Napoli, è qui la festa!

In un cielo totalmente bianco e nero è arrivato alla fine un lampo azzurro: uno squarcio nel buio, dalle tinte forti con la vittoria nella finalissima di Coppa Italia da parte del Napoli 2-0 sulla Juventus, la rivale storica di sempre. Walter Mazzarri può così chiudere una stagione che era iniziata da protagonista e che aveva vissuto alcune involuzioni nel corso dell'anno fino alla realizzazione del sogno che tutti i tifosi partenopei cullavano da tempo, troppo tempo: tornare ad innalzare al cielo un trofeo.
Contro la Juventus, nella splendida cornice dell'Olimpico, è stata gara vera con due formazioni speculari, che si sono affrontate a viso aperto dando spazio al tasso tecnico e all'agonismo puro. A volte esagerando, ma sempre alla ricerca del risultato pieno senza accontentarsi o far della tattica attendista l'elemento principale di una sfida che valeva da sola una intera stagione.
La Juvenus era alla ricerca di un ‘double' che l'avrebbe rilanciata definitivamente tra le grandi di sempre, il Napoli pretendeva quell'alloro che avrebbe dimostrato di non essere da meno delle ‘big' di sempre. Così è stato: i partenopei hanno vinto, rifilando la prima sconfitta stagionale ai bianconeri, in modo meritato e senza ombre con un perentorio 2-0 che ha portato la firma dei tre tenori.

Tre tenori, una sola sinfonia – Il ‘Pocho' Lavezzi inventa, el ‘Matador' Cavani concretizza, ‘Marekiaro' Hamsik raddoppia. La sinfonia in 90 minuti del Napoli porta le firme prestigiose dei tre suoi uomini più rappresentativi che non ‘steccano' nell'appuntamento più importante di questo finale di stagione, in un crescendo rossiniano che schianta una Juventus che si ritrova in difficoltà. E pensare che sarebbe dovuta essere la squadra di Mazzarri a dover finire con il fiatone e le idee confuse per una forma fisica non eccellente e alcune assenze che sarebbero potute pesare più del dovuto. Invece, il Napoli ha saputo tenere testa ai neo campioni d'Italia con la pancia mezzo piena dal titolo e dalla festa tricolore che è pesata più del dovuto.
Stessa grinta in campo, stesse motivazioni, stessa fame: i bianconeri di Antonio Conte provano subito a fare l'incontro e in parte ci riescono dando ritmo e forza alle loro incursioni offensive e non facendo mancare la presenza in difesa di Chiellini e Buffon sostituiti al meglio da Caceres e Storari.
Il Napoli ha però il merito di credere nelle proprie capacità, saper tenere botta all'avversario più quotato e maggiormente appoggiato dai pronostici della vigilia, riuscendo a contenere la ‘rabbia' bianconera e pungere in rimessa, in modo perfetto.

La prima, l'ultima – L'ultima del ‘Pocho' in azzurro è probabilmente collimata con il suo primo successo a Napoli. Da protagonista. Lavezzi era in dubbio fino alla fine, complice le scelte tattiche di Mazzarri ma anche un orecchio e uno sguardo su ciò che poteva accadere in tribuna, con una contestazione latente verso l'argentino al centro di una trattativa di mercato che vorrebbe Lavezzi già un giocatore del PSG. Poi, la scelta del tecnico e la strepitosa e generosa gara del Pocho hanno cancellato per 90 minuti tutti i rumors: è stato lui ha suonare il primo squillo, con quel rigore ottenuto su un'uscita a vuoto di Storari, poi realizzata nel modo perfetto da Cavani dagli undici metri. E porta la ‘firma' indiretta di Lavezzi anche il raddoppio di Hamsik perchè proprio dal cambio dell'argentino con l'inserimento di Pandev è arrivato il definitivo 2-0 napoletano, nel tocco leggero e perfetto che ha superato per la seconda volta il portiere juventino.
Tre tenori protagonisti, che hanno ridotto ad una semplice ‘comparsa' l'altro eroe atteso di serata, Alex Del Piero alla sua ultima gara in bianconero che avrebbe meritato un finale differente. Il Pinturicchio non ha inciso nella gara, è stato giustamente sostituito da Conte sull'1-0 con la partita ancora aperta e il tentativo di riacciuffare un pareggio che sarebbe valso almeno i supplementari. Così, la finale di Roma è stata solamente l'occasione per chiudere ufficialmente con i colori della Juventus, con un Del Piero che – per l'ennesima volta – anche nella sua ultima gara non si è preso la scena, lasciandola ai compagni nel momento del cambio con Vucinic, spronando i suoi e andando sotto la propria curva solamente a giochi finiti, nell'estremo saluto ai suoi tifosi.

