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Modulo, gioco, errori e gol subiti: Di Francesco ancora alla ricerca della vera Roma

Dopo la vittoria ottenuta in extremis all’esordio contro il Torino, la Roma di Di Francesco ha raccolto un solo punto (e cinque gol subiti) contro Atalanta e Milan. Tra i continui cambi di modulo, uno stile di gioco poco propositivo, calciatori non adatti al 4-3-3 ed errori individuali ecco cosa c’è dietro l’avvio di campionato stentato dei giallorossi.
A cura di Michele Mazzeo
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Quella di San Siro, arrivata per colpa del gol del milanista Patrick Cutrone, è solo la prima sconfitta stagionale per la Roma di Eusebio Di Francesco, ma ha fatto venire fuori alcuni problemi strutturali che la vittoria sul campo del Torino e il 3-3 in rimonta contro l’Atalanta avevano in qualche modo nascosto. Dopo tre partite di campionato i capitolini si ritrovano con quattro punti in classifica con cinque gol fatti, ma a preoccupare sono soprattutto i cinque subiti nelle ultime due sfide dopo il clean sheet all’esordio contro i granata. In entrambe le gare, con la Dea e il Milan, la Roma ha concesso difatti un tempo agli avversari lasciando il possesso palla senza riuscire a ripartire insidiando la retroguardia avversaria.

Un modulo di base ancora da trovare

Come testimoniato dai continui cambi di modulo apportati da Di Francesco, il tecnico giallorosso che nell’ultima sessione di mercato ha sì visto arrivare ben 10 nuovi acquisti, ma ha anche dovuto salutare tre pedine fondamentali per il suo gioco come Alisson, Nainggolan e Strootman, non ha ancora trovato la quadra tattica: dal 4-3-3 iniziale contro l’Atalanta si è passati al 4-2-3-1, diventato poi addirittura 3-2-3-2 nel finale della stessa gara, esperimenti proseguiti poi con il 3-4-1-2 schierato in avvio contro il Milan, partita nella quale si è tornati poi al 4-2-3-1 a testimonianza di idee ancora confuse per l’allenatore abruzzese.

Gli ‘atipici’ Pastore e Schick

Uno dei motivi di questo continuo cambio alla ricerca del modulo perfetto sembra essere dovuto alla presenza in rosa di calciatori che difficilmente possono essere inquadrati nel 4-3-3 tanto caro al tecnico giallorosso come Javier Pastore e Patrik Schick. L’argentino che ha deluso alla prima uscita come mezzala è stato provato poi sia come esterno d’attacco nel 4-3-3 (deludente nonostante il pregevole gol di tacco con cui aveva sbloccato dopo pochi secondi il match dell’Olimpico contro l’Atalanta) sia nel ruolo a lui più congeniale di trequartista alle spalle della punta (bene nel secondo tempo contro la Dea, meno bene contro il Milan dove è stato poco coinvolto nella manovra). Stesso discorso per l’attaccante ceco che piuttosto che esterno offensivo predilige giocare da seconda punta al fianco di un centravanti puro (ottimo il suo impatto dopo il suo ingresso con l’Atalanta, insufficiente invece la sua prova contro i rossoneri).

L'insolito 3-4-2-1 schierato da Di Francesco in avvio della gara contro il Milan
L'insolito 3-4-2-1 schierato da Di Francesco in avvio della gara contro il Milan

Quanta fatica nel tenere il pallone

Questione di uomini dunque, ma non solo: i giallorossi difettano nel possesso palla, commettendo numerosi errori di precisione, ma hanno difficoltà anche nel recupero del pallone. Non è un caso che sia con l’Atalanta che nella sfida di San Siro i capitolini hanno perso il confronto con gli avversari sia sul piano del possesso palla (48% contro la Dea, 40% contro il Diavolo) che su quello dei palloni persi (28 contro i 24 degli orobici, addirittura 38 contro i 25 degli uomini di Gattuso nella gara di venerdì) e quello dei palloni recuperati (34 contro le 38 dei nerazzurri, 27 contro le 35 del Milan).

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Poco pressing offensivo e baricentro basso

La nuova Roma di Eusebio Di Francesco fatica nel mantenere il pallone, correndo inevitabilmente di più rispetto agli avversari e quindi stancandosi di più. Problema dovuto alla condizione fisica ma anche all’atteggiamento dato che i giallorossi non sono riusciti ad effettuare con continuità quel pressing offensivo che non consente ai difensori avversari di far girare la palla con tranquillità, cosa riuscita con maggiore intensità invece nei secondi 45 minuti dei due match in questione come dimostrano i dati sul baricentro della squadra capitolina.

Il baricentro medio della Roma nel 1° e nel 2° tempo della gara contro il Milan (fonte Lega Serie A)
Il baricentro medio della Roma nel 1° e nel 2° tempo della gara contro il Milan (fonte Lega Serie A)

Da Manolas a N’Zonzi: quanti errori individuali

A questo si aggiungono poi gli errori individuali commessi dai giocatori in campo. Per spiegare quanto abbiano inciso in questo avvio di stagione basta osservare con attenzione le cinque reti subite fin qui dai giallorossi. Di Fazio, Manolas, De Rossi e Olsen le leggerezze che hanno permesso agli atalantini Castagne e, per due volte, Emiliano Rigoni di andare a segno nel match dell’Olimpico della seconda giornata. Mentre nella gara con il Milan sono stati invece Kardsdorp prima (che sbagliando i tempi del pressing costringe Fazio al miss match con Rodriguez) e Marcano poi a favorire la prima marcatura di Kessié, mentre è stato il francese N’Zonzi ad avviare l’azione che al 95’ consente ad Higuain di servire Cutrone in area di rigore per il gol che vale tre punti. Per Di Francesco c’è dunque ancora tanto da lavorare.

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