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Napoli-Roma: il rebus di Sarri, le (in)certezze di Spalletti

Il big match di sabato offre tanti spunti tattici. La Roma è la squadra che, in base ai numeri, dovrebbe segnare di più. Dzeko tira più di tutti in Europa ma ha una pessima percentuale di realizzazione. Il Napoli senza Milik perde un riferimento davanti: ma la Roma così soffre di più in difesa. Cruciale il confronto De Rossi-Jorginho.
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Vicini, eppure lontani. Spalletti e Sarri, due visioni diverse del calcio che crescono e maturano a 60 km di distanza. Spalletti, scrive Stoppini sulla Gazzetta dello Sport, “è allenatore che spende la sua settimana in funzione dell’avversario che va ad affrontare, che certo non stravolge ma modella le idee a seconda dell’impegno. Maurizio (Sarri) è schematico, sempre uguale a se stesso: non cambia mai, la sua forza e la sua convinzione è la meccanizzazione dell’allenamento, è la ripetitività del concetto, fino a convincere il calciatore”.

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Attacco – In realtà, soprattutto davanti, Sarri ha dovuto già cambiare dopo la partenza di Higuain e dovrà farlo ancora dopo l'infortunio di Milik, come ha ben raccontato il nostro Vito Lamorte. Il Napoli mantiene il 57,8% di possesso palla (settima squadra in Europa in questa classifica) ma il polacco interpreta il ruolo di riferimento offensivo con uno stile diverso dal Pipita, che l'anno scorso ha battuto tutti i record, eppure a parità di partite giocate il Napoli ha segnato finora un gol in più della scorsa stagione. Dei 20 gol in 8 gare, 6 sono stati segnati di testa, 9 di sinistro e 5 di destro, perché Milik e Gabbiadini sono mancini.

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Oltre alle sette reti del polacco, il Napoli ha messo a segno 9 gol con i suoi esterni offensivi (5 di Callejon in campionato, 3 di Mertens tra Champions e Serie A). Non è un caso. Ora il Napoli attacca gli ultimi sedici metri con un uomo in più rispetto allo scorso campionato. Higuain arretrava molto più di Milik e Gabbiadini, quest'anno invece il Napoli si allunga in maniera differente una volta recuperato il pallone e Sarri chiede soprattutto a Mertens, o Insigne quando gioca lui a sinistra, di rimanere più vicino al centravanti (motivo per cui ha privilegiato nelle gerarchie il belga, più a suo agio nel dialogo breve).

Callejon, al contrario, sta abbinando al classico taglio sul secondo palo alle spalle dell’attaccante (vedi i gol contro Palermo e Bologna) una maggiore densità sull'out di destra, per mantenera ampiezza e profondità, e favorire le sovrapposizioni di Hysaj. È un ruolo che esalta la visione e l'istinto dello spagnolo, che tocca pochi palloni ma riesce a incidere come nessun altro e tira più di tutti nella rosa partenopea (2.9 conclusioni a partita).

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Contromisure – Il modo di attaccare la profondità del Napoli potrebbe mettere in difficoltà la difesa della Roma. Manolas e Fazio hanno neutralizzato un centravanti classico come Icardi, grazie anche all'appoggio di Juan Jesus partito terzino ma spesso centrale aggiunto in fase di non possesso. Ma ha fatto molta più fatica nelle ultime due trasferte a Torino e Firenze, contro squadre che danno meno punti di riferimenti in attacco. In entrambe le occasioni, con meno copertura e supporto dalle fasce (Spalletti aveva schierato Florenzi e Bruno Peres insieme), il greco ha sofferto la mobilità in campo aperto di Belotti, vista anche la non straordinaria velocità di Fazio, e contenuto Kalinic consentendo però alla Viola il decisivo tiro dalla distanza che ha spaccato la partita.

I pochi tackle (1.2 e 1 a partita) danno la misura di uno stile difensivo che, con un centrocampo creativo e spesso senza un mediano ad abbassarsi rapidamente privilegia la chiusura delle linee di passaggio (2.8 e 2.6 palloni intercettati, figurano entrambi nella top-25 di serie A). Tuttavia, se il giocatore che contrasta di più è Strootman e la Roma rimane solo 14ma in A per contrasti vinti, decima per conclusioni subite (13.7) e nona per intercettazioni (16.7 di media), è chiaro che gli equilibri continuano a fare difetto ai giallorossi.

