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Mondiali, le colpe di Cesare Prandelli nel flop azzurro in Brasile

La sconfitta, con conseguente eliminazione, ha aperto la crisi in seno alla Federazione che ora dovrà gestire le dimissioni del tecnico di Orzinuovi.
A cura di Alberto Pucci
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Abbinare la parola "esonero" alla figura di Cesare Prandelli, fino al novantacinquesimo di Italia-Uruguay, era decisamente impensabile. Neanche il più critico dei detrattori del tecnico di Orzinuovi, avrebbe mai pensato ad un allontanamento dell'allenatore o, addirittura, ad un suo spontaneo addio. E' bastata invece la capocciata di Godin a rovesciare il mondo azzurro e a dare il via a quella che sarà un'autentica "via crucis" per Prandelli che nel post gara contro l'Uruguay ha rassegnato le sue dimissioni, insieme a quelle di Giancarlo Abete, dopo un Mondiale disastroso. Insieme a Spagna e Inghilterra, condividiamo infatti il podio delle deluse. Insieme a loro, probabilmente, condivideremo le critiche verso l'allenatore e i suoi errori. Già, perché Cesare Prandelli di errori ne ha fatti e, alcuni, anche molto evidenti. Sbagliano tutti, ovviamente. E sbagliano anche allenatori in gamba come il nostro attuale commissario tecnico. Il problema, però, sorge quando entra in campo la tentazione diabolica di perseverare nello sbaglio.

La lunga lista – L'elenco è particolarmente corposo e comprende "topiche" più o meno gravi. Il tecnico italiano è sul banco degli imputati, ancor prima di un gruppo di giocatori apparsi spenti fisicamente e poco reattivi dal punto di vista dell'orgoglio e della grinta. Prandelli ha sbagliato sin dall'inizio della spedizione brasiliana. E' stato un errore lasciare a casa Pepito Rossi e sventolare l'imbarazzante "codice etico", un errore riempirsi la bocca con la vittoria contro gli inglesi (che camminavano in mezzo al campo e lasciavano giocare), un errore cercare di ripetere la prima gara (non schierando dal primo minuto Immobile) contro una squadra tosta e grintosa come la Costa Rica, uno sbaglio spostare Darmian e toccare dei meccanismi di difesa che sembravano funzionare, un incredibile errore aver convocato Cerci per tenerlo in panchina, uno sbaglio tremendo fidarsi solo (e ciecamente) di Mario Balotelli per poi silurarlo al termine del primo tempo contro l'Uruguay, dopo aver scoperto che "Marione" tutto faceva, tranne che correre e giocare al calcio.

Terremoto azzurro – C'è chi dice che la colpa maggiore di Cesare Prandelli, sia stata quella di essere una persona troppo perbene e di non saper usare il pugno di ferro nei momenti critici. C'è anche chi, ovviamente, lo porta in palmo di mano per aver ricostruito una Nazionale umiliata in Sudafrica, aver centrato la finale degli Europei, il terzo posto alla Confederations Cup e la qualificazione mondiale con due turni d'anticipo e senza perdere una partita. Tutto vero ed è giusto dare a Cesare, quel che si è guadagnato in questi anni. Il problema, però, è che i pochi errori fatti sono costati carissimi alla nostra federazione (finale Euro 2012, match contro Costa Rica e Uruguay) che, inevitabilmente, dovrà riflettere a lungo sul da farsi e cercare un valido sostituto del buon Cesare. Paradossalmente, i sostituti sono ancora tutti a "piede libero". Allegri, Spalletti e Mancini, ad esempio, potrebbero essere i primi a finire su un'ipotetica lista di chi prenderà il posto di Abete che, nei prossimi giorni, sarà chiamato a tentare di spegnere l'incredibile incendio arrivato, ormai, ai piani alti di via Gregorio Allegri 14: sede, testa e cuore di un calcio azzurro che pare non far più paura a nessuno.

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