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Trapattoni, Byron Moreno e un biscotto avvelenato: gioie e dolori in Nazionale

Entrambe le sue avventure da commissario tecnico sono state messe in discussione da episodi che di sportivo hanno ben poco ma anche da calciatore non ebbe grande fortuna. Trapattoni giocò l’Olimpiade del 1960 e da quel momento la strada divenne piena di trappole: partendo dal problema alla caviglia al Mondiale cileno fino a Byron Moreno in Corea-Giappone passando per il biscotto scandinavo a Euro 2004 e la mano di Gallas a Parigi.
A cura di Vito Lamorte
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Quello tra il Trap e le nazionali fu un rapporto a dir poco conflittuale. Entrambe le sue avventure da commissario tecnico sono state messe in discussione da episodi che di sportivo hanno bene poco ma anche da calciatore non ebbe grande fortuna. Giuan fece parte della nazionale che arrivò al quarto posto alle Olimpiadi del 1960, finale per il bronzo persa con l'Ungheria al Flaminio di Roma, e fu costretto a saltare il Mondiale del 1962 in Cile per un problema alla caviglia che lo terrà fuori per tutte e tre le gare che la rappresentativa azzurra giocò in terra cilena. La sfortuna c'entra anche nella sua "seconda vita" con l'Italia ma a questa vanno aggiunti episodi molto particolari che hanno cambiato il corso del suo passaggio come commissario tecnico della Nazionale.

Giovanni Trapattoni venne chiamato a guidare la rappresentativa italiana dopo l'Europeo del 2000 e le parole ingenerose di Silvio Berlusconi nei confronti di Dino Zoff e il suo obiettivo erano i Mondiale di Corea e Giappone del 2002. Un paio di partite non proprio azzeccate dagli azzurri, la Corea del Sud e  Byron Moreno ci tagliarono fuori agli ottavi di finale in maniera incredibile. Espulsioni, rigori non concessi, falli mai chiamati e un paio di nostre disattenzioni ci tiraron via dalla competizione ma Giuàn era ancora convinto di potercela fare ad agguantare un trofeo in azzurro. Peccato che dopo l'arbitro ecuadoriano arrivò il "biscotto scandinavo" a Euro 2004: una vera e propria maledizione.

Irlanda, San Patrizio e il furto di Parigi

C'è una data che unisce l'Irlanda a Giovanni Trapattoni ed è proprio quella del suo compleanno: il 17 marzo si festeggia San Patrizio per ricordare l'arrivo del cristianesimo durante il quinto secolo d.C. proprio grazie al vescovo. Il padre del Trap, scomparso quando lui era molto giovane, diceva sempre al figlio di pregare ("[…]affinché il Signore ti aiuti a studiare, prendere un diploma e toglierti da questo inferno di fabbriche che sta diventando Cusano […]") e, difatti, è molto credente: un altro punto d'incontro tra la realtà irlandese e il tecnico lombardo. A combinare tutto fu Liam Brady, suo ex calciatore, ma il resto lo hanno fatto lui, Marco Tardelli e Manuela Spinelli, interprete inseparabile della guida della nazionale irlandese.

La serata più difficile per il Trap alla guida dell'Irlanda è stata la sconfitta casalinga per 6-1 con la Germania in casa, gara valida per qualificazioni alla Coppa del Mondo del 2014, ma quella più amara è, sicuramente, la gara di ritorno dei playoff per andare ai Mondiali in Sudafrica con la Francia. La mano di Henry, il goal di Gallas e il pass ai transalpini piuttosto che ai ragazzi del Trap. Quando si verificano certi episodi è difficile poi andare avanti ma lui continuò a lavorare e, difatti, la presenza sul web di canzoni in suo onore fanno capire quanto il popolo irlandese vuole bene a questo signore di Cusano Milanino.

Anche oltre la Manica si sono divertiti ad ascoltare le sue conferenze stampa e le sue interviste: ancora oggi ricordano "The cat is in the sack, but the sack is not closed. The cat is in it, but it's open — and it's a wild cat" ("Il gatto è nel sacco, ma il sacco non è chiuso. Il gatto è dentro, ma il sacco è aperto – e si tratta di un gatto selvaggio"). È difficile non voler bene al Trap.

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