Mundialito Clubs 1981: quando il calcio in tv cambiò per sempre
Prove tecniche di Superlega. È iniziata la International Champions Cup, il torneo spalmato tra Usa, Cina e Australia con sedici big d'Europa comprese Milan, Inter e Juventus che incasseranno circa 2,5 milioni a testa. Quando è iniziato il percorso che ha trasformato il calcio d'estate in un affare? Era il 1981 e Silvio Berlusconi portava alla Scala del calcio il Mundialito Clubs, la Coppa delle Stelle. Il calcio in tv non sarebbe più stato lo stesso.
Fine del monopolio – Berlusconi aveva già preso i diritti della Copa de Oro in Uruguay tra dicembre 1980 e gennaio 1981, la competizione con le nazionali che avevano vinto almeno un Mondiale che spezzò il monopolio Rai. Secondo la versione dei fatti riportata da Pino Frisoli e Massimo De Luca nel libro Sport in Tv, un imprenditore di origine greca che viveva in Uruguay, Angelo Vulgaris, titolare di una multinazionale della carne e del bestiame, offre per un milione e mezzo di dollari i diritti all’Eurovisione. Una cifra troppo alta, che fa saltare le trattative. Si inserisce Rete Italia, società della berlusconiana Fininvest, e chiuse l’accordo in due giorni per 900 mila dollari (circa un miliardo di lire dell’epoca (due milioni e 250 mila euro attuali), per sette partite: fanno 150 milioni a partita, sette volte rispetto ai 20 che la Rai ha versato per ognuna delle 38 gare del Mundial argentino. Il governo Forlani spinge per l'accordo fra Berlusconi e la Rai, che trasmette in diretta le partite dell'Italia e la finale. Canale 5 manda in diretta le altre partite in diretta in Lombardia e in differita le altre in tutta Italia, come la tv di Stato.
Carosio voce del torneo – Al torneo partecipano il Penarol Montevideo di Cubilla, il Santos di Clerici, l’Inter di Bersellini, gli olandesi del Feyenoord e il Milan. A raccontarlo la voce storica di Nicolò Carosio. «Sono nato con la passione di questo mestiere e morirò cosi», dice alla Stampa l'inventore di un genere di racconto che prima non c'era. «Ho saltato una sola domenica in quarant'anni, quando è morta mia madre. Sua è stata l'idea di fare la radiocronaca di una partita». Anche in quel 1981 mantiene il suo stile appassionato e coinvolto. «Credo che il resocontista, radiofonico o televisivo non importa, debba vivere l'avvenimento che sta commentando – spiegava -. Se non si appassiona, potrà offrire al pubblico soltanto delle fredde didascalie».
La comparsata di Crujff – ll regolamento consentiva alle squadre di prendere “in prestito” giocatori non compresi nella rosa. Il Milan decide così di far giocare contro il Feyenoord Johann Cruijff, reduce da una stagione negli Usa, con i Washington Diplomats, e accolto con tutti gli onori da Gianni Rivera. Ci sono almeno 30 mila spettatori per vederlo giocare, ma Crujff delude, tocca pochi palloni, evita i contrasti e all'intervallo viene sostituito da Francesco Romano. È una prova “patetica e sbiadita” scrive il Guerin Sportivo che si chiede: "Cruijff è finito?". «Credo sia normale — dice serenamente e senza falsa modestia —. L'altra sera non sono riuscito a giocare perché reduce da una fresca operazione alla gamba, di cui avevo avvertito organizzatori e dirigenti del filari. Non si può dire, in base a questa unica partita, che sono un giocatore finito. Sono convinto, anzi, di aver ancora molto da dare al football. In fondo ogni Paese ha la sua mentalità e io affronto il calcio da olandese. Evidentemente, nei Paesi dove sono stato ho trovato situazioni diverse, e magari nei primi tempi ho anche un po' faticato, ma mi sono sempre abituato abbastanza in fretta. Comunque, non ho mai perduto le caratteristiche di calciatore e di atleta che avevo acquisito fin dall'inizio, giocando nel mio Paese».
