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Nella polvere con l’Hapoel, sulle stelle con la Juve: così De Boer ha risollevato l’Inter

Cosa va e cosa non va nei nerazzurri di inizio stagione: positivo l’impatto di Icardi, una tenuta mentale finalmente da grande squadra, la voglia di seguire le direttive del mister. Ma la difesa traballa soprattutto sulle fasce, si segna con il contagocce e continua il vecchio ritornello dei facili alibi.
A cura di Alessio Pediglieri
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Le montagne russe nerazzurre sono iniziate. Giù nel baratro contro l'Hapoel Beer Sheva in Europa League e su, tra le sfere celesti con la Juventus in campionato. Il bello e il brutto di una squadra che ancora una volta è pronta a smentire se stessa nella legge tutta interista della discontinuità. "Pazza Inter, amala" recita il mantra dei tifosi e anche sotto la guida di Frank De Boer la regola prende forma, inesorabile, coinvolgendo tutto e tutti e condizionandone i progetti. Così anche l'allenatore olandese deve inchinarsi al Giano nerazzurro un dottor Jekyll e mister Hyde inesorabile.

Cosa va

Tenuta psicologica – Finalmente la squadra non è andata in difficoltà una volta in svantaggio. Sotto 1-0 proprio nel momento migliore, i nerazzurri con la Juventus hanno retto psicologicamente e fisicamente l'impatto con la gara e l'avversario. Una reazione, certamente nervosa, che ha prodotto prima il pareggio e poi la rimonta, riuscendo a reggere nel finale forcing juventino che ha messo i nerazzurri in ginocchio nei minuti conclusivi. Ciò che non si era mai visto da inizio stagione. Un buon viatico per le gare a venire.

Icardi leader – Icardi è l'uomo-faro di una squadra che sta lentamente provando a far quadrato. Segna e fa reparto, tocca pochi palloni ma risulta decisivo. Da inizio stagione ha messo a segno 4 reti in altrettante gare in campionato, e con lui nel tabellino marcatori la squadra non ha mai perso. In estate ha rasentato il rumoroso addio, ma da quando si è tornati a pensare solamente al calcio giocato, l'argentino si sta dimostrando un vero leader e capitano. A soli 22 anni.

Banega e pressing – De Boer sta insistendo sulle proprie idee. Vuole Banega in cabina di regia e l'argentino si sta applicando volente o nolente. Joao Mario ha provato a dare una mano al compagno dichiarando di saper giocare come '10' ma per l'olandese, il metronomo di mediana è l'ex Siviglia. Che ha piedi buoni e fosforo da utilizzare senza freni, dimostrandosi tra i più tecnici in rosa. Dietro a lui, l'olandese vuole tanta fatica con Medel, Joao Mario, Felipe Melo, Kondogbia: una quantità che faccia filtro per dare vitalità alle fasce dove si sviluppa maggiormente il gioco nerazzurro. E al momento, tutti sembrano seguire le direttive.

Cosa non va

Esterni inguardabili – Il lato oscuro della forza nerazzurra è ovviamente la difesa. Più precisamente gli esterni. Non è un caso se il gol di Lichtsteiner sia arrivato su una doppia topica di D'Ambrosio e Santon, i due laterali della difesa di De Boer. Il primo ha perso palla senza recuperarla con Asamoah, permettendo il cross di Alex Sandro dove, il secondo, si è fatto anticipare dallo svizzero bianconero nell'area piccola di Handanovic. E non è un caso se il primo gol dell'Hapoel in Europa sia arrivato da calcio piazzato, con la difesa schierata e addormentata. Anche in fase di costruzione, i terzini non allargano, non spingono, non propongono. Da rivedere, nel mercato di gennaio.

D'Ambrosio permette il cross di Alex Sandro, Santon si dimentica di Lichtsteiner
D'Ambrosio permette il cross di Alex Sandro, Santon si dimentica di Lichtsteiner

Alla ricerca del gol – Si è sbloccato Perisic ma non può bastare. Il solo Icardi canta e porta la croce ma se si blocca lui, l'Inter perde. Le bocche da fuoco ci sono: il croato è una mezzala d'altri tempi, che predilige andare in porta e il suo bagaglio di reti stagionali lo può portare. Così come Eder, ancora l'ombra del giocatore in Nazionale e con la Samp. Doppia cifra per lui possibile così come si attendono i gol degli esterni come Candreva, da sempre tra i marcatori a fine anno. Ulteriore apporto arriverà dallo stesso Banega, da Joao Mario e Kondogbia tutti giocatori capaci di trovare la porta avversaria. In attesa di Gabriel, altro cecchino oggi in tribuna.

Troppi alibi – Una sconfitta, un pareggio, una vittoria, una sconfitta, una vittoria. La continuità non è il forte di una squadra che vuole tornare a qualificarsi per la Champions League. Manca la continuità, che conduce alla autostima e fiducia del gruppo. Per De Boer c'è ancora molto da lavorare, il viaggio è iniziato da 4 settimane, ma l'inizio non è dei migliori. Il problema è che l'allenatore olandese ha già provato a cercare alibi (troppe gare e turn-over obbligato) invece di pensare a far quadrare i cerchio. Dove c'è da lavorare su molti giocatori a livello mentale, soprattutto i tanti che in estate erano stati inseriti nella lista dei partenti.

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