Napoli senza alternative in attacco, ma è anche colpa di Sarri
“Chi giocherà al posto di Lorenzo Insigne? Pur di dare ragione a chi dice che non cambio mai, giocherei in dieci”. La battuta di un Sarri decisamente sarcastico alla vigilia della prima partita senza Lorenzo il Magnifico dal 23 ottobre 2016 non risolve certo le difficoltà del Napoli attuale. Insigne ha giocato 60 partite di fila dopo quella trasferta a Crotone, a cominciare dal confronto contro l'Empoli in cui nacque il tridente leggero con Callejon a destra e Mertens centravanti di movimento. Un jolly, un'intuizione che rischia di diventare una zavorra. Un'illuminazione, la nuova formazione titolare, che dietro però, fra le riserve che non trovano spazio, ha dilapidato 35 milioni.
Tre assi… e poi?
Sarri ha ritagliato i movimenti del tridente offensivo sulle caratteristiche individuali degli interpreti. Ha chiesto Ghoulam, prezioso il rinnovo fino al 2022, di spingere di più e lasciato più gradi di libertà a Hamsik per creare il triangolo a sinistra. Il Napoli costruisce il gioco da quel lato così da massimizzare la tendenza di Insigne a controllare lo spazio di mezzo, a creare superiorità numerica e provare il tiro a giro sul secondo palo. Oppure sfruttare la maggiore densità che inevitabilmente la difesa avversaria deve creare nella sua zona per liberare corsa e intuito di Callejon alle spalle del terzino opposto.
Un aspetto che Allegri ha saputo depotenziare dettando tempi e contesto del gioco da una posizione di difesa. Ha occupato il centro e costretto il Napoli a far scivolare di più il pallone sulla catena Hysaj-Callejon in fase di costruzione. Lo spagnolo non è riuscito a sorprendere Asamoah né a mettere pressione a Chiellini, offrendo meno dialogo anche a Mertens pur nello scenario di un Napoli capace di pressing alto e recupero del pallone in zone “calde”. Sarà per questo meccanismo così strettamente ritagliato sui tre tenori che il tecnico fatica a trovare alternative?
La bocciatura di Ounas
Il Napoli ha segnato tre gol nelle ultime quattro partite di Serie A, e proprio Callejon pare il più bisognoso di recupero. Per dargli respiro De Laurentiis ha portato per dieci milioni Ounas, che però il tecnico, fra le righe, ha bocciato. “A Napoli quando si prende qualcuno pare sia arrivato Ronaldo. Ounas ha fatto una decina di partite due anni fa a buon livello – ha dichiarato Sarri dopo la Juve – l'anno scorso non ha fatto neanche tanto bene, non possiamo pensare risolva le partite di questa dimensione. E' un anarchico, se c'è da difendere vengono fuori i suoi limiti. Deve crescere, speriamo possa far parte del Napoli del futuro perché è talentuoso”.
Certo, il suo essere “anarchico” ancora mal si presta all'inserimento in un meccanismo fatto di istruzioni individuali semplici e coordinate, ma la poca flessibilità dell'ingranaggio penalizza alla lunga: toglie efficienza agli interpreti principali e non facilita il ricambio.
Di chi è l'alternativa Giaccherini?
È lo stesso dilemma identitario di Giaccherini. Il talento non si discute, la dedizione e la disponibilità anche a giocare in ruoli non suoi è una cifra distintiva, una costante nella sua storia. Un giocatore che “dove lo metti, sta” sarebbe un atout per ogni allenatore ma una costruzione come quella di Sarri ha bisogno di specialisti nelle singoli posizioni, soprattutto in attacco. “Emanuele, quando è uscito Insigne, non è entrato e quindi vuol dire che non è il vice Insigne” ha detto il suo agente Furio Valcareggi, figlio di Ferruccio. “Lui si allena come se fosse titolare. Stiamo alla decisioni di Maurizio Sarri, sono vincenti e nessuno può mettere in dubbio il suo pensiero, ci dispiace perché non sappiamo più di chi siamo vice”.
Cosa porterà Inglese?
L'arrivo a gennaio di un attaccante come Inglese, centravanti d’area e insieme interprete moderno del ruolo, può apportare qualche variante in fase di finalizzazione, visto il notevole tempismo nello staccarsi dalla marcatura per andare a colpire di testa. La sua evoluzione l'ha portato a segnare di più, in media, tirando meno e meglio, e intensificato la disponibilità a difendere il pallone, anche spalle alla porta. Con lui, e con il recupero di Milik, Sarri potrebbe anche decidere di passare al 4-2-3-1. O in alternativa pensare al ricambio “interno”, a Roberto Insigne, il fratello di Lorenzo ancora di proprietà degli azzurri, su cui poggiano i sogni di gloria del Parma di D'Aversa.
In difesa: Koulibaly, Albiol e…
Dietro, lo scenario non cambia. Ad Albiol e soprattutto Koulibaly, Sarri non rinuncia. Lo spagnolo sposta l'orizzonte dell'uscita bassa del pallone. Il sengalese, diventato uno dei migliori difensori d'Europa, è lo stabilizzatore della difesa anche in campo aperto: posizione, fisico, lettura, anticipo, ne fanno il perno ideale, sempre più disposto anche a portar palla in avanti per consentire la ri-disposizione dei compagni nella transizione positiva. “Nel calcio il rispetto si guadagna sul campo. Se sei bravo sul campo gli altri giocatori ti seguono. Se in campo te la tiri, se pensi di essere più bravo di tutti, non può funzionare. Funziona così: se sei generoso con gli altri, gli altri lo saranno con te” ha riaffermato qualche tempo fa alla tv francese Vosges Tv per la puntata monografica del magazine "Terrain de jeu". Qui c'è tutto il pensiero di Koulibaly, e la ragione che l'ha trasformato nel pilastro della visione di Sarri.
Sparite però le alternative. Tonelli in campo non si è mai visto, Maksimovic e Chiriches assommano non più di 493 minuti in serie A in due. Per gestire la doppia competizione in Italia e in Europa serve un cambio di passo anche nella gestione della rosa. E un'apertura alla recita a soggetto che ancora non si vede abbastanza. C'è anche questo, oltre alle condizioni fisiche che certo non possono essere ottimali, nella scelta di spostare Hysaj a sinistra e tenere un po' più a riposo Mario Rui. Perché questo Napoli, finora, è fatto a immagine e somiglianza di Sarri: tradotto, da chi ne conosce gli schemi. Gli altri rimangono fuori, ma faranno sempre più fatica a conoscerli. Le battute non bastano, è questo il Rubicone da passare per scrivere il futuro del Napoli.