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Milan, Ricardo Kakà leader a costo zero

Qualcuno si starà mangiando le mani e molti avranno smesso di guardarlo con diffidenza. Kakà è tornato: materialmente ma anche, e soprattutto, agonisticamente. Come negli anni di Ancelotti, il brasiliano è ancora l’anima e il cuore di questa squadra.
A cura di Alberto Pucci
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Alzi la mano chi è ancora dell'idea che Ricardo Kakà sia un giocatore finito. Adriano Galliani, artefice del ritorno del giocatore a costo zero, sorride e si gode il suo campione preferito. Nonostante la partenza ad handicap, frutto dell'incidente di percorso di Torino, il brasiliano sta dimostrando di essere ancora in possesso del "pedigree" necessario per competere ad alti livelli: gol, giocate spettacolari, carisma e carattere da vendere e, soprattutto, quelle accelerazioni che lo hanno fatto conoscere in tutto il mondo. Al "Celtic Park", al di là del facile gol di testa, il brasiliano ha messo in mostra tutto il suo "portfolio" di talento. Un primo tempo che ha fatto sobbalzare i tifosi sul divano e che ha sorpreso molti dei suoi compagni. "Sembrava che il tempo si fosse fermato al 2006" ha esclamato Daniele Bonera che, insieme a Ricky, è l'unico reduce dell'ultimo incrocio calcistico tra scozzesi e rossoneri.

Ripartire dal talento di San Paolo – Nel fantastico tempio di Glasgow (grazie a Ricardo) il Diavolo ha fatto pace con i tifosi biancoverdi che, all'uscita del brasiliano, si sono alzati in piedi ad applaudire: tutto il contrario di ciò che avvenne, nello stesso impianto, alcuni anni fa quando Gilardino s'invento un rigore (poi concesso) tuffandosi platealmente e quando Nelson Dida, colpito dal buffetto di un "simpatico" invasore, reagì crollando a terra come se avesse preso un destro da Mike Tyson. Che qualcuno, da lassù, protegga gambe e testa dell'unico vero fuoriclasse che il Milan ha in rosa: è questo il pensiero che, trasversalmente, colpisce dirigenti, allenatore e tifosi. Il club rossonero deve ripartire (e ricostruire) intorno alla figura del brasiliano. Con gennaio alle porte, e una crisi tecnico-societaria appena agli inizi, Silvio (e Barbara Berlusconi) sono chiamati a rifondare la squadra intorno alla figura di un campione "tutto tondo".

L'uomo immagine del nostro calcio – Dallo scetticismo iniziale, passando per l'infortunio e i molti "…lo avevo detto che Kakà era finito", fino alla presa in giro globale per la dichiarazione di non voler percepire lo stipendio durante la pausa forzata in infermeria: tutti devono delle scuse a Ricardo Kakà…in primis chi ha dubitato dell'integrità morale, fisica e tecnica del talento nato a San Paolo. "Ricky" è tornato e ha fatto tornare (parzialmente) il sorriso ai tifosi. Lo ha fatto con gol d'autore (Lazio e Genoa), sputando sangue sul campo (con il Barcellona) e mettendoci sempre la faccia davanti a partite inguardabili e contestazioni feroci. In un mondo di presunti campioni, "top player" isterici, ritardatari cronici e circondato da creste, orecchini, collanone e tatuaggi, il "faccino" pulito di Ricardo Kakà continua ad essere il miglior biglietto da visita per il club rossonero e, specialmente, per tutto il calcio italiano.

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