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Olanda-Francia, dieci anni dopo Euro 2008 (ma i tulipani non sono ancora sbocciati)

A distanza di dieci anni dalla sconfitta pesante della Francia contro l’Olanda agli Europei del 2008, la parabola delle due scuole calcistiche è stata molto differente: da quel 14 giugno, che quello fu uno dei momenti più bassi della storia del calcio francese dell’ultimo periodo insieme all’esclusione alla fase a gironi di Sudafrica 2010, si può dire che i Bleus ne sono usciti alla grande mentre non è stato così per gli oranje.
A cura di Vito Lamorte
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Allo Stadion Feijenoord di Rotterdam, più noto come de Kuip, andrà in scena la sfida tra Olanda e Francia, valida per la penultima sfida del gruppo 1 della Lega A della Uefa Nations League. Nella sfida d'andata hanno vinto i campioni del mondo in carica per 2-1 grazie alle reti di Kylian Mbappé e Olivier Giroud e sono proprio i transalpini a guidare il gruppo e proprio in terra olandese i ragazzi di Didier Deschamps potrebbero ipotecare il pass per le Final Four.

Più che sulla partita in sè ci piacerebbe fare una riflessione su come due delle principali scuole calcistiche del Vecchio Continente si siano evolute nell'ultimo decennio prendendo come punto di partenza la gara tra ornaje e galletti del 14 giungo 2008, valida per l'Europeo 2008 e vide trionfare gli uomini di Marco van Basten su quelli di Raymond Domenech per 4 a 1 grazie alle reti di Dirk Kuyt, Robin van Persie, Arjen Robben e Wesley Sneijder. A distanza di dieci anni momento possiamo dure che quello fu uno dei momenti più bassi della storia del calcio francese dell'ultimo periodo insieme all'esclusione alla fase a gironi di Sudafrica 2010 ma se ora i Bleus stanno vivendo un grande momento lo stesso non si può dire degli olandesi.

Dopo la finale alla Coppa del Mondo nel 2010 e la semifinale raggiunta in Brasile, la rappresentativa dei tulipani è caduta in un vortice oscuro e non ha partecipato né all'Europeo del 2016 né ai Mondiali dello scorso giugno in Russia. Con i continui cambiamenti in panchina (da Guus Hiddink e Danny Blind all'interim di Fred Grim fino al ritorno di Dick Advocaat) non c'è mai stata pace e il livello dei calciatori si è molto abbassato anche in virtù delle esperienze continentali delle maggiori squadre olandesi, eccezion fatta per la la finale di Europa League dell'Ajax della stagione 2016/2017. Se prima i calciatori oranje gettonati erano quelli offensivi, ora la tendenza si è capovolta e i più ricercati sono i difensori (basti pensare a van Dijk, de Ligt e de Vrij).

I campanelli d'allarme erano stati suonati con una certa forza nel dicembre 2014, quando un gruppo di esperti elaborò un dossier dal titolo "Winnaars van Morgen" ("Vincitori di Domani"), una sorta di analisi sul calcio olandese in undici punti in cui si parlava di migliorare le qualità fisiche, mentalità vincente e attitudini difensive ma non vi era nessun menzione per tecnica, visione di gioco e qualità offensive: insomma, quello che era il punto forte del calcio olandese si sarebbe disperso per dar via libera ad altre caratteristiche che nulla hanno a che veder con la scuola dei Paesi Bassi.

Tutto il contrario di quanto successo con la Francia che dopo aver toccato il fondo ha iniziato a lavorare pian piano sui calciatori del futuro grazie ai "Centres de formation", ovvero centri sportivi nei quali si a molto attenzione alla crescita dei ragazzi e dove va avanti la cultura di avere giocatori pronti e validi allo stesso tempo. Se dovessimo portare degli esempi, potremmo dire che i più famosi e prolifici sono quelli di Clairefontaine e Marsiglia ma ce ne sono molti altri distribuiti in diverse zone del paese. Insomma, dall'ammutinamento con Domenech si è passati allo scettro del mondo con Deschamps, intervallati dalla finale dell'Europeo casalingo perso con l'ex juventino e dall'era Blanc, ma a colpire è proprio tutta una generazione che sembra poter regalare grandi soddisfazioni al calcio transalpino per diversi anni: dai classe '93 come Pogba, Varane, Thauvin, Areola e Umtiti; i ’94 come Tolisso, Laporte e Mendy fino ai ’95 come Rabiot, Kimpembe e Lemar e ai 96′ Pavard e Lucas Hernandez senza nominare quel mostruoso 1998 di nome Kylian Mbappé.

Molti di questi ragazzi sono cresciuti in alcuni di questi centri e questo risultato mette in evidenza la differenza delle linee gestionali adottate dalle due scuole calcistiche che si affronteranno stasera per un posto tra le prime quattro della nuova competizione Uefa. I centri federali erano anche al centro della grande riforma della nostra FIGC ma il loro funzionamento non è mai stato quello sperato: lavorare sullo scouting in tutto il paese, come prevedeva il piano Baggio, potrebbe far tornare anche gli azzurri a livelli importanti e non si tratta, come alludono tanti, di copiare un sistema che funziona ma adattarlo alle esigenze e alle situazioni. Visti i risultati francesi si potrebbe osare un "tentar non nuoce" ma vedremo questo nuovo corso federale dove ci porterà.

https://youtu.be/EoMZGOTPhJQ
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