190 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Oggi nasceva Garrincha, l’angelo dalle gambe storte che fece innamorare il Brasile

Oggi nel 1933 a Pau Grande in Brasile, nasceva Manoel Francisco dos Santos, colui che diventerà famoso con il soprannome di Manè Garrincha, ala destra del Botafogo e della Nazionale brasiliana. Avrebbe avuto 80 anni.
A cura di Alessio Pediglieri
190 CONDIVISIONI
Immagine

 Per descrivere ‘Garrincha' forse l'epiteto migliore è "Alegria do Povo", la "gioia del popolo" e il ricordo più bello è di Altafini: "L'ha vinto (il mondiale in Svezia, ndr) Garrincha, come quello di quattro anni più tardi in Cile. Tutti dicono Pelè, ma senza Garrincha quel Brasile non sarebbe stato immenso". Immenso come Manoel francisco Dos Santos, il classico figlio del Brasile, piccolo minuto, povero e sfortunato che riesce proprio nel calcio a sublimare se stesso e chi lo vedeva.

Un angelo dalle gambe storte – ‘Garrincha' è di fatto uno dei pochi brasiliani che non ha bisogno di presentazioni perchè anche chi non mastica molto di football o è troppo giovane per ricordarselo, sa comunque che fu un genio del dribbling, un eroe di due campionati del mondo, l'uomo più amato dell'intero Brasile, di più di O' Rei, Pelè. Sa anche che era un autentico predestinato del pallone che a soli 20 anni, giocando in una squadra amatoriale, a Rio ridicolizza nel provino per il Botafogo Nilton Santos, il più grande laterale sinistro dell'epoca. E' il 1953 e inizia a brillare la stella di quel ragazzino goffo, dalle gambe storte, con l'andatura da zoppo "che può fare tante cose nella vita meno una, giocare a calcio" ricorderà poi lo stesso Santos. Di fatto ‘Garrincha' è l'antitesi del giocatore modello: è il Charlie Chaplin del calcio, un angelo dalle gambe storte. Non per nulla porta con sè diversi difetti congeniti: un leggero strabismo, la spina dorsale deformata, uno sbilanciamento del bacino, sei centimetri di differenza in lunghezza tra le gambe, un ginocchio affetto da varismo mentre il sinistro da valgismo, dichiarato clinicamente invalido. Eppure, malgrado tante disgrazie fisiche quando scende in campo incanta e sublima come nessun altro nè prima nè dopo di lui.

L'essenza assoluta del calcio – Garrincha è un talento puro, unico, cristallino e la sua storia è un libro lunghissimo di aneddoti, storie, racconti di fortissime contraddizioni. Come quando venne tesserato dal Botafogo per soli 27 dollari (allora furono 500 cruzeiros), la cifra più bassa messa mai su un contratto professionistico di calcio. O come nel 1958, quando la nazionale brasiliana venne sottoposta ad un test d'intelligenza prima della sua partecipazione ai mondiali e Garrincha in un punteggio da 0 a 123 totalizzò soli 38 punti, quasi come un ebete totale. "Ha la psiche di un bambino di 4 anni e nemmeno l'intelligenza per fare l'autista" si leggerà sul referto medico. Eppure quell' "idiota" era già un autentico mito, un'icona per un intero popolo, giocherà come mai nessun altro sia nel Botafogo che nella Nazionale dove, insieme a Pelè, dal '58 al '66 ogni volta che scenderà in campo non perderà una partita conquistando 2 Mondiali. Garrincha è un "idiota" vero, un Forrest Gump del calcio, nel senso che è un giocatore puro, semplice, genuino di chi scende in campo per divertire e divertirsi, donando a tutti coloro che lo guardano l'essenza del pallone. Non senza qualche eccesso come nell'amichevole del Brasile con la Fiorentina dove scarta difesa e portiere ma prima di segnare aspetta che gli avversari lo raggiungono: li riscarta ancora e solo dopo segna. O quando nei mondiali in Cile prende a calci nel sedere un avversario e per non farlo squalificare e fargli saltare la finalissima (dove sarà decisivo) l'arbitro del match verrà obbligato – scomodando la diplomazia internazionale – a mettere a referto che c'era stato uno scambio di persona.

Il lato oscuro – Genio puro  e pura sregolatezza, totale fantasia al potere e pazzia totale: Garrincha gioca, incanta, inventa in campo ma fuori è un angelo nero, un'anima scura, l'antitesi di se stesso. Donne, alcool, soldi, dissolutezza le sue nemesi. Segue una vita tutt'altro che da sportivo, beve e spende. La sua vita sentimentale rimarrà legata alla discussa stella della canzone brasiliana Elza Soares per circa 20 anni ma avrà una serie infinita di amanti. E di figli: 15 in totale quelli riconosciuti in ogni parte della terra in cui ha giocato almeno una volta. E poi l'alcool, il suo più fido e subdolo amico che non lo abbandonerà mai, fino alla fine. Negli anni '70, la parabola di Garrincha è già irrimediabilmente segnata verso il basso, sempre con meno soldi e amici e sempre con più alcool in corpo. Finchè quel corpo dalle gambe storte, con l'andatura zoppicante, che avrebbe potuto fare tante cose ma non giocare a calcio, decide che è finita e lo abbandona. Su un letto d'ospedale nel 1983, a 49 anni, nella miseria e nella desolazione più totali, da alcolizzato.

190 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views