Dal Pibe al Pocho – Era dai tempi di Diego Armando Maradona che un trofeo non arrivava sotto il Vesuvio: 22 anni complessivi. E' questo l'elemento più significativo di quanto sia riuscito a fare il Napoli, al di là di aver vinto una finale contro la Juventus. Una società che è rinata nel 2004, nell'arco di poco più di un lustro, è tornata nell'Olimpo dei ‘top club' italiani in attesa di capire quale sia l'alchimia giusta per restare ai vertici anche in Europa. Quest'anno è stata una stagione da ultimo apprendistato: l'esperienza intensa in Champions League è servita a far maturare un intero ambiente, in una ‘prova generale' che ha dimostrato come la piazza sia oramai matura alle platee che contano, come ai tempi d'oro del Pibe. Aurelio De Laurentiis a fine gara l'ha confermato: "Questa vittoria dimostra che Napoli è grande, anche nel calcio. Ciò che è riuscita a fare dal 2004 ad oggi è qualcosa di straordinario. Ma è semplicemente l'inizio" ha poi concluso il patron vulcanico del club partenopeo. Da crederci, perchè se è vero che da 8 anni a questa parte il Napoli ha saputo risorgere dalle proprie ceneri come la fenice, è anche vero che il progetto programmato dal presidente è di quelli a lunga durata.
Il mercato e le sue voci non rovineranno tutto: il ciclo del Pocho sotto il Vesuvio è forse giunto al termine e la sua cessione – come ha anche sostenuto Maradona dall'Arabia – non dev'essere vista come un ‘tradimento' o un fallimento tecnico, bensì come un rilancio per l'intera squadra: è il momento perfetto per ‘monetizzare' su un giocatore che Napoli ha saputo valorizzare in 5 anni e che oggi potrebbe portare nelle casse napoletane qualcosa come 40 milioni da reinvestire per diventare ancora più forti.

Gli ‘invincibili' senza stella – Onore comunque alla Juventus di Antonio Conte che ci ha provato fino alla fine e che meritava a conti fatti, almeno il gol della bandiera in una sfida vera fino al fischio finale. Tuttavia, alla Juventus non è riuscita l'impresa storica di chiudere una intera stagione senza sconfitte. Se fosse uscita indenne dall'Olimpico avrebbe fatto il ‘cappotto' alla storia, infilando 43 risultati utili consecutivi tra Coppa e campionato. La ‘macchia' della sconfitta con il Napoli, ferma i bianconeri a quota 42, un risultato comunque entusiasmante e che può far ricordare questa Juventus, giustamente, come la Juventus degli ‘Invincibili' come già n ella festa scudetto dello Juventus Stadium, aveva ricordato Andrea Agnelli.
Non arriverà però – questa volta non per regolamenti o polemiche esterne – la ‘stella d'argento' che avrebbe potuto significare il decimo successo nella coppa nazionale. In attesa di capire come finirà la querelle della terza stella sulle maglie in onore al 30° scudetto rivendicato dai colori bianconeri, la Juventus in Coppa Italia si ferma a quota 9 e rimanda ogni appuntamento alla prossima edizione. Adesso è tempo di rinforzarsi, trovare quel ‘quid' in più per poter tornare competitivi anche in Europa nella vetrina massima della Champions League con lo scudetto cucito sul petto dopo 6 anni d'attesa.
I soliti idioti – A margine di una cornice perfetta e di una serata che ha chiuso degnamente una stagione importante in attesa di vedere trionfare un altro ‘azzurro' a giugno agli Europei di Polonia e Ukraina, non si può dimenticare però una nota negativa, a causa dei soliti deficienti che hanno approfittato della finale di Coppa Italia per dar vita ad atti di teppismo. Mentre la parte migliore del vero tifo napoletano si è visto nel dopo gara, quando una folla immensa ha accolto i giocatori del Napoli come veri e proprie eroi in una festa infinita fino a notte fonda, si deve registrare anche un tifoso juventino accoltellato.
Un tifoso juventino è stato accoltellato durante la notte dopo la finale allo Stadio Olimpico di Roma, aggredito insieme ad altri tre a Trastevere, in piazza Trilussa, dove il gruppo si era recato dopo la partita. L' uomo è stato soccorso dal 118 e le sue condizioni non sarebbero apparse subito gravi. Sul posto sono intervenuti i carabinieri che hanno raccolto le testimonianze dei tifosi juventini che si trovavano con l'uomo accoltellato al momento dell'aggressione. Hanno riferito di essere stati assaltati con dei bastoni, ricavati da rami d'albero, da un gruppo di supporter napoletani. Gli aggressori si sarebbero quindi scagliati contro il quarto componente del gruppo con un coltello colpendolo ad una gamba, per poi fuggire a piedi.