Il torneo dell'Inter – L'Inter, che due mesi prima aveva sfiorato la finale di Coppa dei Campioni, debutta con un pari per 1-1 contro il Penarol della stella Ruben Paz, che però non brilla. Contro il Feyenoord, rinforzato da Krol che arriva da un grande campionato al Napoli, è Beccalossi a illuminare la scena: suo il gol del vantaggio prima del raddoppio di Bini. Determinante il successo sul Santos del gringo Sergio Clerici, ex Lazio, Bologna e Fiorentina. Non sono più i tempi di Pelè e Rivelino, sono al massimo i tempi della giovane mezzapunta Eloi, che però non basta a evitare i quattro gol dei nerazzurri firmati Bini, Oriali, Spillo Altobelli e Muraro (4-1 il finale).
Incidenti – L'Inter gioca quella partita alle 19, il Milan scende in campo alle 21 contro il Penarol (vincerà 1-0). Sul piazzale davanti allo stadio, scoppiano scontri violenti: ne fa le spese uno dei capi tifosi de Milan che verrà ricoverato in ospedale. E il giorno dopo c'è il derby. In curva nord i tifosi dell'Inter espongono uno striscione di scherno, un centinaio di milanisti caricano e quasi invadono il settore opposto. Si fermano appena prima della nord, i nerazzurri rispondono, li ricacciano indietro e invadono la Sud. I milanisti ripartono e stavolta sfondano decisi e strappano lo striscione incriminato.
Il derby – E' del Milan, che nutre desideri di rivincita dopo l'anno in B per il Totonero, il gol del vantaggio: da applausi il diagonale di Vincenzi. Tassotti e Baresi guidano la difesa rossonera che per un tempo regge. Ma un disimpegno sbagliato a inizio ripresa favorisce il pareggio di Altobelli. L'Inter prende il comando del gioco, segnano Oriali (bravo a tenere sulla difensiva Novellino per tutto il match) dopo un errore di Evani e Altobelli su rigore. Bini solleva il trofeo disegnato da Giò Pomodoro, l'Inter incassa un premio da 100 mila dollari
Europa vs Sudamerica – «La squadra che mi ha impressionato di più in questo torneo è stata il Santos — ha detto dopo il derby il libero e capitano dell'Inter Bini —. Vederli giocare è uno spettacolo, un divertimento continuo: sono giocatori di una levatura superiore». Il Mundialito ripropone l'antica contrapposizione fra la scuola europea e lo stile sudamericano che un anno dopo al Bernabeu avrebbe assunto forme e dimensioni da leggenda nella notte della redenzione di Pablito Rossi. «Tutti i difensori sudamericani hanno piedi buoni, non sprecano una palla – commentava Fabio Capello -. Questo significa un aiuto enorme per tutti gli altri compagni di squadra».
La tv – E' la tv commerciale, comunque, la vera vincitrice del Mundialito. Canale 5, che ha chiuso con un utile di un miliardo il torneo per nazioni di Montevideo, cambia il modo di vedere il calcio in Italia. «Siamo interessati a qualsiasi manifestazione che faccia spettacolo – diceva Vittorio Moccagatta, direttore delle relazioni esterne del gruppo Fininvest -. E che possiamo organizzare noi stessi o semplicemente riprendere e poi diffondere. Intendiamo superare l'immagine della televisione privata come cinema in casa. Riteniamo lo sport uno degli avvenimenti televisivamente pia efficaci – prosegue -. Non dimentichiamo che la tv deve molto allo sport a cui sono legati alcuni dei suoi momenti più felici. Nello stesso modo, però, lo sport deve molto alla tv perché alcune discipline, come il golf (il cui gradimento ha superato ogni aspettativa) o il football americano, si sono fatti conoscere dal grande pubblico o sono diventati popolari per mento della televisione. Con questa filosofia ci muoviamo in tutto il mondo alla ricerca di grandi spettacoli sportivi». A settembre di quel 1981, Canale 5 trasmetterà per la prima volta le partite casalinghe di Juventus, Roma e Inter nelle coppe europee. È la fine del monopolio, l'inizio del calcio-show.