Milan, l’ex Wilkins rivela: “Sono un alcolizzato, ma sto lottando per smettere”

A Milano, sulla sponda rossonera del Naviglio, i tifosi del Milan se lo ricordano ancora molto bene. Alla figura di Ray Wilkins, che nella Curva Sud di San Siro veniva chiamato "rasoio", sono legati ricordi agrodolci di un Diavolo squattrinato ma, allo stesso tempo, affascinante e commovente. Arrivato nell'estate del 1984, quando al comando c'era ancora Giussy Farina e al Meazza c'erano solo due anelli, Wilkins si fermò a Milano per tre stagioni mettendo la sua firma in un derby memorabile vinto contro l'Inter di Walter Zenga: trafitto dallo storico colpo di testa di Mark Hateley. Superati alcuni problemi personali e diventato allenatore (ha lavorato anche con l'Under 21 inglese, con il Chelsea e con l'Aston Villa), il 59enne inglese è tornato a far parlare di sé per un altro grave problema: "Sono un alcolizzato – ha rivelato in patria pochi giorni fa – È un periodo difficilissimo, ma ho l'aiuto della mia famiglia e dai miei amici".
L'arresto dello scorso luglio
"Non tocco alcool da quasi tre mesi – ha continuato Wilkins – Non è facile essere in terapia, ma questo mi è servito per capire molte cose. Stavo buttando la mia vita, ora basta. Ammetto che è difficilissimo e che la tentazione di bere è forte, ma devo resistere. Dopo cinque settimane di ricovero, mi sento già molto meglio. L'arresto dello scorso luglio (fu fermato per guida in stato di ebbrezza e oltre i limiti consentiti, ndr) mi ha spinto a smettere e a decidere di curarmi". L'ex giocatore della nazionale inglese, scosso anche dal caso Gascoigne, si è poi offerto di dare sostegno a chi come lui sta combattendo una partita difficilissima: "Purtroppo ci sono tante persone nella mia condizione – ha concluso l'inglese – Se qualcuno ha bisogno di parlarne, io sono disponibile. Sono dispiaciuto soprattutto per la mia famiglia. Essere la causa dei loro guai e dei loro pensieri mi fa stare male".