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Napoli, il dopo Benitez: c’è anche Klopp

L’allenatore tedesco a fine stagione dirà addio al Borussia: oltre ai nomi di Mihajlovic e Spalletti, è la prima scelta, un vecchio pallino del presidente De Laurentiis. L’argentino rappresenta la rottura, con il suo spregiudicato 3-3-1-3: ipotesi suggestiva ma meno praticabile al momento.
A cura di Alessio Pediglieri
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Lo scivolone che ha precipitato il Napoli fuori dal podio ha lasciato il segno a Napoli. E nel rapporto tra Rafa Benitez e l'ambiente partenopeo oltre che con il presidente De Laurentiis che da tempo sta meditando sul da farsi attorno alla panchina azzurra. Il rinnovo, si sa, dev'essere fatto in due e al momento non c'è intesa tra il tecnico spagnolo e il patron del club campano. Ma il filo del tempo s'accorcia, le decisioni devono essere prese per tempo e nel modo giusto e così, in attesa di capire cosa accadrà nel doppio confronto con il Wolfsburg, sembra che il presidente abbia rotto gli indugi dando il ‘via libera' al dopo Benitez. Che dal canto suo non sembra essere rimasto con le mani in mano se fosse vero che – al di là delle dichiarazioni di rito – l'agente dello stesso allenatore spagnolo lo avrebbe proposto a molti grossi club europei nelle ultime settimane (in particolare il Manchester City). Un confronto a distanza, una sorta di guerra fredda che avrebbe indotto il presidente De Laurentiis a valutare quasi ufficialmente anche le candidature di Jurgen Klopp e Marcelo Bielsa, oltre ai nomi già noti da tempo di Mihajlovic e Luciano Spalletti. Due figure, quelle del tedesco e dell'argentino che porterebbero ad una vera e propria rivoluzione tattica nel gioco degli azzurri.

Benitez, "l'italiano" con il 4-2-3-1 come amuleto

Oggi, il Napoli di Rafa Benitez è indissolubilmente legato ad un modulo su tutti: il 4-2-3-1. Lo stesso con cui lo spagnolo ha scritto la storia di un decennio di calcio dal Valencia al Liverpool. Non si tratta però di un allenatore estremamente prevedibile, anche se gioca da venti anni allo stesso modo perché la costante è l'identità di gioco, mentre i giocatori e le modalità di esecuzione dello schema sono variabili e studiati anche in funzione dei calciatori presenti in rosa. Il gioco corale dovrebbe essere l'elemento in più per fare sempre la differenza:  non importa chi segna, ma bisogna sempre produrre gioco e tutti gli uomini in campo sono coinvolti nella fase di costruzione delle azioni.

Klopp, il camaleonte con il jolly degli esterni

Il nome del tecnico tedesco circola con una certa insistenza dagli inizi di febbraio, soprattutto da quando in Bundesliga si vocifera che il ciclo di Jurgen Klopp al Dortmund è vicino ai titoli di coda (arriveranno al termine della stagione e si diranno addio) comunque si concluderà la stagione. Rumors avvalorati dal fatto che l'allenatore dei gialloneri non ha mai negato di poter lasciare il Borussia. Il presidente azzurro vuole proseguire nel progetto di internazionalizzazione della squadra e dunque ha individuato nell'attuale allenatore del Borussia Dortmund il successore del tecnico spagnolo e aspetta di poter parlare personalmente con Klopp, che aveva un contratto con il club tedesco in scadenza nel 2018 (almeno fino all'annuncio ufficiale della separazione).

Il gioco di Klopp piace molto a De Laurentiis: veloce senza perdersi in virtuosismi da tiki-taka sterile, con il trequartista che si inserisce spesso sulle fasce per creare superiorità numerica e la punta che si raccorda con il centrocampo. Il modulo è un 4-2-3-1 estremamente duttile, con impostazione di base che tradisce la formazione di stampo ‘sacchiano'. Klopp ripone grande considerazione nella velocità del passaggio e nel movimento senza palla, due fattori di imprevedibilità cui ha coniugato un certo grado di asimmetricità dei trequarti con uno degli esterni che resta più alto a fare la seconda punta mentre il centrale scala a supporto dei centrocampisti.

Bielsa, il "Loco" col 3-3-1-3 di corsa e pressing a tutto campo

L'altra alternativa (suggestiva ma, per adesso, meno meno quotata) è rappresentata da un vero e proprio ‘Loco', Marcelo Bielsa, classe '55, una vita passata a studiare un calcio squisitamente offensivo, dove la fase d'attacco prevale sempre e comunque dall'assetto attendista. Marcelo Bielsa, attualmente in Ligue1 a capo del Marsiglia, è un allenatore dalla storia e dal background grandissimo. Almeno nel suo mondo, quello sudamericano perché ottiene risultati come i tre campionati argentini fra Newell's e Velez, il titolo olimpico 2004 con l'Albiceleste e la qualificazione e il brillante Mondiale 2010 col piccolo Cile, ha lasciato un segno indelebile, tanto che ne parlano tutti come di un guru.

Bielsa non a caso ha fatto proseliti anche in Europa visto che lo stesso strepitoso Pep Guardiola del primo Barcellona ha sempre ammesso di considerare Bielsa il suo ispiratore tattico, quasi alla pari di Cruijff. Il modulo sul quale lavora da sempre il tecnico argentino è uno spregiudicato  3-3-1-3, ultraoffensivo, da vero e proprio ‘Loco', il matto. Bielsa utilizza un marcatura claustrofobica in tutte le zone del campo dove corrono tutti fino all'esaurimento delle forze. Qualsiasi giocatore, e in ogni circostanza, trova un motivo per muoversi nel calcio di Bielsa dove la gestione e la corsa sono i due elementi del suo metodo. In cui conta moltissimo il possesso palla e il dettare i ritmi della partita sull'avversario di turno.

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