Milan-Inter 3-0, Alex-Bacca-Niang: profondo nerazzurro per Mancini
A San Siro il derby delle deluse premia il Milan, un Milan più cinico e spietato capace di soffrire e colpire in modo inesorabile. Prima con Alex di testa, poi con Bacca nella ripresa. In mezzo tanta Inter che si affanna e si impegna ma non riesce a segnare. Nemmeno con Eder in campo dal primo minuto. Nemmeno con Icardi in aggiunta nella ripresa. Nemmeno su rigore quando proprio l'argentino colpisce il palo dagli undici metri. Il segnale della disfatta. Dopo l'errore dal dischetto il Milan dilaga con Bacca e Niang che in 5 minuti chiudono il match. Per un'Inter in profonda crisi di identità, con Mancini espulso per proteste su un rigore che non c'era, segno di un nervosismo che non si placa col passare delle settimane, anzi. Per Mihajlovic sorrisi e carezze: un derby vinto in goleada è un toccasana che rilancia le qualità del serbo e di un Milan che rivede la luce. Gettando l'Inter all'Inferno.
Primo tempo: Alex spacca l'equilibrio
A viso aperto – Parte fortissimo il Milan che prova a mettere sul ritmo la sfida contro i nerazzurri per cercare di sorprendere gli avversari. Pressing alto e giro di palla in mediana, con gli uomini di Mancini che effettivamente appaiono in difficoltà nell'entrare in partita. Ottimo impatto comunque del neo acquisto Eder, molto attivo in avanti, che viene spesso cercato dai propri compagni non appena si ha l'occasione.
Damato fischia pochissimo – Con il 4-2-3-1 di Mancini, l'Inter prova a scuotersi e arriva spesso al tiro con Donnarumma impegnato in diverse occasioni, anche se mai pericolosamente. Il Milan risponde di rimessa e i nerazzurri rischiano tantissimo quando Kucka si invola verso l'area di rigore e viene fermato da Miranda in extremis (fallosamente, ma non per Damato). Gara agonisticamente accesa ma corretta con gran cornice di pubblico da entrambe le parti.
Botta e risposta – A metà primo tempo, Jovetic si sveglia improvvisamente innescando Perisic che davanti a Donnarumma non riesce a liberare per Ljajic solo in area per l'intervento di Alex. Inter che mantiene il possesso di palla e va spesso al tiro come mai prima d'ora in questo campionato. Determinazione che però coccia con la difesa rossonera perfetta e con un Milan che quando affonda riesce a superare troppo facilmente il centrocampo anche se Bacca e Niang sono ben gestiti da Murillo e Miranda.
Ci pensa Alex – Il break decisivo però arriva dal Milan con Alex che di testa stampa Handanovic su cross perfetto di Honda. Al 35′ rossoneri in avanti in un'azione insistita che ha messo difficoltà la difesa nerazzurra con Santon superato dal difensore milanista che spezza gli equilibri poco dopo aver sfiorato la rete qualche istante prima. Il primo tempo finisce così, con l'Inter sotto e il Milan che sorride
Secondo tempo: Bacca e Niang chiudono i conti
Mancini espulso – Parte fortissimo l'Inter nella ripresa e nei primi minuti del secondo tempo accade di tutto: Donnarumma sbaglia un rinvio e frana su Eder in area di rigore. Non è fallo ma ci sarebbe una punizione a due in area rossonera che Damato non fischia. Mancini protesta, troppo, e viene espulso. Gli animi si surriscaldano, la gara rimane accesa con il Milan che non resta a guardare e risponde alla voglia nerazzurra del pareggio con folate di un ispirato Honda.
Icardi sbaglia, Bacca no – Al 18′ entra in campo anche Icardi per un poco ispirato Jovetic e 7 minuti dopo l'argentino si procura il rigore su percussione di Ljajic che trova l'argentino in area che scarica su Donnarumma e poi subisce fallo da parte di Abate. Ma Icardi sbaglia dagli undici metri colpendo il palo. Gol sbagliato, gol subito: al 28′ è il Milan a passare con Bacca su cross di Niang, in area piccola brucia tutti e infila il 2-0
Tris, Niang – L'errore di Icardi apre le porte al Milan. Prima Bacca al 28′ su cross di Niang infila Handanovic, poi è proprio Niang a siglare il 3-0 che umilia l'Inter e chiude il match. Per una squadra, quella nerazzurra, alla deriva soprattutto psicologicamente in un derby che doveva sancire il momento della riscossa ma che ha confermato il declino di un gruppo da cui Mancini ha tolto qualsiasi punto di riferimento.