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Cosa può succedere al Milan? Per scoprirlo, segui i soldi

Respinto il voluntary agreement. Aperti gli scenari sul rifinanziamento del prestito. Il Milan deve restituire 383 milioni al fondo Elliott entro ottobre 2018. Altrimenti l’hedge fund acquisirà l’intera proprietà. Ipotizzabile a quel punto che lo rimetta sul mercato. La società, comunque, deve anche ripianare le perdite in vista dell’accordo con l’Uefa. Venderà Donnarumma?
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Al centro del futuro del Milan c'è un prestito da 383 milioni, interessi compresi. Un prestito da restituire al fondo americano Elliott entro ottobre 2018. La società ha dato mandato a Bgb Weston, che ha Antonio Giraudo fra i collaboratori, di individuare un soggetto per il rifinanziamento del debito, che dovrebbe essere il fondo Highbridge. Ma non c'è solo il debito del Milan, c'è anche quello della Rossoneri Sport, la holding creata come veicolo per completare l'acquisto della maggioranza delle quote da parte di Yonghong Li. Che succede se Highbridge si tirasse indietro?

Le condizioni del prestito

Elliott, l'hedge fund di Paul Singer, ha prestato 180 milioni alla holding controllante con sede in Lussemburgo Rossoneri Lux (a un tasso dell’11,5%) e 123 milioni al Milan (al 7,7%). Ha preteso come garanzia del prestito il 99,93 per cento delle azioni del Milan, il pegno su tutti i marchi di proprietà, sui diritti di proprietà intellettuale e tutti gli introiti da contratti commerciali.

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Il Milan, spiega Marco Bellinazzo, ha ristrutturato l’indebitamento finanziario (182 milioni totali al 31 dicembre 2016) “attraverso l’emissione di due prestiti obbligazionari per oltre 120 milioni emessi sulla Borsa di Vienna e collocati presso l’investitore Project Redblack riconducibile ai fondi Elliott e Blue Skye”, joint venture formata nel 2005 con sedi a Lussemburgo e Londra. In Italia, scriveva Gianfrancesco Turano sull'Espresso lo scorso aprile, “la loro attività più nota finora è stato il salvataggio del gruppo di ristorazione veneziano fondato da Arrigo Cipriani (Harry’s bar) che ha ricavi per 7 milioni di euro, circa un mese di costi del Milan”.

Chi è Singer

Spietato negli affari, Paul Singer ha messo in ginocchio governi e aziende con guadagni superiori al 13% annuo. Tifoso dell'Arsenal, forte sostenitore dei diritti della comunità Lgbt (ha un figlio omosessuale), ha ottenuto un rimborso di 2,4 miliardi dal governo argentino per il default dei cosiddetti Tango bond su cui il fondo Elliott aveva investito una cifra dieci volte inferiore. «Pazienza e persistenza sono i suoi segni caratteristici», sottolineava al Corriere della Sera Jon Pollock, co-responsabile del fondo che oggi gestisce 32,8 miliardi di dollari.

Intervenuto in Italia in molte trattative spinose, ex azionista di minoranza della Ansaldo di cui possedeva il 31% quando Finmeccanica ha deciso di vendere il 60% della Ansaldo Sts e il 100% di Ansaldo Breda ai giapponese di Hitachi, si è lanciato anche sugli aerei di Alitalia e i grandi alberghi veneziani. Ora, secondo quanto rivela il Sole 24 Ore, starebbe trattando con le banche esposte per rilevarne i debiti con Maschio Gaspardo, un importante produttore di attrezzature agricole con debiti per 246 milioni a fine 2016.

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Elliott pensa di tenersi il Milan?

Secondo quanto appreso da Calcio e finanza Gordon Singer, figlio di Paul che gestisce l'ufficio di Londra dell'hedge fund, si starebbe muovendo alla ricerca di manager che possano gestire la società in caso di mancato rifinanziamento del debito.

Sarebbe una scelta per certi versi sorprendente, al di là delle passioni calcistiche di Paul Singer. Non ci si aspetta, infatti, che un fondo speculativo si imbarchi in un'operazione imprenditoriale, per di più con una squadra dai conti in rosso, con perdite per 90 milioni accertate nell'ultimo bilancio e altrettante previste nel prossimo. Per di più, con una presenza in Cina, da cui nel business plan presentato all'Uefa da Fassone ci si aspetta ricavi a sei zeri, decisamente debole, e senza uno stadio di proprietà.

I dubbi su Li

Perdite che hanno portato alla necessità di cercare il settlement agreement con l'Uefa e alla risposta negativa, favorita dai dubbi sulla consistenza del patrimonio di Li emersi anche dopo l'inchiesta del New York Times di novembre. Sui-Lee Wee, Ryan McMorrow e Tariq Panja hanno rivelato come “la più grande miniera di fosforo cinese”, principale asset di Li, “era a malapena conosciuta” nel settore minerario. E non sarebbe nemmeno di Li ma della Guangdong Lion Asset Management, una società che ha cambiato quattro proprietari negli ultimi due anni. Tra loro, Li Shangbing, rappresentante legale di Sino-Europe Asset Management, una delle scatole cinesi con cui Li ha acquistato il Milan. Un rappresentante che, però, ha affermato di non conoscere nemmeno Yonghong.

La mancanza di solide basi ha portato all'interrogazione parlamentare del Movimento 5 stelle, secondo cui l'operazione avrebbe violato il regolamento Figc che richiede specifici requisiti di onorabilità e di solidità finanziaria a chi acquisti più del 10% di una squadra italiana. E richiama la necessità, sottolineata anche nella relazione “Mafie e calcio” della Commissione antimafia presieduta da Rosy Bindi, di controlli preventivi sull'origine dei capitali stranieri investiti nel calcio italiano.

Gli scenari possibili

Dopo la mancata concessione del voluntary agreement, in quanto "ci sono ancora delle incertezze per quanto riguarda il rifinanziamento del debito che deve essere rimborsato a ottobre 2018 e le garanzie finanziarie fornite dai maggiori azionisti", il Milan sarà soggetto al settlement agreement, il patteggiamento delle sanzioni in materia di fair play finanziario da negoziare con l'Uefa. L'eventuale qualificazione alle coppe europee il Milan dovrebbe comunque cercare di recuperare in poco tempo le perdite, e la prima leva rimangono le plusvalenze sul mercato. Donnarumma, dopo le ultime vicende dalla tempistica che suscita almeno qualche riflessione, sarebbe uno dei primi nomi sulla lista.

Berlusconi, si legge in questi giorni su Repubblica, sarebbe favorevole a un accordo con il gruppo immobiliare saudita dei fratelli Fawaz, impegnati nella ricostruzione dell’area Falck di Sesto San Giovanni, anche con l'obiettivo di rassicurare i tifosi in chiave elettorale.

Ma non è da escludere che, in caso di mancato rifinanziamento del debito, possa riacquistare il Milan da Elliott a una cifra molto più bassa rispetto ai 740 milioni investiti dai cinesi attraverso il fondo americano.

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