritirarsi: “Sono entrato in uno stato d’animo in cui non mi mettevo neanche nella posizione di scattare. E quindi mi nascondevo, mi mettevo in zone del campo dove non sarei neanche dovuto essere”
A cura di Marco Beltrami
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E' stato senza dubbio uno dei maggiori talenti del calcio moderno, una stella che prima ha brillato illuminando il panorama calcistico internazionale ma che poi è stata a poco a poco offuscata dagli infortuni e, a quanto pare, da condizionamenti psicologici. Una storia particolare quella di Michael Owen, l'ex enfant prodige del calcio inglese che in un'intervista a BT Sports ha svelato i retroscena della sua carriera, dall'affermazione personale al declino culminato nella paura di giocare.

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La carriera di Owen, dal gol all'Argentina e il Pallone d'Oro agli infortuni

Cresciuto nelle Giovanili del Liverpool, Michael Owen ha letteralmente bruciato le tappe. Il classe 1979 ha esordito in prima squadra con successo nel 1997 mettendo subito in luce le sue qualità a suon di gol. Velocità, grinta e doti tecniche notevole quelle dell’ex “wonder boy” capace di conquistare il popolo inglese con l’eccezionale gol all’Argentina nella sfida valida per i Mondiali del 1998 votata poi come la seconda rete nella classifica del "Più grande gol nella storia della Coppa del Mondo FIFA" indetta dalla FIFA nel 2002. Nel 2001 Owen fu insignito anche del Pallone d'Oro per una carriera che sembrava in crescendo con tanto di trasferimento al Real nel 2004. Ecco però la sfortuna con una serie d'infortuni che hanno "tagliato le gambe" all'attaccante che poi con le casacche di Newcastle, United e Stoke City non è riuscito a ripetere le performance del passato, ritirandosi nel 2013.

Owen e la paura di giocare dopo l'infortunio

Dopo i primi problemi fisici, la prospettiva di Owen è cambiata radicalmente, con il suo modo di giocare stravolto dalla paura: "Quando mi sono fatto male per la prima volta gli adduttori, sono finito. Davvero. Ho cambiato il mio modo di giocare, non ero più quello che segnava gol come quello all’Argentina. Saltavo gli avversari, scattavo negli spazi, crossavo. Quello ero io. Ma negli ultimi sei o sette anni della mia carriera mi sono trasformato in quello che riuscivo a essere. Ero terrorizzato dalla possibilità di scattare quando avevo spazio. Sapevo che mi sarei strappato l’adduttore. E la cosa peggiore è che il mio istinto mi diceva di fare come sempre. Sono nato per essere un calciatore. E invece mi ricordo che quando McManaman prendeva il pallone e poteva lanciarmi in profondità pensavo ‘no, non puoi farlo, ti prego, passala corta".

L'odio per il calcio dell'ex stella del calcio inglese

Un vero e proprio incubo per un ragazzo che ha comunque continuato a giocare a calcio, senza però l'entusiasmo degli anni degli esordi. Il pallone è diventato quasi un nemico per Owen: "Ho perso tutto. E per quei sei o sette anni ho odiato il calcio. Non vedevo l’ora di ritirarmi, perché quello che andava in campo non ero io. E la cosa peggiore è che poi sono entrato in uno stato d’animo in cui non mi mettevo neanche nella posizione di scattare. E quindi mi nascondevo, mi mettevo in zone del campo dove non sarei neanche dovuto essere". Una storia molto triste che però non ha fatto breccia nel cuore di un'altra leggenda del calcio inglese come Shearer che ha criticato l'ex collega per aver svelato il suo stato d'animo relativo ai tempi del Newcastle: "I giocatori, lo staff e i tifosi del Newcastle non vorranno certo ringraziarlo per quello che ha detto".

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