La Roma, 14ma per contrasti a partita in Serie A, concede quasi 5 tiri di media più del Napoli
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Paradosso Dzeko – Ma come attacca la Roma? È la squadra che disegna più cross in Serie A (8 quelli riusciti in media a partita) e produce, sottolinea su Ultimo Uomo Alfredo Giacobbe sfruttando il modello analitico degli “expected goals”, “una mole di gioco offensivo impressionante: è la migliore squadra per numero di passaggi nell’area di rigore avversaria (12,4 a partita), la migliore per numero di tiri dalla danger zone (8,1 a partita), la migliore per numero di occasioni pericolose prodotte (3,6 tiri da 0,3 xG in sù a partita)”. I numeri dicono che dovrebbe segnare di più in Europa, ma è il passaggio dalla teoria alla pratica a difettare ai giallorossi, nonostante un centravanti come Dzeko che tira più di chiunque altro in Europa: 5.7 conclusioni a partita (40 totali), davanti a Messi (5.6) e Ibrahimovic (5.4).

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Contro l'Inter ha segnato il suo quinto gol in sette partite (l'anno scorso servì il triplo delle presenze per raggiungere i cinque centri in stagione) ma la quantità non fa sempre rima con qualità nel gioco della Roma. Il bosniaco ha tirato 19 volte di destro, 12 di sinistro and 9 di testa, ma ha avuto quasi sempre bisogno di due o tre tentativi prima di segnare (solo 12,5% di realizzazione, il dato peggiore fra i giocatori che hanno segnato almeno un gol quest'anno). Una tendenza invertita solo contro l'Inter: per la prima volta da derby dello scorso aprile, infatti, ha segnato al primo tiro, come invece è riuscito a Bacca nella metà delle occasioni in cui è andato in gol al Milan.

Difesa Napoli – Il bosniaco sarà controllato in prima battuta da Koulibaly che non ha mai saltato una partita quest'anno e fa parte, con Reina, della ristretta cerchia di inamovibili di Sarri. Con 1.6 e tackle e 1.4 palloni intercettati a partita, il senegalese è il pilastro della difesa azzurra, capace di unire “fisico possente, anticipo rapido e uno scatto veloce” si legge sulla Gazzetta dello Sport. L'unico dubbio riguarderà il compagno di reparto, se rischiare Albiol che rientra da un infortunio o promuovere Maksimovic e tenere lo spagnolo al meglio per la Champions.

L'importanza nei contrasti di Koulibaly
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La partita, però, si deciderà a centrocampo. Come hanno dimostrato le difficoltà contro Genoa e Atalanta, il Napoli soffre contro squadre che riescono a fare densità e togliere spazio di manovra a Jorginho (77.7 passaggi di media a partita). L'italo-brasiliano, ingabbiato da Kurtic a Bergamo, detta il ritmo del gioco, all'occorrenza lo rallenta a suon di tocchi corti, ma quando serve lo accelera con i cambi di gioco così funzionali ad esaltare lo stile offensivo del Napoli, soprattutto per liberare l'uomo sulla corsia sinistra. Cresciuto anche dal punto di vista caratteriale, è il jolly in mediana di Sarri, che ha provato da regista basso anche Hamsik, l'unico che tocca più palloni (80 di media con 2.4 passaggi chiave a partita).

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La Roma però ha caratteristiche diverse, che potrebbero finire per esaltare un Napoli dallo stile europeo. La verticalità, che ha fatto la differenza contro la manovriera Inter di De Boer, può rischiare di diventare un boomerang, di esporre i giallorossi sulla trequarti, soprattutto sulle fasce. Fondamentali saranno gli scivolamenti senza palla di Strootman e le chiusure preventive di De Rossi. Altrimenti gli azzurri avranno vita troppo facile nell'attaccare la profondità e mandare i tre davanti ad attaccare la porta in superiorità numerica. Dovranno entrambi rinunciare a qualcosa, Sarri e Spalletti, sospesi nel confine sottile tra il piegarsi e l'adattarsi, tra snaturare il proprio stile e massimizzare le proprie qualità senza permettere agli avversari di esporre i propri difetti. Obiettivi simili per due tecnici vicini eppure così lontani.

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