“Com’è andata la finale?” Il calciatore della ‘Chape’ che non sa del disastro
Il portiere Follmann, che ha subito l'amputazione di una gamba. Il difensore, Ruschel, che all'ospedale era giunto gravemente ferito (frattura della 10ª vertebra e di una lesione spinale), cammina e ha iniziato la riabilitazione. Poi c'è Helio Zampier Neto, il terzo calciatore sopravvissuto al disastro aereo avvenuto in Colombia nel quale sono morte 71 persone, tra cui la squadra della Chapecoense. Quando arrivarono i soccorsi aveva perso conoscenza, era in stato di shock e in condizioni preoccupanti per le lesioni riportate a causa dello schianto (trauma cerebrale e fratture esposte degli arti).
Adesso il giocatore sta meglio ma nulla ricorda di quei momenti. La sua memoria ha cancellato ogni cosa, l'ha chiusa a doppia mandata in qualche angolo oscuro della mente. Buio totale, Neto non sa cosa è avvenuto quel maledetto 28 novembre, mentre la squadra si recava a Medellin per disputare la finale di Copa Sudamericana.
Né il terrore di quegli istanti mentre il velivolo precipitava, nel tentativo di effettuare un atterraggio d'emergenza. Né l'attimo in cui il velivolo ha toccato il suolo spaccandosi in due tronconi, lasciando pezzi di lamiera. Niente, a Neto s'è spenta la luce in quegli attimi e s'è riaccesa in ospedale. Ai medici ha chiesto se gli fosse successo qualcosa durante la partita, quale fosse la causa del suo ricovero. Sono state queste le prime parole – come riportato da TV Globo – dopo aver salvato la vita dopo essere stato sottoposto a un intervento chirurgico a un polmone, a un ginocchio e a uno dei polsi.
Lo staff di dottori ha scelto per adesso di non rivelargli l'accaduto. Lo faranno al momento giusto e solo dietro consulto di uno psicologo che, per adesso, ha raccomandato ai medici di tenere Neto all'oscuro del disastro aereo e della tragedia. "Lo shock emotivo potrebbe essere dannoso per la sua guarigione".