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Nzonzi si confessa: “Perdere non mi piace e non amo firmare gli autografi”

In un’intervista il centrocampista della Roma ha dichiarato che non gli piace firmare gli autografi e non ha piacere quando viene riconosciuto per strada. Nzonzi ha anche detto: “Sono davvero un pessimo perdente, non mi è mai piaciuto perdere, però a causa del mio linguaggio del corpo le persone pensano che non mi importi”.
A cura di Alessio Morra
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Steven Nzonzi è un campione del mondo, ed è normale che abbia avuto negli ultimi mesi grande popolarità. Il francese dopo aver vinto il Mondiale ha firmato per la Roma, famosa anche per avere dei tifosi molto calorosi. Ma a Nzonzi non piace il contatto diretto e apertamente ha detto che non ama firmare autografi e non è felice quando i tifosi che incontra lo riconoscono.

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Nzonzi e gli autografi

A ‘SoFoot’ il centrocampista con sincerità ha detto di non amare le sconfitte, e chissà come si è sentito dopo Milan-Roma dello scorso 31 agosto (quando un suo errore regalò il successo ai rossoneri) e ha dichiarato di non essere mai felice quando i tifosi lo riconoscono e gli chiedono un autografo:

Quando mi chiedono gli autografi ogni tanto mi stufa. Anche se dopo quello che è successo quest’estate non trovo strano che la gente mi riconosca e che provi a parlare con me. Comunque non mi piace, sono così e questo non cambierà. Non è nel mio stile mostrarmi. Sono davvero un pessimo perdente, non mi è mai piaciuto perdere, però a causa del mio linguaggio del corpo le persone credono che non mi importi.

I dubbi sul Siviglia e l’esperienza in Premier

Il francese è un uomo molto sincero e ha parlato delle esperienze vissute in Premier League con Blackburn e Stoke City, del modo di intendere il calcio degli inglesi, e anche di quando passò al Siviglia. Nzonzi fu sul punto di dire di no. Il francese non ama giocare quando fa molto caldo e in Andalusia il clima è torrido:

Faceva talmente caldo che all’inizio quasi avevo rifiutato il trasferimento. Per giocare a calcio preferivo decisamente la pioggia di Stoke, è più semplice. Quando sono arrivato in Inghilterra alcuni hanno detto che non avrei mai giocato. Il primo anno andava tutto più veloce per me. In Inghilterra anche i ragazzi hanno un gran fisico e c'è molta intensità. Ma la loro mentalità è una cosa a parte. Combattono contro di te un giorno e la mattina seguente vengono lì e ti chiedono come stai.

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