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Saldatore, magazziniere, calciatore in A: il sogno di Nalini, il Vardy italiano

Saldatore, magazziniere in un’azienda di wurstel e calciatore: è la storia di Andrea Nalini che ha giocato per tanti anni tra i dilettanti prima di decollare da Salerno verso la Serie A con il Crotone. Una favola bella, di quelle che ogni tanto la vita e il calcio sanno regalare.
A cura di Alessio Morra
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Il nome di Andrea Nalini è poco conosciuto, ma la sua storia probabilmente gli regalerà grande notorietà, forse pure fuori dai confini nazionali. Perché la sua è una splendida parabola: è la favola del calciatore che qualche anno fa lavorava in fabbrica, dove faceva il magazziniere, e adesso ha avuto un fantastico lieto fine culminato con il contratto firmato con il Crotone. Il c'era una volta… inizia il 20 giugno del 1990 a Isola della Scala, in provincia di Verona. Il calcio è la sua passione e il sogno è quello di diventare un calciatore di Serie A, ma la mamma gli dice chiaramente che prima del calcio vengono lo studio e il lavoro e così Nalini si impegna su vari fronti, come ha raccontato in un’intervista concessa a ‘La Repubblica’.

Ho studiato da perito meccanico e mi sono specializzato in saldature. Era la mia unica strada lavorativa, perché lo stipendio tra i Dilettanti non era sufficiente, quindi un po’ con il calcio e un po’ con il lavoro riuscivo a portare un po’ di soldi a casa.

Nalini inizia la sua carriera con il Villafranca, dove gioca per sei anni, vince pure due campionati tra i dilettanti e contemporaneamente lavora:

Facevo il magazziniere nel reparto würstel di una nota azienda veronese”, poi all’improvviso la sua vita cambia: “Dopo la finale playoff tra la mia squadra e la Casertana, in cui giocai bene, è arrivato il contratto con la Salernitana.

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A Salerno ha disputato due stagioni e gli sono valse attenzione, fiducia da parte della società calabrese. Tra le fila dei rossoblù ha coronato quel sogno che aveva da ragazzino: grande salto in Serie A con il Crotone. Il passato ovviamente non lo ha dimenticato Nalini, che è stato ribattezzato il Vardy italiano.

Io non mi sento cambiato, al campo sono più fresco perché non ho turni di lavoro da otto ore. I miei vecchi compagni di fabbrica di tanto in tanto passo a salutarli. Ho portato loro la maglietta e quando hanno sentito che andavo in Serie A sono stati molto contenti per me. Mia mamma adesso vede che la strada che ho sempre sognato e seguito è felicissima per me.

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