Nella polvere con l’Hapoel, sulle stelle con la Juve: così De Boer ha risollevato l’Inter

Le montagne russe nerazzurre sono iniziate. Giù nel baratro contro l'Hapoel Beer Sheva in Europa League e su, tra le sfere celesti con la Juventus in campionato. Il bello e il brutto di una squadra che ancora una volta è pronta a smentire se stessa nella legge tutta interista della discontinuità. "Pazza Inter, amala" recita il mantra dei tifosi e anche sotto la guida di Frank De Boer la regola prende forma, inesorabile, coinvolgendo tutto e tutti e condizionandone i progetti. Così anche l'allenatore olandese deve inchinarsi al Giano nerazzurro un dottor Jekyll e mister Hyde inesorabile.
Cosa va
Tenuta psicologica – Finalmente la squadra non è andata in difficoltà una volta in svantaggio. Sotto 1-0 proprio nel momento migliore, i nerazzurri con la Juventus hanno retto psicologicamente e fisicamente l'impatto con la gara e l'avversario. Una reazione, certamente nervosa, che ha prodotto prima il pareggio e poi la rimonta, riuscendo a reggere nel finale forcing juventino che ha messo i nerazzurri in ginocchio nei minuti conclusivi. Ciò che non si era mai visto da inizio stagione. Un buon viatico per le gare a venire.
Icardi leader – Icardi è l'uomo-faro di una squadra che sta lentamente provando a far quadrato. Segna e fa reparto, tocca pochi palloni ma risulta decisivo. Da inizio stagione ha messo a segno 4 reti in altrettante gare in campionato, e con lui nel tabellino marcatori la squadra non ha mai perso. In estate ha rasentato il rumoroso addio, ma da quando si è tornati a pensare solamente al calcio giocato, l'argentino si sta dimostrando un vero leader e capitano. A soli 22 anni.
Banega e pressing – De Boer sta insistendo sulle proprie idee. Vuole Banega in cabina di regia e l'argentino si sta applicando volente o nolente. Joao Mario ha provato a dare una mano al compagno dichiarando di saper giocare come '10' ma per l'olandese, il metronomo di mediana è l'ex Siviglia. Che ha piedi buoni e fosforo da utilizzare senza freni, dimostrandosi tra i più tecnici in rosa. Dietro a lui, l'olandese vuole tanta fatica con Medel, Joao Mario, Felipe Melo, Kondogbia: una quantità che faccia filtro per dare vitalità alle fasce dove si sviluppa maggiormente il gioco nerazzurro. E al momento, tutti sembrano seguire le direttive.
Cosa non va
Esterni inguardabili – Il lato oscuro della forza nerazzurra è ovviamente la difesa. Più precisamente gli esterni. Non è un caso se il gol di Lichtsteiner sia arrivato su una doppia topica di D'Ambrosio e Santon, i due laterali della difesa di De Boer. Il primo ha perso palla senza recuperarla con Asamoah, permettendo il cross di Alex Sandro dove, il secondo, si è fatto anticipare dallo svizzero bianconero nell'area piccola di Handanovic. E non è un caso se il primo gol dell'Hapoel in Europa sia arrivato da calcio piazzato, con la difesa schierata e addormentata. Anche in fase di costruzione, i terzini non allargano, non spingono, non propongono. Da rivedere, nel mercato di gennaio.

Alla ricerca del gol – Si è sbloccato Perisic ma non può bastare. Il solo Icardi canta e porta la croce ma se si blocca lui, l'Inter perde. Le bocche da fuoco ci sono: il croato è una mezzala d'altri tempi, che predilige andare in porta e il suo bagaglio di reti stagionali lo può portare. Così come Eder, ancora l'ombra del giocatore in Nazionale e con la Samp. Doppia cifra per lui possibile così come si attendono i gol degli esterni come Candreva, da sempre tra i marcatori a fine anno. Ulteriore apporto arriverà dallo stesso Banega, da Joao Mario e Kondogbia tutti giocatori capaci di trovare la porta avversaria. In attesa di Gabriel, altro cecchino oggi in tribuna.
Troppi alibi – Una sconfitta, un pareggio, una vittoria, una sconfitta, una vittoria. La continuità non è il forte di una squadra che vuole tornare a qualificarsi per la Champions League. Manca la continuità, che conduce alla autostima e fiducia del gruppo. Per De Boer c'è ancora molto da lavorare, il viaggio è iniziato da 4 settimane, ma l'inizio non è dei migliori. Il problema è che l'allenatore olandese ha già provato a cercare alibi (troppe gare e turn-over obbligato) invece di pensare a far quadrare i cerchio. Dove c'è da lavorare su molti giocatori a livello mentale, soprattutto i tanti che in estate erano stati inseriti nella lista dei partenti.