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Mondiali 2006, 10 anni fa l’Italia diventava campione del mondo a Berlino

Dieci anni fa la nazionale di Marcello Lippi batteva la Francia in finale a Berlino e conquistava la quarta Coppa del Mondo della storia. Un’avventura incredibile che è ancora negli occhi di tutti gli italiani ma oggi dove si trova il movimento calcistico del Belpaese?
A cura di Vito Lamorte
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Il tiro di Fabio Grosso, la rete che si gonfia, la corsa sfrenata dei ragazzi in maglia azzurra sul prato verde dell'Olympiastadion di Berlino. La storia. Era il 9 luglio del 2006 e l'Italia diventava per la quarta volta campione del mondo di calcio. La nazionale di Marcello Lippi sconfisse la Francia ai rigori per 5 a 3 e faceva esplodere di gioia una paese intero che attendeva questo trofeo dal 1982, quando Dino Zoff e compagni conquistarono il trono del mondo in Spagna. La gara con i Blues chiuse un cerchio aperto nel Mondiale del 1998, con l'eliminazione ai quarti, e proseguito con la finale dell'Europeo del 2000 persa al Golden Gol.

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La vendetta è un piatto che va servito freddo, si dice così no? In Germania toccava a noi. Molti segnali, a posteriori, erano molto più chiari: l'aver evitato il Brasile agli ottavi di finale, il rigore segnato da Francesco Totti all'ultimo minuto con l'Australia, l'esplosione di Marco Materazzi, la compattezza e l'unione di un gruppo che dall'Italia era partito subissato di critiche dopo l'esplosione di Calciopoli. Tanti punti che se uniti danno la forma della coppa sollevata nel cielo di Germania da Fabio Cannavaro, capitano insuperabile durante tutto il torneo.

Cannavaro alza la Coppa del Mondo: 9 luglio 2006, Italia campione per la quarta volta nella sua storia
Cannavaro alza la Coppa del Mondo: 9 luglio 2006, Italia campione per la quarta volta nella sua storia

La partita infinita

L'Italia, a differenza di altre volte, partì bene e grazie al primo posto nel suo girone evitò incroci spiacevoli trovandosi la strada spianata verso la semifinale. Quella di Dortmund fu la gara che la generazione di ragazzi degli ani'80, '90 e 2000 sicuramente ricorda come la gara più esaltante della nazionale, molto più della finale contro la Francia, se proprio vogliamo essere precisi. Al Westfalenstadion gli azzurri hanno giocato in 11 contro, almeno, 60.000. Un'impresa meravigliosa che ha fatto trepidare i cuori di tutti gli amanti del "Dio pallone" per 120 minuti. Le reti di Grosso e Del Piero a ridosso dello scadere hanno reso questa storia più bella e dolce per chi vedeva la partita al di qua delle Alpi ma, soprattutto, per chi da anni vive in terra teutonica ed è da sempre oggetto di sfottò e offese di tutti i tipi. Un po' com'era successo con la vittoria azzurra di Wembley del 1973. Quel tipo di rivalsa sociale che, a volte, solo il calcio riesce a regalare. Le copertine dei giornali che invitavano a boicottare la pizza o mostravano una pistola su un piatto di spaghetti il giorno dopo erano piene di rancore e invidia per chi aveva giocato e vinto alla grande nel giardino più sacro. Una soddisfazione immensa.

Calciopoli

Purtroppo l'estate del 2006 era iniziata malissimo per il movimento calcistico italiano: una serie interminabile di intercettazioni telefoniche hanno inchiodato alle proprie responsabilità un modo di fare calcio che prima ha visto implicati Bettega-Giraudo-Moggi, la famosa Triade, e poi altri personaggi noti del mondo pallonaro. È stato scoperchiato un pentolone che ribolliva di un marciume che fino a poche settimane prima sembrava essere solo il frutto della fantasia contorta di appassionati frustrati. Una storia che molti hanno tentato di riscrivere più volte ma che, purtroppo, gli atti hanno decantato linearmente. Non tardarono ad arrivare le richieste di esclusione per alcuni giocatori (Cannavaro su tutti) e, addirittura, l'esonero di Marcello Lippi ma la Federazione decise di seguire una linea precisa, netta. Un terremoto che ha visto cadere il calcio italiano in un baratro terrificante.

Dove siamo oggi?

Le piazze d'Italia si riempirono di maglie e bandiere azzurre. Uomini e donne di tutte le età intonarono cori ovunque, dalla Capitale al paese più piccolo dello stivale. Tutti i monumenti vennero ammantati di drappi tricolori e ci si abbracciava per la felicità. Ma, dopo dieci anni, in che posizione possiamo collocare la nazionale di calcio in una graduatoria mondiale?

Le ultime due esperienze mondiali sono state terrificanti e le eliminazioni dopo la fase a gironi in Sudafrica e Brasile hanno scoperchiato il vaso di Pandora. Il movimento calcistico italiano è in ascesa rispetto ad altre scuole di calcio che hanno fatto degli investimenti a lungo termine e ora si ritrovano con delle generazioni d'oro sia nella selezione A che nelle varie Under. La mancanza di una "vera scuola di calcio", la presenza di molti stranieri fin dalle squadre giovanili e le strutture obsolete sono alcune delle cause che hanno portato la nazionale italiana fuori dalla top 10 del Ranking FIFA per la prima volta nella storia. Le campagne europee del 2012 e di quest'anno sono state parecchio positive rispetto alle aspettative ma i problemi restano. Quanti anni abbiamo aspettato per tornare sul tetto del mondo nel 2006 dalla vittoria precedente? Ben 24. Ad oggi ne sono passati dieci e la luce è ancora lontana alla fine del tunnel.

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