Milan, nuovi investitori arabi alle porte: salta Fassone?
Rivoluzione, l'ennesima, in casa Milan. Alle porte. Almeno stando agli spifferi che arrivano dall'Arabia, dove ci sarebbero nuovi investitori pronti a scommettere sulla bontà del progetto rossonero, oggi in mano ai cinesi ma con più dubbi e punti di domanda che certezze. La proprietà cinese del Milan intanto tace su tutto in un silenzio assordante dopo l’investimento in estate che è stato grande, circa 740 milioni più 220 impegnati sul mercato. Adesso Yonghong Li potrebbe ricevere aiuto da un gruppo di acquirenti arabi, intenzionati ad un rifinanziamento del debito che il club rossonero ha con il fondo Elliot.
Fondo arabo pronto all'inserimento
Da un punto di vista finanziario sarebbe tutta manna che scende dal cielo: nuova linfa economica da parte di investitori seri, motivati e soprattutto sostenibili. Ma il tutto potrebbe anche rivelarsi un boomerang per la dirigenza e la struttura attuale che potrebbe venire cambiata in toto, a partire dalla figura principale e maggiormente esposta, l'amministratore delegato Marco Fassone. Il gruppo arabo è pronto infatti, a metterci svariati milioni di dollari, ma vorrebbe un rinnovo dirigenziale

Fassone, capro espiatorio
Il ruolo di Fassone dopotutto è tra i più delicati, ancor più di quello di Mirabelli che lo ha accompagnato nella sontuosa campagna acquisti estiva da 230 milioni di euro. Ultimamente le due figure si sono sempre più distinte, con l'ad rossonero che ha continuato la propria esposizione ma in solitaria. Le colpe, dalle scelte di mercato ai problemi economici del Milan, sono tutte sulle spalle del dirigente che ci ha sempre messo la faccia ma che probabilmente verrebbe utilizzato come capro espiatorio.
Il fermento in società
In società intanto c'è fermento. Anche se l'attenzione viene rivolta ai casi Donnarumma e ai risultati deludenti del campo. Han Li, il braccio destro di Yonghong Li potrebbe promuovere qualche cambio di poltrona in vista proprio dell'eventuale inserimnto arabo. Per cambiare le cose però serve anche l’appoggio anche dei membri italiani, in primis di Paolo Scaroni (ex manager di Eni ed Enel) che era stato paventato come nuovo presidente ad ottobre, ipotesi poi svanita.